«Il teatro di Baro d’evel è poesia in movimento, come cantava Bobby Vee. O energia poetica, come direbbe un surrealista. Lorca, Buñuel e Alberti sarebbero stati molto contenti».
Con queste parole El Pais celebra la pluripremiata compagnia Baro d’evel, nata nel 2001 e dal 2006 diretta dal duo franco / catalano Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias, in scena dal 7 al 10 ottobre per Romaeuropa Festival con Là, prima parte del dittico Là, sur la falaise, in prima nazionale e in corealizzazione con il Teatro di Roma.
Creata nel 2018 e completata con la seconda parte Falaise, che ha debuttato l’anno successivo al Grec di Barcellona, Là è un’opera in cui circo, teatro, mimo, danza, musica si mescolano scavalcando i confini delle singole discipline per mettere in scena una forma d’arte che sia totale. «Là è un prologo, un gesto nudo e crudo che circola tra corpi e voci, ritmi e danze consumate, cadute e momenti», l’introduzione a «una lingua senza parole che accade sotto le nostre vite, invitandoci ad osservare i nostri comportamenti nella superficie mutevole che i nostri gesti ci offrono».
Ritenuta dalla stampa internazionale tra le più interessanti delle compagnie a cavallo tra danza, teatro e nuovo circo, Baro d’evel concentra tutta la propria ricerca artistica sulla convivenza di espressioni creative differenti che si uniscono per realizzare una drammaturgia in cui scrittura e improvvisazione siano sempre in equilibrio.
Passando dall’ilarità al dramma, dalla danza alle acrobazie, Là è uno spettacolo in cui i codici del circo tradizionale vengono incessantemente deviati per intrecciarsi con quelli del mimo, delle arti plastiche e della poesia.
È in uno spazio bianco che i gesti di un uomo, una donna e una bambina si inscrivono, come tracce di un balletto sensibile e poetico, come orme nere di passaggi e ritorni e di storie già scritte. Tra teatro, danza e nuovo circo Baro d’evel sembra costruire una zoomata sul presente, sul qui e ora per reinventare con Là «i nostri gesti ignorati, i nostri gesti impulsivi, i gesti cretini, spasmi e urla, i gesti della vita in ogni modo, della vita a tutti i costi».
Su una composizione sonora a cura di Fanny Thollot e una drammaturgia scritta dal duo in collaborazione con Barbara Métais-Chastanier, il pezzo esplora i giochi di equilibrio tra le discipline in campo e le figure umane in scena, valorizzando il contatto poetico tra pubblico e artista.
Là è un puzzle di sentimenti, uno spettacolo minimalista che segue i movimenti della vita in cui luci, suoni e squilibri trovano sempre il loro posto nella polifonia che dà forma a una narrazione virtuosa e onirica.
Il Romaeuropa Festival 2020 è realizzato nell’ambito del programma ROMARAMA promosso da Roma Capitale.
Tutto il programma del Romaeuropa Festival 2020 è consultabile sul sito romaeuropa.net