«Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso» dice il grande Gigi Proietti. Ultimo ambizioso progetto di teatro partecipato creato dal giovane Davide Carnevali Lorca sogna Shakespeare in una notte di mezza estate, in scena alla Sala Thierry Salmon dell’Arena del Sole. Ma cosa ci fanno insieme Federico Garcìa Lorca, William Shakespeare e, non citato esplicitamente, Calderon de la Barca?
Carnevali, drammaturgo e regista residente presso Emilia Romagna Teatro Fondazione, inventa un dispositivo ludico e partecipato con l’obiettivo di portare a teatro adolescenti e giovani normalmente poco interessati al medium teatrale rendendoli partecipi essi stessi della creazione di quel che accade in scena. Per realizzare questo vengono abbattuti alcuni tabù del luogo teatrale: all’esterno della sala è possibile acquistare alcool e portarlo con sé, a chi entra a mani vuote in sala è lo stesso Michele Dell’Utri (uno degli attori dello spettacolo) a consegnare shottini di vodka distribuiti fra il pubblico nel frastuono della musica e delle luci stile disco che introducono al Gran Ballo di Verona con tanto di mascherine nere, in un’atmosfera che subito evoca Romeo e Giulietta. A lato del proscenio una zona “relax” con un frigo pieno di bevande, un tavolino con degli snack, sedie e posacenere per chi volesse addirittura fumare.
È chiaro fin da subito che lo spettacolo lo fanno gli spettatori, chiamati a partecipare come esperti della trama di Sogno di una notte di mezza estate, di attori veri e propri o semplicemente aiutanti l’arte teatrale in veste di muro o luna (anch’essi ruoli importanti seppur di contorno). Tutto purchè si reciti e si ricreino sul palchetto eretto a pulpito le scene più famose di Romeo e Giulietta, un talent improvvisato per decretare gli spettatori/partecipanti più bravi ad assolvere il loro compito di attori guidati dallo stesso Dell’Utri (punto di raccordo fra pubblico e palcoscenico), Simone Francia (finto spettatore che si rivela un giullare con ambizioni da primo attore) e Maria Vittoria Scarlattei (scattante come il folletto Puk dell’omonima commedia shakespeariana). Prendendo spunto da Il pubblico e Commedia senza titolo di Federico García Lorca, Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta di William Shakespeare e un po’ anche da Il gran teatro del mondo e La vita è sogno di Pedro Calderón de la Barca, Carnevali mette in piedi una drammaturgia scenica a tratti imprevedibile in quanto recitata da attori improvvisati, con l’ambizioso fine (dichiarato sul programma di sala) di «interrogare lo spettatore intorno alla responsabilità individuale dentro la nostra contemporaneità storica». Se per certi versi con la creazione del sovrascritto dispositivo metateatrale sembra riuscirci, convince meno la deriva finale dello spettacolo in cui il teatro tradizionalmente inteso irrompe forse con troppa foga a invertirne la mission.