Il 23 Gennaio 1770 a Milano Mozart ed il padre, presero alloggio nel convento agostiniano di San Marco, vicino a palazzo Melzi dove risiedeva il conte Carlo di Firmian (Karl Joseph von Firmian), ministro plenipotenziario e governatore generale della Lombardia austriaca.
Il Conte di educazione Salisburghese, fu mecenate delle arti e grande appassionato di musica. Proprio in casa Firmian, Mozart si esibì per la prima volta davanti ad un pubblico milanese.
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Il violino di “Madame Adélaïde”
Questo programma nasce per dare l’opportunità al pubblico di vedere e sentire per la prima volta il violino originale appartenuto a Maria Adelaide, principessa di Francia che fu fra le donne più influenti durante il regno di suo padre Luigi XV e di suo nipote Luigi XVI, ed era abile violinista.
Il violino è stato ritrovato nel 2019 dal noto collezionista Ing. Carlo Alberto Carutti, che ne ha poi ricostruito l’affascinante storia realizzando un breve libretto e la scheda tecnica dello strumento.
Con questo splendido strumento verrà eseguito il concerto che il giovane Mozart avrebbe dedicato a “Madame Adélaïde”.
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Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart – Sinfonia n. 29 in la maggiore, K1 201 (K6 186a)
- Allegro moderato (la maggiore)
- Andante (re maggiore)
- Minuetto (la maggiore)
- Allegro con spirito (la maggiore)
Wolfgang Amadeus Mozart – Concerto in D Major, K 294a (“Adelaide”) per violino e orchestra
- Allegro
- Adagio
- Allegro
Johann Sebastian Bach – Concerto in fa minore BWV 1056 per pianoforte e orchestra
- [no tempo marking]
- Largo
- Presto
Felix Mendelssohn-Bartholdy – Concerto in re minore per violino, pianoforte e orchestra d’archi, MWV O 4
- Allegro
- Adagio
-
Allegro molto
Wolfgang Amadeus Mozart – Sinfonia n. 29 in la maggiore, K1 201 (K6 186a)
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Mozart terminò di scrivere la Sinfonia n. 29 in la maggiore K. 201/186a il 6 aprile 1774 anno che trascorse quasi interamente a Salisburgo.
Non ci sono quindi lettere a familiari che possono documentarne la vita in quel periodo, quello che si sa è che fu finalmente stipendiato come primo violino alla corte di Salisburgo.
Alla sinfonia n. 29 Mozart teneva molto, infatti se la fece spedire dal padre una volta a Vienna, per inserirla in un volume contenente altre nove opere che dovevano essere eseguite in alcuni concerti. Questa composizione rappresenta un’autentica svolta nella produzione sinfonica mozartiana, infatti sia il viaggio a Vienna dell’estate 1773, che l’influenza di Joseph Haydn, spinse Mozart ad allontanarsi dallo stile italiano.
Come in tutte le sinfonie giovanili, l’organico è ancora contenuto (due oboi, due corni e archi), ma l’architettura è molto elaborata e si articola, come il modello viennese, in quattro movimenti.
Nelle battute iniziali le due voci si intrecciano creando il particolare clima espressivo del bitematismo haydniano. La solida costruzione e i raffinati impasti timbrici, non sono solo decorativi ma raggiungono grandi risultati espressivi.
L’intera sinfonia ha uno spirito raffinato che non trascura di mettere in evidenza i singoli strumenti.
Il musicologo Alfred Einstein dirà di questa partitura “contiene lo svolgimento più ricco e drammatico che Mozart avesse scritto fino a quel momento”.
Wolfgang Amadeus Mozart – Concerto in D Major, K 294a (“Adelaide”) per violino e orchestra
Il Concerto per violino in re maggiore attribuito a Wolfgang Amadeus Mozart e con il numero di catalogo K. Anh. 294a nella terza edizione del catalogo standard Köchel delle opere di Mozart, è noto con il nome di Adélaïde.
Nel 1933, la violinista ungherese Jelly d’Aranyi salì sul palco di Londra e si esibì in un concerto sconosciuto per violino di Wolfgang Amadeus Mozart, che venne subito pubblicizzato come la scoperta del secolo.
Fu pubblicato per la prima volta nel 1933 in una versione per violino e pianoforte, edito da Marius Casadeus, che disse di aver scoperto un manoscritto di Mozart composto all’età di 10 anni, contenente una dedica fatta dal piccolo Wolfgang a Madame Adélaïde, la quarta figlia del re Luigi XV di Francia.
Madame, accettando l’omaggio del mio debole sapere al vostro grande talento, voi mi riservate una volta di più i vostri favori. Se i vostri occhi hanno controllato il mio lavoro, la vostra indulgenza e la vostra bontà l’hanno certamente facilitato e se il nome di Adelaide vorrà estendere la sua protezione su queste moderne ricerche, questo resterà per sempre stampato nel mio cuore. Con il profondo rispetto io rimango, Madame, vostro umile, devoto e molto piccolo servitore.
J.G. Wolfgang Mozart
Versailles, 26 maggio 1766
Il manoscritto era in due pentagrammi, di cui la voce superiore porta la parte solista e l’inferiore quella del basso, da questo Casadeus avrebbe realizzato l’orchestrazione.
Nel 1976 Yehudi Menuhin incise il concerto con l’orchestra, ed ebbe subito un grandissimo successo. Ma nel 1977 durante una disputa sul copyright Casadesus, dichiarò di essere lui il vero autore del concerto, ma il mondo musicale voleva davvero credere nel nuovo concerto di Mozart e l’opera rimase nel catalogo.
La scrittura è molto ricca sia nella parte solistica che in quella orchestrale e si apre con un Allegro dove l’orchestra ha una lunga introduzione in cui le varie idee tematiche, hanno ora slancio e forza ora carattere più delicato. Questo contrasto presente in tutto il movimento, diventa ancora più evidente al momento dell’ingresso del violino che, ad un episodio affermativo dell’orchestra, risponde con una nuova idea dal carattere elegante, fino ad andare verso la cadenza conclusiva del movimento.
Nell’introduzione orchestrale dell’Adagio, le idee tematiche hanno un carattere delicato e sognante, che il violino solista, impreziosisce con piccole variazioni ed abbellimenti nel corso di tutto il movimento.
L’Allegro finale presenta una struttura terzinata, dove il dialogo fra orchestra e solista è interrotto da episodi più calmi volti a creare una serie di contrasti che portano alla cadenza finale e alla conclusione del concerto.
Johann Sebastian Bach – Concerto in fa minore BWV 1056 per pianoforte e orchestra.
Il Concerto in fa minore di J.S. Bach BWV 1056 per clavicembalo e archi scritto nel 1738, fa parte di un gruppo di composizioni rielaborate dallo stesso compositore. In questo caso si tratta di un Concerto per violino e archi andato perduto.
In quegli anni Bach era a Lipsia come direttore del Collegium Musicum, impegno molto gravoso dovendo tenere concerti ogni settimana, forse per questo in quegli anni scrive molte rielaborazioni di sue composizioni mutandone l’organico. In ogni caso non si tratta certo di un’opera minore perché Bach rielabora la propria musica con tale maestria e attenzione alla parte solistica, da renderla raffinata come un concerto originale per clavicembalo.
Se nella forma lo schema con l’alternanza di Tutti e di Solo è vivaldiano, il carattere dei temi è tipico dell’autore e il suono del clavicembalo, o del pianoforte, si fonde perfettamente con l’armonia dell’orchestra.
I tre movimenti sono un primo tempo di marcia senza indicazione di tempo, il celebre secondo movimento è caratterizzato dai pizzicati dell’orchestra e da una melodia espressiva, il terzo da un danzante passo di giga.
Felix Mendelssohn-Bartholdy – Concerto in re minore per violino, pianoforte e orchestra d’archi, MWV O 4
Il Concerto in re minore per violino, pianoforte e orchestra d’archi, scritto da Mendelssohn nel 1823 a soli 14 anni. E’ articolato in tre movimenti; il dialogo fra orchestra e solisti avviene con contrasti di carattere dati dalla linearità classica della parte orchestrale contrapposta alla vitalità delle risposte solistiche.
Fa parte di un gruppo di composizioni scritte per concerti privati che si davano tutti i sabati nella ricca e accogliente casa berlinese dei Mendelssohn per dilettare i familiari e gli amici. Felix già da adolescente fu riconosciuto come un vero prodigio musicale dall’ inventiva estroversa ma i genitori non cercarono di sfruttare il suo precoce talento, preferendo educarono a severi studi musicali, di letteratura classica, di lingue straniere e di disegno (diverrà anche un bravo acquarellista).
In questo concerto non mancano le influenze mozartiane e beethoveniane, infatti è in linea con le regole classiche, ma l’eleganza melodica, e la brillante scorrevolezza ritmica, conduce il discorso melodico con una naturalezza che come carattere ma va già verso la forma romantica.
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Gli interpreti:
Alessandra Sonia Romano ha studiato al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano con Paolo Borciani, laureandosi al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia.
In seguito ad un’audizione con la celebre violinista e didatta Dorothy Delay alla “Julliard School” di New York, è stata segnalata al “Royal College of Music” di Londra, dove ha studiato con Itzhak Rashkovsky conseguendo la prestigiosa laurea per solisti “Associate of the Royal College of Music – Violin Preforming”.
Ha suonato come solista e come violino primo di spalla con molte orchestre fra cui per diversi anni con la RAI di Milano in una trasmissione con diretta giornaliera.
Si è specializzata presso il Kibbutz Elion in Galilea, in particolare approfondendo il repertorio violinistico di Ernest Bloch, musica che sente affine alla sua personalità.
Dal 2016i è la violinista scelta per suonare il violino della Shoah, che porta in concerti nei teatri e nelle scuole, e con cui si sta esibendo in diverse occasioni ufficiali. Ha suonatoalla Sinagoga di Milano in occasione dell’incontro dell’Arcivescovo Scola e il Rabbino Arbib. Ha partecipato nel 2017 al viaggio “in treno per la memoria” suonando presso il memoriale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e presso il Teatro Nova Huta di Cracovia. E’ stata invitata a suonare in occasione della plenaria dell’International Holocaust Remembrance Alliance organizzata dal Meis di Ferrara, ed in occasione del concerto per l’Epifania del 2019 trasmesso da RAI 1 in Eurovisione dal Teatro Mediterraneo di Napoli, ha suonato accompagnata dall’Orchestra Sinfonica, raccontando la storia al telegiornale Nazionale di RAI 1 e Reginale di RAI 3.
E’ socia fondatrice del Rotary Milano Precotto San Michele.
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Bruno Canino ha suonato nelle principali sale da concerto e festivals in Europa, America, Australia, Asia. Da sessant’anni suona in duo pianistico con Antonio Ballista e ha fatto parte per trent’anni del Trio di Milano.
Ha collaborato e collabora con illustri interpreti come Gazzelloni, Cathy Berberian, Accardo, Amoyal, Nicolet, Vittora Mullova, Itzhak Perlmann, Uto Ughi e con i Quartetti Amadeus, Borodin, Quartetto di Tokyo e altri.
E’ stato dal 1999 al 2002 Direttore della Sezione Musica della Biennale di Venezia, essendosi dedicato particolarmente alla musica contemporanea: ha lavorato con Dallapiccola, Boulez, Berio, Ligeti, Maderna, Stockhausen, Bussotti.
Ha suonato sotto la direzione di Abbado, Muti, Chally, Sawallisch, Pappano con orchestre come la Filarmonica della Scala, Santa Cecilia, Berliner Philarmoniker, New York Philarmonic, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de Paris.
Numerose le sue registrazioni discografiche (Debussy, Casella, Mozart, Chabrier, Bach, ecc.)
Tiene regolarmente masterclasses in Italia, Germania, Giappone, Spagna, e da trentacinque anni è invitato al Marlboro Music Festival nel Vermont, dove ritornerà nel 2018 in luglio/agosto.
Per il 2018 sono in programma in Giappone, concerti con la violinista Cantoreggi in maggio, la participazione al Festival di Kusatzu in agosto, e al Forum di Sendai in settembre. A maggio
suonerà anche a Praga, Brasov, Bucarest, Plovdiv, a dicembre terrà tre concerti a Mainz.
Al suo libro <Vademecum del pianista da camera> ha fatto seguito nel 2015 un libro dal titolo <Senza Musica>, sempre edito da Passigli.
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Giorgio Rodolfo Marini ha conseguito il Diploma di Laurea in Direzione d’Orchestra presso il Conservatorio Statale di Musica “Arrigo Boito” di Parma nel 1993 esiè perfezionato alla Scuola dei maggiori Maestri italiani e stranieri, tra cui Hans Priem Bergrath, Ferenc Nagy, Emil Simon ed Ervin Acel. Ha tenuto numerosi Concerti in Italia e all’estero per varie Società Filarmoniche e importanti Istituzioni internazionali, quali Rotary Club, Lions Club, Amnesty International e UNICEF, riscuotendo sempre notevole successo di pubblico e di critica. Ha diretto varie Orchestre italiane e straniere, tra cui l’Orchestra dell’Opera Giocosa del Friuli Venezia-Giulia, l’Orchestra Sinfonica”Carlo Coccia”, l’Orchestra Warmia di Polonia, i Virtuosi Moldavi e le Orchestre Filarmoniche di Stato romene di Oradea e di Arad di cui è stato Direttore Ospite. E’ stato più volte ospite di importanti Istituzioni concertistiche quali “Serate Musicali” di Milano e ha collaborato con solisti di fama internazionale quali Paolo Vairo, Louise Sibourd, Anna Maria Cigoli e Carlo Levi Minzi. E’ Direttore musicale ed artistico della Insubria Chamber Orchestra.
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L’Insubria Chamber Orchestra, fondata nel 2012, nasce dall’idea di creare un gruppo di giovani strumentisti, guidati da prime parti che hanno già lavorato in prestigiose orchestre italiane, con i quali poter collaborare stabilmente al fine di realizzare quella compattezza timbrica ed esecutiva,
raggiungibile solo con la continuità operativa e la condivisa visione di ricerca, utile ad ottenere esecuzioni pregevoli nell’ambito di un ampio repertorio sinfonico-cameristico.
Questa genesi peculiare garantisce alla compagine una coesione non comune ed un particolare stile esecutivo impreziosito dall’utilizzo di edizioni filologicamente attendibili e,ove possibile,addirittura storiche. L’Orchestra lavora con il supporto della “Fondazione JUPITER” che promuove eventi musicali ed artistici in Italia e all’estero con specifica attenzione alla Regione Lombardia della quale ha recentemente ottenuto il riconoscimento ufficiale.