Metti un venerdì sera a teatro con più della metà delle poltrone occupate da giovani. Metti uno spettacolo che parla del popolo curdo e della guerra al confine turco-siriano. Mettici pure un sold out in una sala da 643 posti. Se non è fantasia, è una robba che funziona.
Lo confesso, uso robba fingendo citazioni in dialetto romano di dubbia simpatia, malcelando la difficoltà di descrivere qualcosa che prima non c’era, un modo nuovo di raccontare. Si chiama graphic novel theatre ed è una rappresentazione teatrale di un romanzo a fumetti, o meglio, in questo caso, di un reportage a fumetti. L’idea è del direttore generale di Lucca Crea, società organizzatrice di Lucca Comics and Games, Emanuele Vietina, che, dopo Hugo Pratt con Corto Maltese e prima di Leo Ortolani e del suo Io sono Cinzia, ha pensato di portare in scena le strisce di Zerocalcare, ancora una volta con l’adattamento e la regia di Nicola Zavagli.
Kobane calling racconta l’esperienza del fumettista in Siria durante i due viaggi che decide di fare nel giro di otto mesi tra il 2014 e il 2015. Esce prima in un’edizione ridotta su Internazionale poco dopo il primo ritorno, poi in quella completa per BAO Publishing l’anno successivo, che viene letta da oltre 120000 persone in Italia, tradotta perfino in giapponese – e lì qualcosa di fumetti ne capiscono. È una cronaca sincera, con note comiche e amare, scanzonate e brutali, di un lungo viaggio verso una meta più vicina di quello che sembra. Soprattutto, vicina al cuore di chi la disegna preoccupandosi di rendere giustizia a una realtà complessa di fronte al largo pubblico, senza rinunciare a prendere una posizione. La potenza e il successo di Kobane calling stanno tutti in questa semplicità di linguaggio e di intenti, e nella difficoltà di realizzarli in tavole che non sono (solo) un reportage e non sono (solo) un diario di bordo. Decidere di trasportare tutto questo in una messinscena, aggiungendo i linguaggi teatrali a quelli della graphic novel, del documentario, della cronaca, è quanto meno una mossa azzardata. I disegnetti diventano personaggi, la carta diventa carne, e uno schermo bianco diventa Kobane, Rebibbia, Mehser…
Nicola Zavagli mantiene le battute, la struttura e la tensione narrativa dell’originale, donandogli i colori e i movimenti di quattordici attori che calcano la scena, o meglio la costruiscono, come staccandosi dalle tavole proiettate alle loro spalle e dando vita a più di venti personaggi. Il precario equilibrio della corda tesa sulla caratterizzazione forte di Calcare, sospesa tra la metafora e il surreale, è acrobaticamente mantenuto, il rischio di cadere nella caricatura grottesca evitato.
Il ritmo scenico alterna picchi di fermento caciarone e abissi di rigido silenzio. Il racconto in prima persona del protagonista spezza e concatena gli interventi dei personaggi, in uno scambio che è dialogo tra idee, tra culture prima che tra semplici interlocutori. La musica colma gli spazi vuoti della pagina cartacea e le note de L’Oltretorrente dell’Atarassia Grop disegnano un filo rosso che collega la resistenza curda alla Resistenza partigiana in Italia.
Ne risulta uno spettacolo che affronta di petto e senza filtri il tema del conflitto turco-siriano. Un linguaggio originale, multiforme che richiama i giovani e incuriosisce i meno giovani. E che punta il dito – un dito costruttivo, non polemico – contro una narrazione che semplifica l’attualità senza semplificarne la divulgazione, la comprensibilità da parte di tutti.
Eccola qui, una robba che funziona. Che ti fa vedere i volti prima delle sigle, la storia prima della notizia, il popolo prima di chi lo governa. Senza distacco di sorta, diretto e preciso. Con tante divagazioni, tutte quelle che servono a renderlo, semplicemente, umano.
———-
presentato da Lucca Comics&Games e Teatri d’Imbarco presentano in collaborazione con Bao Publishing
tratto da Kobane Calling di Zerocalcare edito da Bao Publishing
un progetto di Cristina Poccardi e Nicola Zavagli da un’idea di Emanuele Vietina
adattamento e regia Nicola Zavagli
direzione artistica Beatrice Visibelli
musiche originali Mirko Fabbreschi
video design Cosimo Lorenzo Pancini
assistente alla regia Cristina Mugnaini
maschere Laura Bertelloni
luci Giovanni Monzitta
fonica Alice Mollica
costumi Cristian Garbo
consulenza artistica Vladimiro D’agostino
distribuzione Antonella Moretti
organizzazione Cristian Palmi
con Massimiliano Aceti, Luigi Biava, Fabio Cavalieri, Francesco Giordano, Carlotta Mangione, Alessandro Marmorini, Davide Paciolla, Lorenzo Parrotto, Cristina Poccardi, Marcello Sbigoli e i giovani attori della Compagnia Teatri d’Imbarco: Martina Gnesini, Andrea Falli, Jacopo Lunghini, Francois Meshreki, Niccolò Tacchini, Gabriele Tiglio, Matilde Zavagli