A cosa può condurre l’uso distorto dei mezzi di comunicazione di massa e le forme di violenza intrinseche al linguaggio mediatico? Anche all’omicidio come insegna L’onore perduto di Katharina Blum spettacolo tratto dal romanzo del Nobel per la letteratura Heinrich Böll del 1974, L’onore perduto di Katharina Blum o Come la violenza può svilupparsi e dove può portare in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 3 dicembre (repliche fino al 15) L’onore perduto di Katharina Blum con la regia di Franco Però che dirige Elena Radonicich – Katharina, e Peppino Mazzotta – l’avvocato Hubert Blorna, insieme agli attori Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
L’adattamento realizzato da Letizia Russo rispetta la forma del romanzo di Böll, un sottile giallo che parte dall’atto avvenuto, procedendo in avanti e a ritroso nella narrazione per la ricostruzione dell’intera vicenda.
“Quasi sette ore che vago per la città. Cercavo rimorsi. Non li ho trovati. Ho ucciso quell’uomo”. Comincia così un testo che mette al centro la storia di Katharina Blum, irreprensibile segreteria che incontra a un ballo di carnevale Ludwig Götten, un piccolo criminale, nonché sospetto terrorista. La donna trascorre la notte con lui per poi favorirne, complice, ma quasi inconsapevole, la fuga: collaborando solo parzialmente con la polizia, Katharina viene immediatamente travolta da un incubo mediatico montato con arte da Werner Tötges, spietato giornalista della stampa scandalistica pronto a tutto.
Tötges viola la privacy di Katharina, manipola le informazioni raccolte, fa apparire la donna come una estremista che presto viene emarginata dalla società. L’onore di Katharina è perduto e la donna, esasperata e non tutelata dallo Stato, uccide Tötges per poi costituirsi alla polizia. Come la violenza può svilupparsi e dove può portare, il sottotitolo del romanzo di Böll (da cui è stato tratto un film girato nel 1975 da Volker Schlöndorff e Margarethe von Trotta) illustra immediatamente le conseguenze della manipolazione delle informazioni e della stampa scandalistica preconizzando problematiche attualissime.
“Anche davanti a un semplice fatto di cronaca si continua a condannare sempre, prima di ogni verifica: trovo imbarazzante che sia ancora così… – spiega il regista Franco Però – Questo mi ha indotto a riflettere su chi ha saputo intuire tutto ciò, analizzarlo in modo organico, raccontare di come il solo trovarsi nel luogo sbagliato con la persona sbagliata, possa innescare la gioia di un comunicatore in malafede. Heinrich Böll negli anni Settanta già capiva e indicava la via che avremmo imboccato”.
A distanza di oltre quarant’anni dall’uscita dal romanzo, nei primi Anni Settanta, L’onore perduto di Katharina Blum mette sotto accusa l’uso stravolto delle comunicazione di massa e tutte le forme di violenza intrinseche al linguaggio mediatico che adesso assume i nomi dei social network e che raccoglie tutto ciò su cui metteva in guardia Böll oltre 40 anni fa “…chi si serve pubblicamente delle parole mette in movimento mondi interi e nel piccolo spazio compreso tra due righe si può ammassare talmente tanta dinamite da far saltare in aria questi mondi...”.
Letizia Russo recupera i toni sarcastici lievi del romanzo di Böll che mette alla berlina il linguaggio spicciolo e carico di cliché e lo inserendolo in un contesto fortemente drammatico in una trama costruita come un avvincente giallo con una struttura a flashback senza risparmiare una storia d’amore e la critica a una società pronta a condannare e a uno Stato che non vuole difendere i propri cittadini.
“Di Böll sento vicina anche l’ironia e quel suo saper guardare in modo distaccato ai fatti – commenta il regista – un distacco che assieme al suo talento di narratore, assicura al lettore la possibilità di non restare del tutto immerso nella storia e di penetrarla con senso critico“.
Domenico Franchi cura la scena, Pasquale Mari le luci, Andrea Viotti i costumi squisitamente Anni Settanta.
“Portare in scena un romanzo – le parole del regista – implica di poter contare su interpreti che incarnino appieno i diversi personaggi concepiti sulla pagina dall’autore”. Per l’occasione, agli attori del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia (Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos) cui vengono affidati personaggi tratteggiati perfettamente con pochi tratti, si aggiungono due divi del piccoli schermo, Elena Radonicich, nota al grande pubblico come protagonista di tante fiction (come la miniserie su De Andrè o La porta rossa) nel ruolo di Katharina, e Peppino Mazzotta, molto attivo al cinema, ma indimenticabile Fazio nella serie tv Il commissario Montalbano.
In scena da martedì 3 a domenica a 15 dicembre 2019 al Teatro Eliseo di Roma, biglietteria 06.83510216, biglietteria on-line www.teatroeliseo.com e www.vivaticket.it. Prezzo da 15 € a 35 €.