Chi va a teatro lo sa, il buio in sala è un momento sacro, sospeso tra la realtà e la finzione, in cui le chiacchiere in platea si quietano, gli attori prendono posizione e la tensione dietro le quinte è palpabile anche al di qua del sipario. È il momento che precede l’apertura del drappo rosso e si può considerare a buon diritto un passaggio fatidico, l’inizio della magia teatrale. Sembra non accada niente, invece è proprio lì che tutto nasce. In questi giorni di lunghi bui in sala tanti artisti hanno trovato il modo di nascere, o rinascere, altrove, in attesa che la magia del teatro torni a incantare gli spettatori con la potenza della carne viva.
La Compagnia Giardini dell’Arte ha deciso di portare il suo pubblico Dentro i giardini, di mostrargli alcune rare fioriture fuori stagione. Da una settimana a questa parte, sulla loro pagina Facebook pubblica dirette in cui si parla di arte, teatrale e non solo. I video restano disponibili sulla pagina anche in differita. La padrona di casa che accoglie gli ospiti nel suo salotto virtuale è Raffaella Afeltra, attrice della compagnia e responsabile della pubblicità.
L’idea è che qui si è fermato tutto – mi dice – i cantanti non cantano, gli attori non recitano, gli scrittori hanno difficoltà a scrivere, è un momento di stasi completa. Siamo in una gabbia e, come diceva Nelson Mandela, la prigionia – che lui naturalmente ha vissuto in maniera diversa – è l’unico modo per conoscere sé stessi. Conoscersi, e quindi conoscere il mondo, rende difficile produrre. Ma l’arte non si ferma, per cui abbiamo voluto parlare di tutti i tipi di arte: abbiamo invitato animatori, musicisti, scuole di cinema, doppiatori, improvvisatori, spettatori, membri della compagnia ed esterni. Per un’ora, tre volte a settimana, chi ci segue può conoscere qualcosa di nuovo sull’arte.
Finora nel salotto virtuale dei Giardini dell’Arte si sono alternati attori della compagnia, come Fabrizio Pinzauti e Luisa di Valvasone, attori che hanno collaborato in alcune produzioni, come Teresa Flor Castellani, Fabio Rubino, Filippo Magazzini, ma anche artisti esterni che hanno accolto con entusiasmo l’invito a raccontarsi: lo spumeggiante Maurizio Lombardi di pochi giorni fa, e a breve Lorenzo Degl’Innocenti, autore, insieme a Fabrizio Checcacci e Roberto Andrioli, dello Shakespeare in 90 minuti andato in scena a Rifredi lo scorso febbraio. Tra le arti che si sono raccontate e si racconteranno non manca la musica, con Stefano De Donato e Simone Cantini, né il doppiaggio con Emanuela Ionica, e nemmeno la scrittura col giallista fiorentino Marco Vichi. Il mondo del teatro sarà protagonista, mostrandosi in tutte le sue componenti, dalle istituzioni al pubblico, così, dopo lo Spettatore Professionista Stefano Romagnoli, entreranno dentro i Giardini dell’Arte Pietro Bartolini, direttore artistico dell’accademia teatrale di Firenze, e Marco Giorgetti, direttore generale della Fondazione Teatro della Toscana.
Tanti ospiti importanti, uniti dalla voglia di continuare a parlare di arte anche e soprattutto in questo periodo. Il ruolo dell’arte – qualsiasi tipo di arte – è tenere vivo lo spirito, l’essenza delle persone. Noi ci alziamo la mattina e, prima di uscire, ci laviamo; come puliamo e curiamo il corpo, anche il nostro spirito ha bisogno di essere purificato, di essere tenuto sano. Ed è l’arte che cura lo spirito. In questo momento siamo tutti fermi col corpo, ma se noi artisti ci fermassimo dentro, nello spirito, si fermerebbe anche qualcosa dentro alle persone. Noi vogliamo invece far vedere che ci siamo, che l’arte è quel colore in più dato alla vita, e crediamo che così le persone riusciranno a guardare oltre la gabbia in cui siamo un po’ rinchiusi. L’idea del saluto artistico, alla fine di ogni diretta, nasce per rilassare il pubblico e regalare un piccolo assaggio di arte.
Ma quando si apre il cancello del proprio giardino i primi a entrare sono i vicini, e così le dirette diventano anche l’occasione per svelare al pubblico affezionato come la compagnia lavora, come ogni attore si approccia al personaggio, come il regista riempie il copione di appunti, note, postille. Magari hanno visto i nostri spettacoli – confessano – ma non sanno che quella volta la battuta doveva essere diversa, la brocca non doveva cadere. Riescono a cogliere qualche sfumatura in più, e a sentire parlare di quella cosa che non sta facendo impazzire le persone in casa, perché se non ci fossero musica, libri, arte, film, spettacoli online probabilmente impazziremmo tutti.
La medicina sta curando i malati, l’arte sta curando i sani.
Farlo tutti insieme, coinvolgendo tutte le sfaccettature dell’arte, è il modus operandi dei Giardini dell’Arte. La compagnia ha un nucleo fisso, già molto numeroso – continua Raffaella – ma le collaborazioni sono fondamentali per aver un punto di vista in più. Ci piace integrare i nostri 14 anni di esperienza e i continui aggiornamenti con spunti nuovi che vengono da fuori. La porta della collaborazione è sempre aperta, ci piace dare spazio e lavorare con persone diverse.
I Giardini dell’Arte nascono nel 2006 con lo spettacolo Un giardino di aranci fatto in casa di Neil Simon, da cui l’ispirazione per il nome della compagnia. A fondarla sono Marco Lombardi e Aldo Innocenti, a cui si aggiungono nel 2008 Caterina Boschi e Maria Paola Sacchetti. Col tempo, il gruppo si allarga, entrano Fiamma Mariscotti e Sandra Bonciani, Lorenzo Scelsi per le scenografie, fino all’ultimo anno, in cui fanno ufficialmente parte della compagnia anche Laura Bozzi, Brenda Potenza e la stessa Raffaella Afeltra. Più che una compagnia, una famiglia, come piace sottolineare al regista Marco Lombardi. Una famiglia che ha sempre voglia di crescere e di allargarsi, aperta alle collaborazioni in un’ottica di continuo miglioramento. Nel loro approccio alla recitazione, la distinzione tra realtà amatoriali e professionistiche sta stretta: preferiscono definire il loro un teatro di qualità, sempre più alta, con l’obiettivo di una crescita costante. Dentro i giardini è l’ennesima dimostrazione della voglia di farsi conoscere, non solo col loro nome e con gli spettacoli che portano in scena, ma nella politica di fare le cose di qualità con amore.
Quando le persone hanno smesso di fare musica dal balcone il pomeriggio alle 18 abbiamo deciso che avremmo dovuto riempire noi quello spazio e così abbiamo inventato Dentro i giardini. È partito dallo spirito della compagnia, che è quello della famiglia, della condivisione, unito alla voglia di far sapere alle persone che i Giardini dell’Arte non stanno fermi. Ci stiamo confrontando, stiamo leggendo copioni. I nostri follower stanno rispondendo benissimo, perciò stiamo pensando di aprire la conversazione al pubblico, permettendogli di partecipare non solo con i commenti ma entrando nello schermo con noi attraverso un link. Quello che amiamo del teatro è che siamo tutti lì, spettatori e attori. Siamo partecipi insieme di quel momento, nato vissuto e morto lì. C’è una condivisione, una collaborazione, una coesione in teatro che si sente, sopra e sotto il palco. Senza il pubblico non è la stessa cosa e se le persone possono essere lì con noi, in diretta, sembra un pochino come tornare in teatro. L’arte è molteplice, è cangiante e, grazie a dio, è potentissima.
La compagnia Giardini dell’Arte, che ha finito la stagione a fine febbraio con Un tram chiamato desiderio, non è riuscita a portare in scena Il dubbio, vincitore di 9 premi in giro per l’Italia. Le opere di Tennesse Williams e John Patrick Shanley, così come Signorina Julie e Danza Macabra di Strindberg, Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller e poi i testi del già citato Neil Simon, sono solo alcuni tra gli spettacoli su cui la compagnia, negli anni, ha lavorato e con i quali ha partecipato a tanti concorsi in tutta la penisola, ottenendo riconoscimenti e confrontandosi quanto più possibile con le altre realtà teatrali. Erano già fissate le date per altri due spettacoli, che produrranno il prossimo anno, anche se ancora non è certo quando e come si partirà, e se verranno recuperati gli spettacoli in cartellone la scorsa stagione e poi annullati per l’emergenza sanitaria.
Questa è un po’ la paura e la tristezza che c’è dietro a tanta voglia di fare: siamo stati i primi a fermarci e saremo gli ultimi a ripartire. Dentro i Giardini ha anche la funzione di ricordare alla gente che l’arte è importante, che ci siamo anche noi. Il nostro è un mestiere spesso trascurato, sottovalutato, preso poco sul serio. Non è considerato un lavoro al pari degli altri. Però alla fine quando sei giù di morale, c’è quello spettacolo o quel film che guardi e ti senti meglio, quella musica che la senti e ti dà la carica. Questa proprietà intrinseca dell’arte la si riconosce quando la si usa. Non scordiamoci l’importanza degli artisti e di tutti quelle persone che lavorano dietro all’arte: chi cura le luci, il suono, chi monta e smonta palchi e scenografie. Il mondo dell’arte lavora per tutti noi. E continua a farlo, per come può, anche da casa.