Il teatro è chiuso. Di nuovo.
Lo spazio in cui avveniva l’incontro tra teatranti (non solo attori, ma registi, scenografi, tecnici, insomma tutti quelli che attraverso il teatro comunicavano) e spettatori è momentaneamente irraggiungibile.
Lo spettacolo dal vivo, ovvero il tempo in cui quell’incontro avveniva, è temporaneamente impossibile.Ma il teatro c’è. E c’è la voglia, il bisogno, di prendersene cura.
Fisicamente, aggiustando una quinta, cancellando una macchia dal palco, spolverando un faro, ma anche mentalmente, riprogettandosi e rimettendosi in gioco, realmente, per ripartire pronti e nuovi. Di nuovo.
E se questo bisogno è reale ed impellente per chi nel teatro ci lavora, non si può immaginare di non coinvolgere, nel prendersene cura, anche lo spettatore che dello spettacolo è parte imprescindibile; ecco quindi che AltaLuceTeatro lancia “Io, noi e il teatro”, due incontri sul rapporto di tutti noi col teatro.
Due momenti (online) in cui pubblico e teatranti si incontrano, guidati da Elizabeth Annable (fondatrice e direttrice di AltaLuceTeatro) per interrogarsi su come e perché si è arrivati al teatro, e cosa dal teatro pretendiamo. A partire dalla concretezza, dalla strada (mappa alla mano) che realmente ci ha portato a teatro, per poi scoprire quali sono i motivi interni che ci hanno condotto lì – e chiederci, infine, quali risposte il teatro ci ha dato, in che modo e con quali risvolti.
Nel secondo incontro ci si concentrerà invece, sempre nel concreto, su cosa vorremmo avere dal teatro, sia da pubblico che da lavoratori dello spettacolo: quali generi, quali contenuti, quali emozioni.