Il Maestro Daniele Gatti inaugura il 10 dicembre la stagione lirica 2019/2020 del Teatro dell’Opera di Roma con Les vêpres siciliennes di Verdi in lingua originale, versione assente originale assente dal Costanzi dal 1997.
“Abbiamo scelto una produzione impegnativa, la versione in lingua originale, integrale con due intervalli e la presenza dei balletti – ricorda Carlo Fuortes Sovrintendente del teatro romano – Ci sembra infatti che l’opera inaugurale di un teatro debba investire su un titolo forse anche meno frequente, ma che proponga un’opera importante. In questo caso Les vêpres impegnano davvero tutte le forze del teatro e anche per questo ci è sembrata una proposta significativa e davvero degna di un titolo inaugurale”.
La scelta di una grand-opéra e di uno spettacolo decisamente grandioso non solo è una scelta molto importante come inaugurazione per il teatro capitolino, ma è una scelta che segna anche una sorta di triplice debutto, del direttore musicale, della regista e dello scenografo, a cominciare proprio da quello del Maestro Daniele Gatti sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma per la prima volta nella vesti di direttore musicale dopo la nomina ufficializzata agli inizi del dicembre scorso e i successi delle tre precedenti inaugurazioni (il Tristano e Isotta di Wagner, La damnation de Faust di Berlioz e Premio Abbiati e il Rigoletto di Verdi). Il maestro Gatti tornerà poi sul podio del Costanzi anche nel gennaio 2020 per I Capuleti e i Montecchi di Bellini e per un doppio Stravinskij a ottobre con The Rake’s Progress e l’Oedipus rex di Stravinskij.
Ma a sorpresa, sembra proprio che Les vêpres non sia esattamente la preferita delle opere verdiane del Maestro Gatti già legato alla dimensione intima del compositore.
“Personalmente mi sono formato tenendo accanto a me le opere più care di Verdi e non esito a dirvi che Les vêpres non era tra questa – rivela il direttore musicale – Tuttavia man mano mi è venuta la curiosità di approfondirla. Forse mi ha convinto ad accettare la sfida proprio l’incontro con un lavoro che per me non è immediato, ma che mi è costato uno sforzo per coglierne il significato e la forza drammatica. Mi ha aiutato anche il fatto che nelle sue lettere Verdi stesso manifesti una sua fatica a entrare in contato con questo tipo di drammaturgia, così lontano dall’immediatezza che amava”.
E la chiave di lettura di questo nuovo allestimento capitolino sembra essere proprio l’immedesimazione di Verdi nel suo difficile tentativo di lavorare su un tipo di drammaturgia estremamente opposta rispetto alle sue corde. “Les vêpres siciliennes è il primo incontro di Verdi con il grand-opéra, un tipo d’opera con caratteristiche molto diverse da quella italiana – spiega il Maestro Gatti – Se abbiamo nelle orecchie i tre titoli immediatamente precedenti, Rigoletto, Trovatore, Traviata, la differenza è evidente”.
Les vêpres siciliennes, prima opera scritta da Verdi appositamente per Parigi nel 1855, parte dallo spunto storico del moto antifrancese che dal 1282 causato a Palermo per l’offesa di un militare francese a una nobildonna della città e poi dipanatosi in tutta la Sicilia; ma anche all’interno di una sontuosa grand-opéra Verdi riesce a inserire la lettura “politica” dei vari personaggi e il loro elemento intimo legato alle loro vicende sentimentali. Les vêpres resta una una grand-opéra spettacolare e magnifica in un nuovo allestimento che viene affidato alla regia tutta al femminile di Valentina Carrasco (scuola Fura del Bauls) che debutta al Costanzi, ma nota al pubblico romano per la sua Proserpina di Rihm al Teatro Nazionale e per la sua Carmen “messicana” a Caracalla e intenta a comprendere e a lasciar comprendere l’intero significato di questa grand-opéra per Verdi.
“Ho cercato di immaginare la fatica di Verdi nell’affrontare questa pagina così inconsueta per lui – ribadisce la regista – Deve affrontare un mondo con regole completamente diverse. Qui anche Verdi è dovuto sottostare a regole diverse dalle sue solite: ad esempio il Bolero nel finale, bellissimo musicalmente, non ha un’urgenza dal punto di vista drammaturgico, ma è un “numero” che il pubblico attendeva e che appartiene al genere del grand-opéra”.
Il terzo debutto in occasione dei Les vêpres in francese sarà quello del celebre scenografo Richard Peduzzi, già direttore dell’Accademia di Francia a Villa Medici, cui si affiancano il lavoro sulle luci di Peter van Praet e i costumi di Luis F. Carvalho.
Parte integrante dell’allestimento saranno le coreografie del balletto “Le quattro stagioni” inserite nel terzo atto e realizzate dalla Carrasco e Massimiliano Volpini (hanno già collaborato per la Carmen e La Muta di Portici al Kiel Theater), coreografo che vanta anche una lunga collaborazione con Roberto Bolle negli ultimi anni all’insegna di un percorso sperimentale legato alla tecnologia e all’interazione.
Due i cast scelti per l’opera inaugurale di stagione: si alterneranno nel ruolo di Guy de Montfort, governatore francese in Sicilia, Roberto Frontali (già Rigoletto nell’inaugurazione dello scorso anno) e Giorgio Caoduro (17 dicembre), Dario Russo interpreterà un ufficiale francese, il signore di Béthune; il ruolo della duchessa Hélène è affidato a Roberta Mantegna che, nata artisticamente nel progetto“Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma ha avviato una brillante carriera internazionale, in alternanza con Anna Princeva (17 dicembre). John Osborn e Giulio Pelligra (17 dicembre) si alternano nel ruolo di Henri, Michele Pertusi e Alessio Cacciamani (17 dicembre) in quello di Jean Procida, nel cast anche Francesco Pittari (Daniéli), Saverio Fiore (Thibault) e Alessio Verna (Robert). Andrii Ganchuk, dalla seconda edizione del progetto “Fabbrica” sarà Le comte de Vaudemont, Irida Dragoti sarà Ninetta. Sul palco anche Coro del Teatro dell’Opera di Roma, diretto dal Maestro Roberto Gabbiani, il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Eleonora Abbagnato con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Laura Comi (anche protagonista dello Schiaccianoci al Nazionale dal 4 dicembre e dello Stage natalizio).
Ammonta a circa 15 milioni di euro l’incasso dalla vendita dei biglietti per la stagione appena terminata, una cifra praticamente raddoppiata rispetto ai 7 milioni del 2013 “e questo a parità dei prezzi, che non sono mai aumentati. Questo significa innanzitutto una maggiore presenza e gradimento da parte del pubblico: agli spettatori che vengono in teatro guardiamo come al nostro vero azionista” sottolinea Fuortes che ricorda anche che “il contributo pubblico, fornito da Stato, Regione e Comune, copre la maggior parte dei costi (il 64%)”, ma senza dimenticare che si tratta di soldi che provengono comunque dai cittadini. Obiettivo del Teatro resta quindi quello di favorire i giovani, ma anche“non aumentare i prezzi per non scoraggiare una maggiore affluenza di spettatori”.
Dopo la “prima” di martedì 10 dicembre (alle ore 18.00), trasmessa in diretta da Rai Radio3 e ripresa da Rai5 (su cui andrà in onda giovedì 5 marzo 2020), Les vêpres siciliennes di Verdi replica per cinque date: venerdì 13 (19.00), domenica 15 (ore 16.30), martedì 17, (ore 19.00), giovedì 19 (ore 19.00) e domenica 22 (ore 16.30). Sabato 7 dicembre, alle ore 18.00, appuntamento con l’Anteprima Giovani riservata ai minori di 26 anni e lunedì 9 dicembre, alle ore 20.00, ci sarà la prima “Lezione di Opera” della nuova stagione tenuta dal maestro Giovanni Bietti (costo del biglietto euro 8,00. Per informazioni e prenotazioni: 0648160/312/532/533). Info operaroma.it.