Una piazza brulicante di varia umanità. Ciascuno ha fretta, un impegno da assolvere, la quotidianità da affrontare, un segreto da custodire.
Un fermo immagine: tutti a guardare in su, sul cornicione di un palazzo una nera figura attira l’attenzione. Un uomo? Una donna? È difficile distinguere. Si agita, somiglia a un gigantesco uccello con le ali spezzate. Uno squilibrato o un derelitto che intende esibirsi o forse suicidarsi? Domande senza risposta, come le domande sul senso della vita.
Ognuno si sente tenuto a fare qualcosa, a dire qualcosa a quell’infelice che ricorre a un gesto plateale per richiamare l’attenzione di una qualche platea.
Ecco, allora, un rosario di storie, patetiche o borghesi, appelli al buon senso, suggerimenti ad adattarsi alle asprezze del mondo, moniti a non trascurare le belle esperienze vissute, rimembranze sugli amori infelici o contrastati della letteratura.
Ciascuno è solo sul cuore della terra. Ma questo cuore pulsante continua a far scorrere linfa, e a quella linfa occorre abbeverarsi, sperando e sognando.
Quella decina di passanti blocca lo scorrere della propria vita per salvarne una, narrando piccoli aneddoti di ordinaria quotidianità, solitudini e frustrazioni che attraversano tutte le classi sociali. La ricca borghese che ha tutto ciò che si può desiderare ma anche qualcosa che non è desiderabile e che riesce a confessare solo a sconosciuti incontrati per caso. La donna che esercita il mestiere e si offre di consolare l’aspirante suicida. La creativa che progetta case confortevoli e lancia stoccate velenose al colosso svedese che ha omologato le abitazioni, ed ha all’anagrafe un nome maschile. L’avvocato che si sente ancora impregnato dell’odore del pesce della bottega paterna, il professore, il meccanico, il povero di spirito che ha paura delle donne, la fruttivendola che offre una cassetta di frutta mentre si sfoga degli stenti a causa del marito disoccupato. Perfino il militare che crede di riconoscere nell’uomo-uccello il suo amante clandestino di un amore inconfessabile.
Ferite, segreti, aspirazioni, delusioni, traumi, infelicità, si mescolano sulla piazza in una catarsi liberatoria che alleggerisce l’anima e invia al cielo un messaggio di ottimismo.
Quando l’assembramento si disperde e ognuno si reimpossessa della propria vita, l’inaspettato finale è della ragazza travestita da mendicante che, staccata dal contesto, lanciava invettive ed anatemi. E intanto si diffondono le note e le parole della canzone di Rino Gaetano che descrive il crogiuolo di umanità, dall’operaio all’intellettuale, dal ruffiano al raccomandato, dal fallito all’uomo di successo, brulicante sotto il cielo sempre più blu che sovrasta le miserie umane.
Claudio Boccaccini firma la regia, e con l’eteronimo di Steve Karenne anche il testo, amalgamando una polifonia di voci e di anime che si intrecciano con naturalezza, creando un’empatia collettiva che dà allo spettatore la sensazione di trovarsi a un crocicchio ad ascoltare i commenti estemporanei sulla difficoltà del vivere, con qualche incursione nell’attualità politica e sociale commentata con battute caustiche.
Contribuiscono all’effetto corale le scene di Alessandro Chiti, i costumi di Lucia Mirabile, le luci di Carlo Galleasso e gli affiatati interpreti: Silvia Brogi, Marco Cavallaro, Maurizio D’Agostino, Felice Della Corte, Fabrizio Gaetani, Caterina Gramaglia, Vanina Marini, Silvia Mazzotta, Francesca Nunzi, Tiziana Sensi, Tonino Tosto e Marina Vitolo.
Con questo lavoro Boccaccini attraverserà l’estate, ripartendo con fiducioso ottimismo dopo lo stallo culturale di oltre un anno di pandemia, suggerendo di volgere lo sguardo all’altro, in alto. Perché il cielo è sempre più blu. Per chiunque lo voglia guardare.