Trionfa un film francese al PerSo – Perugia Social Film Festival 2020. Il premio più importante della VI edizione del Festival internazionale di cinema documentario va a “Si c’était de l’amour” film di Patric Chiha (Francia, 2020, 82’), già Vincitore del Teddy Award al 70° Festival di Berlino.
“Dove finisce il teatro, dove comincia la vita?” si chiedeva Anna Magnani nel ruolo di Colombina della commedia dell’arte nell’indimenticabile film “Le carrosse d’or” (1952) di Jean Renoir. Sessantotto anni dopo è la stessa domanda che si ripropone il regista austriaco Patric Chiha (“Domaine” 2009, “Brothers of the night” 2016) che, per il suo ultimo lungometraggio, presentato nella sezione Panorama dell’ultima Berlinale, ha posto la sua macchina da presa anche su un palcoscenico teatrale.
È un luogo tormentato e intrigante, con proprietà quasi sciamaniche, poiché è in questo luogo che la realtà si sposta nella sua rappresentazione, dove attore e personaggio, gioco ed emozione, il falso e il vero, diventano inseparabili. Per fare questo, Patric Chiha ha seguito una troupe di una quindicina di giovani danzatori in tournée che lavorano su “Crowd” (2017) della coreografa franco-austriaca Gisèle Vienne, che ricrea, come in una bolla del tempo, l’esperienza collettiva delle feste libere degli anni Novanta.
Sul palco, ragazze e ragazzi si muovono a rallentatore, su uno strato di terra che ricorda una terra desolata, al suono della musica techno le cui pulsazioni ipnotiche e ammalianti si innondano intorno ai corpi danzanti inebriandoli di sensazioni. Nelle prove, il regista regola i loro movimenti con la voce, scene di vita o con la strana e pazientemente temporalità in cui essi sembrano bloccati. Si tratta di conquistare una lentezza che, scomponendo i gesti della danza, porta alla superficie dei corpi la conquista del momento esatto, la spontaneità del desiderio e allo stesso tempo le micro-narrazioni che li lega insieme.
Il punto di forza del film è che non mostra realmente una visuale unilaterale. Dimostra sia che attingiamo alle nostre esperienze individuali per recitare l’amore sul palcoscenico, ma anche il contrario, che la danza e l’amore sul palcoscenico possono portare alla vita personale. Paradossalmente, l’artificio della performance di danza incontra l’artificio della rappresentazione cinematografica e questo schema annulla l’artificio stesso, ci troviamo di fronte a qualcosa di molto autentico nell’espressione dell’amore. È un film raro e prezioso sotto molti aspetti. Si avvicina molto al mistero della creazione artistica in modo del tutto originale, facendoci entrare tramite le indicazioni che Gisèle Vienne dà ai suoi interpreti ad un mondo lontano dal prodotto finito e pronto per la scena. La macchina fotografica di Patric Chiha è completamente in sintonia con il pezzo coreografico, così vicina ai corpi che quasi li accarezza.
Dal 7 ottobre sono andati in scena a Perugia alcuni tra i migliori documentari del panorama internazionale, con proiezioni nei tre cinema del centro storico, incontri e workshop per un’edizione che, nonostante le difficoltà, ha registrato apprezzamenti con sale piene e in sicurezza. Il PerSo Film Festival è organizzato da Associazione RealMente, con il sostegno del MiBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Regione Umbria, del Comune di Perugia, di ANEC Umbria e con il sostegno di altri soggetti pubblici e privati.