con: Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses
di: Peter Shaffer
traduzione: Masolino D’Amico
e con: Giulio Farnese, Gianluca Ferrato, Roberta Lucca, Giuseppe Bisogno, Anita Pititto, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Brunella De Feudis, Dario Vandelli
musiche: Wolfgang Amadeus Mozart
scenografo realizzatore: Roberto Crea
costumi: Luigi Perego
movimenti coreografici: Ramune Chodorkaite
artigiano della luce: Luigi Ascione
elaborazione musiche: Matteo D’Amico
aiuto regia: Giuseppe Bisogno
regia: Andrei Konchalovsky
produzione: Gitiesse Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses
in coproduzione con: Fondazione Teatro della Toscana
con il contributo di: Regione Lazio
ATTO UNICO
——
“Tramite quel piccolo uomo, Dio riusciva a far giungere a tutti la propria voce, irrefrenabilmente, rendendo più amara la mia sconfitta ad ogni nota”.
“Amadeus”, opera teatrale del drammaturgo inglese Peter Shaffer, non è un semplice dramma sul mistero della morte del compositore Wolfgang Amadeus Mozart, bensì una rappresentazione sui grandi temi ed i grandi dilemmi che tormentano l’essere umano, i conflitti interiori, i dualismi, i dogmi dell’esistenza.
Geppy Gleijeses (coadiuvato dal figlio Lorenzo) impersona Antonio Salieri, figura portante dello spettacolo, “bardo” degli spettatori, narratore per i posteri; il pubblico ascolta il suo racconto – confessione (quasi come se stesse davvero dialogando con lui), la sua lotta contro se stesso, contro Mozart, contro Dio. Quando un uomo devoto e talentuoso, dedito all’ispirazione divina di cui la musica è portatrice, incontra un genio prodigioso incarnato in un “fanciullo osceno”, sfrontato, baldanzoso, vanaglorioso e sconcio, non può far altro che rinnegare i suoi ideali, irridere il suo credo e convogliare tutte le sue forze nel tentativo di distruggere il suo nemico.
L’ingiustizia percepita da Salieri sarà la sua rovina, portandolo ad ammettere la propria inferiorità; scavando nella sua psicologia egli ne esce come un uomo disperato e “mediocre” e basta poco perché riveli la sua natura. Ponendosi a confronto di un uomo come Mozart, possessore di una genialità espressa in maniera del tutto anticonformista e di un fuoco segreto capace di trasformare in leggenda una melodia qualunque, lui, geloso ed impotente si abbandona alla detestazione ed allo scontento.
Scenografia del dramma è la Vienna del classicismo musicale Settecentesco, riportata alla vita sul palco dagli sfarzosi e curatissimi costumi di Luigi Perego e da raffinati elementi di scena quali il pianoforte ed il sofà “tête-à-tête” (o “divanetto dell’amore”).
Così come nel pluripremiato ed omonimo film di Milos Forman, anche qui la colonna sonora è affidata totalmente alle composizioni capolavoro di Mozart.
La regia dell’eccentrico Andrei Konchalovsky è fresca e scorrevole, audace ed a volte molto accentuata, con un gran tocco di epicità nelle scene finali.
Lo spettacolo si svolge in un unico atto della durata di due ore circa.