Chi ha seguito Italia’s Got Talent nelle ultime settimane sicuramente si ricorderà delle loro esibizioni, ma non è il solo, come dimostrano i numeri delle visualizzazioni sui social: il video della finalissima è stato visto da 3.907.195 utenti solo su Facebook.
Alle sei atlete che si sono esibite nelle audizioni, Alessandra Boni, Fiammetta Orsini, Emma Poli, Francesca Prini, Martina Storti e Aurora Tieri, si sono aggiunte in finale anche Giada Cecchi e Monia Baldi Galleni. A coordinarle Iliana Ciccarello, head coach della Colonna Pole&Postural di Firenze, atleta e istruttrice con alle spalle una carriera sportiva che occuperebbe un articolo a sé. Ma la squadra non è ancora finita: Gianluca Marcato, Chiara Postiglione, Giorgia Bonini, Leonardo Stoppioni, Gianluca Polvani.
Più che una squadra, una famiglia, che mi ha concesso di partecipare a una delle loro quotidiane videochiamate di questi strani giorni casalinghi, raccontandomi della loro esperienza al Teatro Arcimboldi e non solo.
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Cos’è la Compagnia Colonna?
È l’inizio di un progetto che diventerà il Teatro Colonna, un luogo dove poter mangiare e guardare spettacoli e dove un giorno la Compagnia avrà la sua sede fissa, in cui creare al meglio le performance. Il nome deriva proprio da questo: la compagnia è la colonna portante dell’accademia. Questa formazione è nata in funzione delle audizioni di Italia’s Got Talent e abbiamo dovuto formarla in un paio di settimane. È stato un grande sforzo, che però ha reso concreta quella che da tempo era una speranza, un grande progetto di Iliana.
Definire le vostre esibizioni di pole dance o pole sport è riduttivo. Come possiamo chiamarle?
La nostra è arte, qualcosa che ancora non è, che va oltre un limite che fino adesso c’era. Il nostro obiettivo è far sì che l’arte prenda vita attraverso la pertica, far uscire la pole dall’ambito della competizione di qualsiasi genere e farla diventare un’esposizione di arte contemporanea. Siamo tutte atlete che vengono dallo sport, dalle competizioni di danza e ginnastica artistica: senza una preparazione atletica di livello non sarebbe possibile creare qualcosa di artistico con la pertica. Abbiamo background diversi, ma tutte lavoriamo quotidianamente sulla flessibilità, sul potenziamento e sulla danza per aggiornarci a livello tecnico. Quello che alla fine riusciamo a trarne è qualcosa di artistico, un’istallazione di arte contemporanea, dietro la quale però c’è uno sforzo atletico che non sempre è percepito da fuori.
Quante volte vi allenate?
Come compagnia facciamo tre allenamenti di tre ore ciascuno alla settima. Non è molto, sarebbe meglio farne di più, ma dovendo gestire anche una scuola dove quasi tutte le ragazze sono anche istruttrici è il massimo che possiamo fare. Monia e Giada, oltre ad essere polers, hanno una loro scuola in Versilia e per loro non è stato facile venire a Firenze per ogni allenamento. A livello individuale, invece, ognuna di noi si allena quotidianamente per mantenere l’alto livello di preparazione atletica necessario.
Nell’esibizione della finale di Italia’s Got Talent avete creato qualcosa di unico. Cosa volevate trasmettere?
Iliana: la parte coreografata l’ho curata io, che avevo già partecipato a un’altra edizione di Italia’s Got Talent con una mia allieva e per regolamento non ho potuto partecipare di nuovo come concorrente. Nella finale abbiamo voluto provare a costruire qualcosa che andasse oltre: alzare l’altezza dei pali, aumentare il numero di atlete, arrivando a gestire contemporaneamente otto corpi che dovevano diventare uno solo. Volevo che fossero un unico respiro. Nonostante siano otto performers bellissime a livello fisico non è venuta fuori la loro sensualità e per me è stato un successo che sia arrivata al pubblico l’aspetto prettamente artistico dell’esibizione.
Gianluca: nelle audizioni l’idea era che i sei corpi uscissero dalla stessa materia come in una scultura, mentre nella finale c’era il riferimento ad un immaginario dantesco, i corpi come anime appese che cercavano di ascendere.
Come avete vissuto l’esperienza di Italia’s Got Talent?
Iliana: è stata un’esperienza molto bella ma pesante perché siamo un gruppo numeroso con età diverse, stili di vita diversi: c’è chi studia, chi lavora, non siamo solo insegnanti di pole. È stato stancante allenarci tutti i sabati e le domeniche, ma questo ci ha fatto unire molto come gruppo. Aldilà dell’esercizio fisico e della performance, l’esperienza è stata formativa dal punto di vista umano, perché abbiamo affrontato insieme momenti di grande difficoltà. Non è stato facile cercare di fare sì che tutte si adattassero al livello delle proprie compagne, o abbassandolo o alzandolo a seconda delle esigenze: non ci doveva essere la primadonna, ma “prima di tutto le donne”. Stare in una microsocietà come quella di una compagnia vuol dire adattarsi agli altri e questo è stato un grande insegnamento soprattutto per le più giovani.
Fiammetta: abbiamo vissuto al massimo questa forte esperienza e abbiamo imparato molto. Otto donne obbligate ad ascoltarsi, a condividere le proprie emozioni, a cercare di capire quello che provano e pensano le altre…è stato faticoso e bellissimo. Personalmente, da ex ginnasta, questo lavoro mi ha arricchito tanto, perché il mio background mi ha sempre imposto movimenti secchi e schematici, mai avrei pensato di riuscire a gestire questo nuovo modo di muoversi. Ho cercato tante strategie per farlo, per cercare di eguagliarmi a loro e cambiare il mio modo di interagire dal punto di vista tecnico. Sono l’ultima arrivata nel gruppo ma ho trovato da subito un meraviglioso clima di armonia e complicità. In questi mesi ci siamo conosciute a fondo, da tutti i punti di vista. All’inizio le difficoltà sono state tante, è stata dura “trovarsi” e gestire otto corpi diversi, ma devo dire che ormai il peggio è passato. Abbiamo trovato la nostra chiave di volta!
Alessandra: siamo abituate a usare un palo di 3,5/4 m e nella finale ci siamo esibite su tre pali alti 6 m e rialzati di almeno 1 metro e mezzo, quindi ancora più alti e flessibili, senza protezioni. Vedevi il vuoto, avevi paura di scivolare e far scivolare gli altri. C’è stato un momento di panico durante le prove in cui stavo per cadere, ma sono questi i momenti che ti fanno crescere perché impari a fidarti delle tue compagne e di te stessa. Smettono di sudarti le mani – che è un grosso problema quando devi tenerti alla pertica – e anche a 7 m di altezza hai la consapevolezza che puoi fare quello che vuoi.
Aurora: abbiamo creato una bella sinergia, conoscendoci e affrontando le difficoltà insieme. Per me è stata un’occasione di crescita perché sono abituata a lavorare da sola o in coppia negli allenamenti. Abituarsi all’altezza, ad avere una persona accanto, prima in sei sullo stesso palo, poi in otto con l’uso di tre pali. Se una di noi aveva un problema in una figura o in uno spostamento, si doveva adattare alle altre, o le altre dovevano adattarsi a lei. In alcuni momenti ci abbiamo perso anche tanto tempo, ma andare incontro all’altra persona per creare simbiosi umana e artistica è stato molto formativo.
Giada: venendo dalla Versilia, già spostarsi tre volte a settimana per gli allenamenti è stato impegnativo, ma il percorso e la finale ci hanno ripagato dei sacrifici. Abbiamo avuto la possibilità di stare insieme, vederci più spesso, unirci come compagnia. Anch’io vengo dalla ginnastica e ho imparato molte cose che non conoscevo, lavorando sull’espressività e la parte coreografica.
Francesca: si è creato un legame umano per me molto importante. Quando abbiamo iniziato il progetto il gruppo era affiatato, però eravamo per lo più colleghe, invece in pochi mesi è nata un’amicizia forte. Abbiamo dovuto mettere da parte il nostro ego per il bene di un gruppo e ora viviamo in simbiosi, siamo un unico respiro. Otto ragazze insieme non potrebbero creare qualcosa di funzionante e artistico se tra loro non ci fosse armonia, stima reciproca, la sensazione di essere l’una il supporto dell’altra.
Cos’è successo dopo la finale?
Iliana: sono arrivati grandi proposte di lavoro: dopo la quarantena saremo pronti a partire per tutto il mondo per riproporre le performance di Italia’s Got Talent, ma stiamo già lavorando anche a nuove esibizioni. L’idea è di rendere quello che ci siamo inventati qualcosa di unico, che non c’è, creare spettacoli strutturati, diventare una compagnia che fa arte a 360° da portare in giro per il mondo, aggiungendo alla pertica il ballo, il canto, la pittura.
Gianluca: io ho visto queste ragazze partire e arrivare a un nuovo punto di partenza, e so che sono coscienti di questo. Uno scrittore orientale, Sun Tzu, ha detto che “i guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere”. La loro sfida era portare in scena qualcosa che nessuno aveva fatto prima e hanno vinto prima di iniziare, decidendo di stare unite, come nel principio buddhista itai doshin: tanti corpi, stessa mente. Hanno creato qualcosa di eterno, che nessuno può sconfiggere né distruggere. Ho condiviso con loro la parte emotiva di questo percorso e sono onorato di averle vissute e respirate perché sono delle performer e delle persone meravigliose.
Come state vivendo questi giorni a casa?
Iliana: Con l’emergenza Covid-19 siamo caduti dalle stelle alle stalle all’improvviso: un giorno eravamo in televisione e il giorno dopo siamo state costrette a stare lontane una dall’altra. Il segreto del nostro successo è lo spirito di gruppo, perciò anche ora che siamo costrette a stare lontane ho voluto fortemente che ogni giorno ci fosse un appuntamento quotidiano alle 17 in videochiamata per poter rimanere vicine anche da lontano. Anche solo per cinque minuti, ma è importante sapere che siamo tutti insieme. La cosa positiva di questi giorni è che abbiamo il tempo di preparare nuove cose. Ora stiamo lavorando a una sorpresa che sarà presto online e intanto sto mettendo su carta bozzetti e idee per uno spettacolo completo che durerà circa un’ora. Stiamo a casa ma non perdiamo tempo.
Francesca: ad oggi l’obiettivo comune è riprendere gli allenamenti e la preparazione dei nuovi spettacoli. In un futuro prossimo riporteremo in scena ciò che abbiamo presentato a Italia’s Got Talent in occasione delle audizioni e della finalissima, ma nella nostra testa c’è già la voglia di fare qualcosa di completamente inedito. Vogliamo lavorare ancora di più in senso artistico valorizzando le capacità di ogni singolo performer. Vorremmo inoltre creare un vero e proprio spettacolo che sia indipendente e da qui la necessità di ampliare il gruppo.
Alessandra: ci stiamo allenando a casa per come possiamo, facendo workout a corpo libero e chi può anche con la pertica. Nel frattempo manteniamo viva anche l’accademia, con un circuito di allenamento anche senza palo per tenere uniti allievi e istruttori. La pole è uno sport complesso, in cui stiamo coinvolgendo anche tanti bambini. L’allenamento è individuale, ma trasmettiamo ai nostri allievi il messaggio che si può fare in gruppo, in palestra come nelle nostre performance.
Foto di Chiara Postiglione e Leonardo Stoppioni