Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il CRRI (Centro di Ricerca Castello di Rivoli) presentano la mostra A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita che indaga la figura di uno dei più importanti storici dell’arte, critici e curatori contemporanei, Achille Bonito Oliva (Caggiano, 1939).
Dopo la mostra dedicata ad Harald Szeemann nel 2019, organizzata in collaborazione con il Getty Research Institute di Los Angeles, la mostra dedicata ad Achille Bonito Oliva costituisce il secondo capitolo del grande progetto dedicato dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e dal CRRI ai più autorevoli curatori d’arte contemporanea del XX e XXI secolo.
A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita è stata sviluppata curatorialmente da Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI sulla base di un concetto di Carolyn Christov-Bakargiev e Achille Bonito Oliva, con un Comitato scientifico composto da Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Museo, e Cecilia Casorati, Laura Cherubini, Stefano Chiodi, Paola Marino, storici dell’arte e curatori che negli anni hanno seguito con particolare attenzione la ricerca e l’attività saggistica e espositiva di Achille Bonito Oliva.
La mostra raccoglie opere d’arte, documentazione di allestimenti, materiale d’archivio e una grande selezione di materiali televisivi gentilmente concessi da RAI Cultura/RAI 5 in collaborazione con Rai Teche. Tra le più recenti partecipazioni mediatiche del critico d’arte è la conversazione di Bonito Oliva con Harry Styles commissionata da GUCCI per GucciFest.
Tra i capolavori in mostra figura l’opera Primo piano labbra (1965) di Pino Pascali presente nella prima mostra del curatore alla Libreria-Galleria Guida a Napoli nel 1966. In mostra anche il capolavoro Lo Spirato (1968-73) di Luciano Fabro presente in Contemporanea nel 1973, oltre a una serie di importanti opere della Transavanguardia tra le quali Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro (1977) di Mimmo Paladino, Cani con la lingua a spasso (1980) di Enzo Cucchi, Sinfonia incompiuta (1980) di Sandro Chia, Il cerchio di Milarepa (1982) di Francesco Clemente e Testa dell’artista cosmico a Torino (1984-85) di Nicola De Maria. In mostra anche La Luna (1968) di Fabio Mauri esposto in Vitalità del negativo, 1970; Metrocubo d’Infinito (1966) di Michelangelo Pistoletto e Articolazione totale (1962) di Francesco Lo Savio esposti in Minimalia nel 1997-99, nonché TV-Buddha Duchamp-Beuys (1989) di Nam June Paik presente nella mostra Tribù dell’Arte, 2001. Di particolare interesse anche Fountain (1917-64) di Marcel Duchamp.
“Achille Bonito Oliva inaugura una figura di curatore particolarmente espressivo, istrionico, sperimentale, al contempo enciclopedico e comportamentale”, afferma il Direttore del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, “compagno di strada degli artisti, in netto contrasto con le figure dei critici d’arte tradizionali che, prima di lui e della sua generazione, realizzavano mostre basate su presunti criteri scientifici di selezione e interpretazione. Achille è narcisista ma non vanitoso, una creatura straordinaria e intelligentissima”.
In occasione della mostra, Achille Bonito Oliva ha donato al CRRI il proprio archivio personale, mettendo a disposizione degli studiosi nazionali e internazionali il prezioso patrimonio intellettuale da lui costruito da oltre sessant’anni, con i primi scritti adolescenziali fino ai materiali più recenti. L’archivio di Achille Bonito Oliva sarà per la prima volta studiato, mostrato e pubblicato in questa occasione.
“È stata una continua scoperta e un grande privilegio” afferma Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI “dedicarmi in questi due anni allo studio di un archivio ancora inedito quale quello che ricostruisce gli oltre sessant’anni di attività critica ed espositiva di Achille Bonito Oliva. La nostra mostra è una pietra miliare nell’ambito della programmazione del Castello di Rivoli e del suo CRRI dedicata ai più grandi curatori del XX secolo”.
A partire dalla sua formazione e attività nell’ambito della poesia visiva e delle cosiddette “Neoavanguardie” linguistiche e letterarie della fine degli anni Sessanta, nei suoi successivi progetti Bonito Oliva ha posto in relazione tra loro alcuni dei più importanti artisti della seconda metà del XX secolo contribuendo a definire linee di ricerca radicali quali, alla fine degli anni Settanta, quelle afferibili alla Transavanguardia italiana, ponendole in relazione dialettica con le ricerche del decennio precedente, fra cui l’Arte povera e l’Arte concettuale, e sostenendo riletture raffinate ed eterodosse quale quella del Manierismo italiano e europeo. Con il suo libro del 1976 L’ideologia del traditore. Arte, maniera e manierismo, Bonito Oliva ha analizzato come, dopo il Rinascimento, il Manierismo abbia attuato un passaggio dal principio della creazione a quello della citazione, quale risposta da parte dell’artista alla crisi della sua epoca: l’artista ha perso la sua centralità rinascimentale ed è diventato una figura laterale. Questo ricorda la figura del traditore che guarda il mondo, e non lo accetta, vorrebbe cambiarlo ma può agire solo nello spazio della riserva mentale. Un simile principio corrisponde alla crisi ideologica, economica, politica e sociale della fine degli anni Settanta del XX secolo, e che Bonito Oliva pone quindi alla base anche della sua teorizzazione della Transavanguardia nel 1979.
Nella sua attività, la scrittura critica e quella espositiva, l’invenzione curatoriale e la provocazione intellettuale costituiscono un unicum dinamico caratterizzato dalla costante relazione fra parola e immagine, comportamento e comunicazione, e dall’attenzione alla crescente trasversalità nomadica dell’arte, come della vita.
Attraverso la presentazione di una molteplicità di materiali d’archivio (cataloghi, libri d’artista, inviti, brochure, cartelle stampa, progetti e immagini di allestimento, corrispondenze private, registrazioni di trasmissioni televisive, documentazioni fotografiche e video e un’ampia parte della biblioteca personale, provenienti dall’Archivio di Bonito Oliva e da altri Archivi istituzionali e privati) A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita intende celebrare l’importanza di Bonito Oliva anche per l’affermazione del ruolo del curatore nell’ambito dell’arte contemporanea e, più in generale, mira a costituire il composito ritratto di una figura di intellettuale propositivo che ha superato le limitazioni delle strutture accademiche e ridefinito i campi e gli strumenti d’indagine della curatela nell’ambito della riflessione e produzione artistica contemporanea, divenendo una delle figure cardine della storia dell’arte del XX e XXI secolo.
Ripercorrendo la vasta attività curatoriale, teorica e comportamentale di Bonito Oliva la mostra A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita è articolata su tre livelli fra loro interconnessi, ognuno dei quali corrisponde a un importante aspetto del poliedrico operato del critico e del curatore:
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La curatela delle mostre (ricostruzione delle principali mostre tematiche, selezionate dal
curatore stesso). Le mostre ricostruite in questa sezione sono: Amore mio, 1970; Vitalità del
negativo, 1970; Contemporanea, 1973-74; per la Transavanguardia Opere Fatte ad Arte, 1979; Le
Stanze, 1979; Aperto ’80, 1980 e Avanguardia Transavanguardia, 1982; nonché Ubi Fluxus ibi motus, 1990; Punti Cardinali dell’Arte – XLV Biennale di Venezia, Biennale di Venezia, 1993; Minimalia, 1997; Le Tribù dell’Arte, 2001. -
L’enciclopedica scrittura saggistica e lo spazio privato (affidata alle sue più importanti pubblicazioni così come a un vasto materiale inedito);
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L’espressione comportamentale e lo spazio pubblico (attività per la radio, il cinema e, soprattutto, la televisione, ma anche i progetti per giornali e riviste, le onorificenze e gli strumenti atti a definire un vero e proprio culto della propria personalità, che ne definiscono la dimensione autonoma di personaggio pubblico).
In occasione della mostra sarà edito dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Skira un catalogo scientifico bilingue (italiano/inglese) introdotto da un saggio di Carolyn Christov-Bakargiev e da un’intervista fra Achille Bonito Oliva e Hans Ulrich Obrist. Saranno inoltre pubblicati saggi inediti di Marcella Beccaria, Andrea Viliani, Cecilia Casorati, Laura Cherubini, Clarissa Ricci, Stefano Chiodi, Andrea Cortellessa, Carlo Falciani e Paola Marino. Integreranno il volume e schede dedicate alle mostre principali curate da Bonito Oliva, e un’estesa bio-bibliografia e cronologia ragionate.
Per l’occasione la maison GUCCI ha appositamente realizzato le divise destinate agli “angeli custodi” della mostra, cioè il personale del Museo che accoglie i visitatori nelle sale e custodisce le opere esposte nel “teatro” della mostra. Come dei giardinieri di un parco immaginario, gli abiti verde salvia dei custodi, chiamati “jardiniers du théatre”, segnalano il percorso della mostra in un accompagnamento creativo che ribalta il tradizionale rapporto tra museo e sponsor. Qui il main sponsor collabora alla scena della mostra, valorizzando i lavoratori essenziali, ma spesso invisibili, del mondo dell’arte. Il progetto prende spunto dalla sfilata di febbraio 2020 quando Alessandro Michele, direttore creativo di GUCCI, e il suo team, indossavano uniformi mostrando al pubblico il lavoro di backstage del défilé in occasione della presentazione della collezione “The Ritual”.