Nonostante il modo del teatro resta annichilito e affranto dalle chiusure, mancate riaperture e divieti aspri che si abbattono su tutto il paese, il primo weekend di ottobre ha visto la nascita di un nuovo festival nel territorio umbro, il Narni Città Teatro, sotto la direzione artistica di LVF – Lunga Vita Festival di Ilaria Ceci e Davide Sacco e con il supporto del Comune della città di Narni.
Proprio con il sottotitolo Volume I – Nascita, il festival ha presentato un programma eterogeneo che si è sviluppato sia tra gli spazi urbani della cittadina della bassa umbra sia negli spazi più istituzionali come il Teatro Comunale Manini e l’Auditorium Bortolotti.
Due degli spettacoli che ho avuto il piacere di vedere sono stati “Il primo miracolo di Gesù Bambino“, tratto da “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame, messo in scena dall’attore Matthias Martelli per la regia di Eugenio Allegri, e “Acquasanta” con Carmine Maringola per la regia di Emma Dante.
Matthias Martelli è un attore stupefacente e vivace capace di rendere attuale il famoso lavoro del premio Nobel Dario Fo. Sulla scena si trasforma, strabuzza gli occhi, crea suoni e onomatopee, si fa interprete di ‘giullarate’ sacre e profane, si addentra nelle storie bibliche e nei vangeli apocrifi senza rinunciare ai giochi di parole su Zingaretti e Conte o ai racconti di un Gesù bambino immigrato e bullizzato. Quel testo sovversivo e irriverente, che affonda le sue radici nel teatro popolare, è diventato presto un modello di satira politica capace di trascinare le platee grazie al suo interprete e alla regia di Eugenio Allegri.
Poco più tardi invece nel teatro Manini, Maringola dalla prua-proscenio di una nave-palcoscenico si esibisce in 45 minuti di dichiarazione d’amore al mare. L’uomo gesticola, si esprime in dialetto napoletano, la lingua ormai adottata dalla Dante e scopriremo trattasi d’un mezzo mozzo, allontanato dalla ciurma e dal capitano per il suo strano modo di essere. Come una sorta di gioco, sulla testa dell’interprete pende una sorta di lampadario formato da una trentina di timer luccicanti, pezzi di memoria disposti come uccellini a varie altezze, legati tutt’intorno ad una ruota di bicicletta duchampiana. Per simulare i suoni della tempesta, intorno a caviglie e fianchi ha corde che lo legano in alto ad una trave scorrevole su e giù tramite carrucole che hanno come contrappeso tre piccole ancore metalliche che assecondano i movimenti del performer.
Ho concluso la mia esperienza di questa prima edizione del Narni Città Teatro Festival in una tavola rotonda che ha messo in primo piano lo spettatore, coordinata da Stefano Romagnoli e Davide Sacco (direttore artistico LVF e Narni Città Teatro) con interventi di Emiliano Pergolari (responsabile spazio ZUT!, Foligno. Curatore presso Centro Residenze Umbre C.U.R.A.), Ilaria Rossini (collaboratrice de Il Messaggero. Collabora con Teatroecritica), Gianluca Liberali (direttore artistico del Teatro Cesare Caporali Panicale e di Suonicontrovento), Linda Di Pietro (direzione artistica Base Milano), Luisa Bosi (Murmuris Teatro Firenze, curatrice del progetto Casateatro Firenze), Alessandro Sesti e Silvio Impegnoso (Direttori del Festival Strabismi di Cannara e del Teatro di Cannara). Un’interessante condivisione locale e nazionale su come poter far tornare l’arte e lo spettatore al centro delle scelte degli spazi culturali del nostro paese.
Aspettiamo con ansia la seconda edizione di Narni Città Teatro.