Massimo Popolizio racconta la dolorosa epopea di un popolo in fuga, la ricerca di una terra promessa tra fatica, miseria ed emarginazione nell’appassionante reading di Furore di John Steinbeck che torna al Teatro Argentina di Roma (repliche fino al 30 maggio) dopo il fortunato debutto di due anni fa negli spazi dell’India.
Per la produzione della produzione della Compagnia Umberto Orsini con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Popolizio si affida all’adattamento drammaturgico di Emanuele Trevi, così come era stato per il fortunato Ragazzi di vita di Pasolini, e si ritaglia il ruolo di un narratore epico e onnisciente che osserva, racconta, si schiera, raccontando attraverso una serie di capitoli diversi la crisi agricola, economica e sociale che stritolò gli Stati Uniti in una morsa fra il 1929 e l’attacco a Pearl Harbor, proponendo al pubblico un viaggio attraverso i temi politici e ambientali dell’opera, straordinario eco al nostro presente. Al centro del palco, Popolizio, ora narratore epico, ora ironico, ora compassionevole, ma sempre preciso, si affida alla forza della parola e della possente e versatile interpretazione, accompagnato dalle sonorizzazioni eseguite dal di Giovanni Lo Cascio. Ma l’impatto dello spettacolo resta non solo narrativo, ma anche fortemente cinematografico grazie alle incessanti proiezioni (artwork Le ali advertising) e foto d’epoca (di Federico Massimiliano Mozzano) sullo schermo in uno straordinario e tagliente bianco e nero dove sono i volti della sofferenza a parlare di una crisi che sembra essere quella attuale, fatta di miseria, dolore ed emarginazione. L’affresco narrativo di Furore è ricco di verità, frutto di un minuzioso lavoro d’inchiesta che Steinbeck, premio Nobel nel 1962, portò avanti negli articoli di giornale per tre anni sulle pagine del San Francisco News prima di trasformare il suo lavoro nel romanzo che raccontava la drammatica situazione della crisi agraria negli Stati Uniti e delle sue atroci conseguenze economiche e sociali.
Un reading ritmato che vive dell’intensità narrativa di Popolizio articolato in diversi capitoli che raccontano la migrazione la migrazione di migliaia di persone che si muovono dall’Oklahoma verso la California, lungo la Route 66 che collega l’intero Paese.
Una narrazione che indaga il cuore umano e la disperazione, la miseria e la rabbia, le dinamiche dell’ingiustizia sociale, raccontando le storie dei singoli inseriti nella storia dove si affacciano gli sconvolgimenti tecnologici, sociali e climatici.
In replica a Roma fino al 30 maggio, poi lo spettacolo prosegue il suo viaggio in tournée il 1° giugno al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dal 3 al 5 giugno al Teatro Gustavo Modena di Genova e dall’8 al 20 giugno al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Orari spettacoli: tutti i giorni ore 19.00, domenica ore 17.00, lunedì riposo.