“Un autore e un artista colto e schivo, irriverente e saggio, capace di condensare in battute magistrali la condizione collettiva di incertezza e di darci stimoli per non cedere ai nostri cinismi, alle meschinità, alle pigrizie mentali”. Così Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi di Roma, definisce Francesco Tullio Altan: disegnatore, sceneggiatore, illustratore, fumettista. A questa personalità poliedrica e geniale è dedicata la mostra “Pimpa, Cipputi e altri pensatori”, curata da Anne Palopoli e Luca Raffaelli (realizzata in coproduzione con Fondazione Solares e con Franco Cosimo Panini Editore), visibile al MAXXI (in via Guido Reni 4a) fino al 12 gennaio 2020, dove sono esposti tavole originali, poster, vignette, quadri, bozzetti, libri e filmati che ripercorrono i suoi cinquant’anni di lavoro.
Lo spazio espositivo è diviso in diversi ambienti, con un allestimento molto coinvolgente e immersivo. Ci sono anzitutto le vignette (circa 200), appese su una grande parete o disposte dentro teche di vetro, che abbracciano un arco di tempo che va dal 1974 a oggi. “Mostrano il lapsus illuminato, la frase che abbiamo sulla punta della lingua e che racconta, in un lampo, i destini del mondo”, spiega la didascalia che le accompagna. Troviamo l’operaio metalmeccanico Cipputi e il pensionato in poltrona, la coppia disincantata di Ugo e Luisa, la donna seminuda, il bambino impertinente: una carrellata di personaggi disillusi, dalle poche parole e dalla battuta fulminante, còlti nella più intima quotidianità, che riescono ogni volta a farci sorridere, ma solitamente d’un sorriso amaro.
C’è poi il primo fumetto pubblicato in Italia da Altan, comparso a metà degli anni settanta sulle pagine della storica rivista di fumetti Linus (che nel prossimo aprile festeggerà il 55esimo compleanno): Trino. È un dio, un po’ maldestro, che da un altro dio riceve l’ordine di creare il mondo. Il superiore di Trino chiede continuamente notizie sull’andamento della creazione, lo incalza, si dimostra esigente e asfissiante, trasformando Trino in una sua vittima. Anche Trino in fondo è un operaio, quasi un doppio di Cipputi, costretto a improvvisare soluzioni che ne svelano l’indole terribilmente “umana”.
La mostra dà spazio a molte altre attività di Altan. Ci sono le illustrazioni per i racconti di altri scrittori (come “Istruzioni per la servitù” di Swift, “Il libro dei gatti tuttofare” di Eliot, le “Fiabe campane” di de Simone, i tanti racconti e favole di Rodari) e le sceneggiature per il cinema. Ci sono i fumetti lunghi e i feuilleton: Ada (poi ripubblicata anni dopo come Ada nella giungla), Colombo (una contro-agiografia del navigatore genovese), Confetto, Zago Oliva, Fritz Melone, Caltagirò, Franz (ossia San Francesco), Zorro Bolero, Kamillo Kromo, Macao e Cuori Pazzi (che Altan presenta come “storia di sesso e speranza miste alla ricerca di Dio attraverso il lurido labirinto che è la vita”).
Infine, la Pimpa. “È venuta alla luce lo stesso anno in cui è nato Cipputi”, spiega Altan: “La Pimpa è il mondo come potrebbe o dovrebbe essere, e come i lettori della Pimpa fino a tre, quattro anni, potrebbero viverlo e spesso lo vivono davvero. Mentre Cipputi è il mondo com’è, e anche noi lo viviamo davvero com’è”. Creata a metà degli anni settanta e subito protagonista di un successo irresistibile che dura ancora oggi, la Pimpa è una cagnolina bianca con grandi pois rossi, lunghe orecchie e la lingua spesso a penzoloni. Vive con il signor Armando in una casa di campagna, lontana dalla città, in un mondo fantastico fatto di animali parlanti e di oggetti animati.
L’esposizione dedica alla Pimpa un ampio spazio, suscitando così l’interesse dei tantissimi bambini che visitano la mostra. C’è una grande sala dove a terra è stato riprodotto un gigantesco gioco dell’oca, con cui è possibile divertirsi tirando dei grossi dadi in gommapiuma, e poi ci sono due sale più piccole con vari giochi, libri e un cinema che proietta cartoni (ovviamente della Pimpa) a ciclo continuo. “Iniziai il mondo infantile di Pimpa grazie al rapporto con mia figlia, aveva circa un anno e mezzo”, conclude Altan: “La Pimpa è lì, funziona tutto e disegnarla è sempre un piacere. Poi adoro il rapporto che hanno i bambini con lei: per loro è più di un personaggio, è una compagna di giochi, quindi mi sembra una responsabilità continuare a disegnarla”.