Oggi il Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro alla Scala Dominique Meyer, il Direttore Musicale M° Riccardo Chailly, il regista Davide Livermore e l’Amministratore Delegato della Rai Fabrizio Salini hanno presentato “A riveder le stelle”, la Serata di musica e danza con cui il Teatro alla Scala, nonostante la chiusura dei teatri e il perdurare dell’emergenza sanitaria, conferma il suo Sant’Ambrogio grazie alla collaborazione con Rai Cultura, che la trasmetterà su Rai 1, Radio 3 e Raiplay a partire dalle ore 17.
Il 7 dicembre ventiquattro tra le più grandi voci del nostro tempo saranno a Milano per testimoniare la loro vicinanza a un teatro che più di altri è stato colpito dalla pandemia; ma oltre che dei cantanti e dei ballerini, dei professori d’orchestra e degli artisti del coro questa sarà la serata dei tecnici, dei sarti, degli scenografi, di tutti quei lavoratori che dopo la ripresa di settembre, quando la Scala ha presentato un programma di 66 serate di spettacolo fino al 7 dicembre, hanno dovuto sospendere l’attività di fronte alla seconda ondata di Coronavirus che ha investito tutto il mondo ma la città di Milano in particolare, portando il contagio anche tra le mura del Piermarini.
Non potrà essere, in queste settimane ancora drammatiche, una serata di festa: sarà però una serata di speranza e di determinazione in cui la Scala e la Rai porteranno nelle case degli Italiani (ma anche in Francia e Germania grazie all’accordo con Arte, e in numerosi altri Paesi) il valore dell’opera e della danza attraverso i loro interpreti più alti, ribadendo accanto alla capacità dell’arte di esprimere sentimenti, passioni, bellezza, anche la sua funzione civile. Il viaggio nell’incanto del teatro musicale e nelle verità che ci sa raccontare si concentrerà sul repertorio italiano, ma includerà anche pagine di grandi compositori europei. Si inizia da estratti di opere di Giuseppe Verdi per continuare con Gaetano Donizetti, Giacomo Puccini, Georges Bizet, Jules Massenet, Richard Wagner e Gioachino Rossini, mentre le musiche dei balletti sono di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Davide Dileo, Erik Satie e Giuseppe Verdi. Le coreografie sono di Manuel Legris (che contribuisce alla serata con Verdi Suite, una creazione in omaggio alla musica italiana), Rudolf Nureyev e Massimiliano Volpini.
Le arie d’opera e i momenti di danza saranno collegati e contestualizzati da testi recitati da attori, a significare la continuità tra le arti già indicata dal titolo che riprende “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, il celebre verso con cui si chiude l’Inferno della Divina Commedia, nel settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante Alighieri.
Alla chiamata della Scala hanno risposto i cantanti Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjamin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier, Sonya Yoncheva. Tutti artisti che hanno collaborato in passato con il Teatro alla Scala e in molti casi ne hanno fatto la loro casa musicale partecipando a diverse produzioni.
Nella parte dedicata al balletto, che sarà diretta dal M° Michele Gamba, saranno protagonisti l’étoile Roberto Bolle, i primi ballerini Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Toppi e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo.
L’impianto scenico, che vede protagonista il Teatro con l’Orchestra al centro della platea e artisti collocati non solo in palcoscenico ma collegati dai palchi e in diversi spazi dell’edificio e dei laboratori, è firmato dal regista insieme a Giò Forma, con le scenografie digitali di D-Wok.
Grazie a un accordo tra il Teatro alla Scala e la Camera Nazionale Moda Italiana, alcuni dei più prestigiosi stilisti italiani vestiranno gli artisti in palcoscenico, con il coordinamento del costumista Gianluca Falaschi.
La trasmissione su Rai 1, che si avvarrà di dieci telecamere e di un gruppo di registi coordinati da Stefania Grimaldi, sarà presentata per il quinto anno consecutivo da Milly Carlucci, a cui si aggiungerà per la prima volta Bruno Vespa.
Rimandato il tradizionale appuntamento con la Prima Diffusa, che proprio nel 2020 avrebbe celebrato il suo decennale, prosegue il rapporto di collaborazione del Teatro alla Scala con il Comune di Milano che si tradurrà in una campagna di comunicazione congiunta in coordinamento con l’Assessorato alla Cultura.
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Riccardo Chailly
Il suo debutto alla Scala risale al 1978 con I Masnadieri di Verdi: nei suoi 40 anni di attività scaligera ha diretto opere di Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini, Giordano, Musorgskij, Offenbach, Stravinskij, Prokof’ev e Bartók. Con Aida ha inaugurato la Stagione 2006/2007, con Giovanna d’Arco la Stagione 2015/2016, con Madama Butterfly la Stagione 2016/2017, con Andrea Chénier la Stagione 2017/2018, con Attila la Stagione 2018/2019 e con Tosca la Stagione 2019/2020. Il suo impegno con il Teatro milanese negli anni a venire si concentrerà sul repertorio italiano secondo un progetto culturale volto a valorizzarne la ricchezza e la complessità, dal Belcanto al Verismo. Proseguirà anche il ciclo di opere di Puccini iniziato nel maggio 2015 con Turandot, evento inaugurale di Expo, e proseguito nel maggio 2016 con La fanciulla del West. Un’attenzione particolare è rivolta alle opere presentate alla Scala in prima assoluta: è il caso de La gazza ladra, tornata alla Scala con la regia di Gabriele Salvatores a 200 anni dalla prima, e di Andrea Chénier. Il Maestro Chailly ha intensificato l’attività con l’Orchestra scaligera creando con i musicisti un sodalizio artistico sempre più stretto: nel 2019 ha nuovamente guidato la Filarmonica in tournée: in questi anni l’Orchestra è tornata regolarmente nelle principali sedi concertistiche europee tra le quali il Festival di Lucerna, i Proms, il Festival di Edimburgo, la Philharmonie di Berlino e quella di Amburgo. Nel 2018 anche Decca ha festeggiato i 40 anni di collaborazione con il Maestro milanese: un percorso artistico che ha prodotto oltre 150 registrazioni e che è stato celebrato con una serie di nuove uscite: tra cui il box “Symphonic Edition” che raccoglie in 55 cd l’attività sinfonica del Maestro con le sue principali orchestre.
Nel settembre 2020, dopo la pausa forzata a causa della pandemia, ha guidato la ripresa delle attività al Piermarini dirigendo diversi progetti musicali: la Messa da Requiem di Verdi nel Duomo di Milano e a Bergamo e Brescia, il “Concerto per l’Italia” con la Filarmonica della Scala in Piazza del Duomo a Milano, la Sinfonia n° 9 di Ludwig van Beethoven per la riapertura del Teatro, Aida in forma di concerto e l’apertura della Stagione d’autunno della Filarmonica.
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Lo spettacolo
Dopo il clamoroso successo del debutto scaligero con l’allestimento di Tamerlano di Händel nel settembre 2017, Davide Livermore è tornato al Piermarini firmando il Don Pasquale nell’aprile 2018 e le inaugurazioni delle Stagioni 2018/2019 con Attila e 2019/2020 con Tosca, sempre dirette da Riccardo Chailly. La collaborazione tra regista e direttore era iniziata proprio su Puccini, con una produzione de La bohème a Valencia nel 2012. Il complesso lavoro di drammaturgia dello spettacolo è nato dalla collaborazione tra Livermore e Paolo Gep Cucco, Andrea Porcheddu, Alfonso Antoniozzi, Gianluca Falaschi e Chiara Osella.
A curare le scene insieme allo stesso Livermore – che ha assunto la guida del Teatro Nazionale di Genova – torna lo Studio Giò Forma (Florian Boje e Cristiana Picco), la cui esperienza ormai consolidata nel campo del teatro d’opera affonda le radici in un’attività multiforme che attraverso l’allestimento di grandi eventi come Expo o dei palcoscenici del pop e del rock ha assimilato tutte le tecnologie dello spettacolo del nostro tempo. La scenografia digitale è curata da D-wok, agenzia guidata da Paolo Gep Cucco. I costumi sono curati da Gianluca Falaschi, già apprezzatissimo alla Scala per i fantasiosi e spettacolari figurini per Don Pasquale, Attila e Tosca e nel 2012 vincitore del Premio Abbiati per Ciro in Babilonia al Festival Rossini di Pesaro.
Prima di Livermore avevano già firmato le regie di più inaugurazioni consecutive Margherita Wallmann (1957, ‘58 e ‘59 e poi 1964 e ‘65), Giorgio de Lullo (1969 e ‘70), Giorgio Strehler (Falstaff 1980 e Lohengrin 1981) e Luca Ronconi (Moïse et Pharaon 2003 ed Europa riconosciuta 2004).