Erano i primi anni ’80, ed io matricola varcavo la porta dell’Istituto d’Arte P.Toschi a Parma. Guardando gli studenti veterani con quell’aria artistoide che presagiva già per alcuni di loro un roseo futuro da grafici o pittori, e il nutrimento arrivava dai professori mentori ed artisti capaci di tramandare il sapere e la passione, come attraverso la ricca e nutrita biblioteca e il Museo Bodoniano nel palazzo della Pilotta adiacente ai locali della scuola. In questa atmosfera Flavio Campagna in arte KAMPAH, classe ’62, si preparava a spiccare il volo in grande stile, con uno jété, direi in termini di danza, mio strumento per anni, di comunic-Azione non verbale, prima di approdare alla scrittura.
Spesso l’urgenza di comunicare, non ti chiede con quale modalità farlo, si palesa davanti e bisogna essere in ascolto per saper cogliere il segnale. Questo è quanto è accaduto all’uomo Flavio divenuto brand di se stesso nel mondo, con l’acronimo KAMPAH…” con l’H, mi ricordava sempre!… nel confezionare gli articoli.
Solo negli ultimi anni ri-trovato sul mio cammino. Perché in fondo tutto torna. Lui stesso, pur essendo cittadino del mondo, era tornato alle sue origini, al suo quartiere Inzani, oltre torrente a Parma, che ha dato i natali a tanti personaggi, nel panorama politico, letterario, sportivo e del cinema, riprodotti in una sua opera materica “Opera Viva”, omnia del locale che la ospita.
Una leggenda, il gota della Visual Art Graphic Design, KAMPAH, vibrante in ogni continente, da Oriente ad Occidente, India, Australia, Los Angeles, N.Y., Londra, spaziando dalla pubblicità, al cinema, ai video clip musicali, vedi il celeberrimo per gli U2, agli spot pubblicitari, come l’opera per la Cherry Coke che si trova al MOMA, e la collaborazione per la copertina del disco di David Bowie.
La sua smisurata libertà ed apertura mentale, era nell’equazione matematica delle regole che l’arte gli aveva insegnato, nello specifico, nella scelta del carattere maiuscolo stampatello del Bodoni, che lo ha contraddistinto nel suo incedere come street artist, fino ad oggi, con la tecnica degli stencil, quale segno distintivo del suo lavoro.
La sua risata sincera, grassa e istintiva, incontrava e faceva incontrare, meglio se a tavola, davanti ad un buon piatto e un bicchiere di vino. Così ho amabilmente conversato, ospiti insieme a Castelsardo, del suo amico di sempre, Emiliano, in un’atmosfera internazionale, tra il mio inglese maccheronico, votato al francese, e commensali provenienti da ogni dove, mentre lui, con lo scooter on the road, si preparava a raggiungere la Sicilia per un lavoro artistico commissionato.
Inebriarsi, quindi dei racconti e scambiare esperienze, era la prelibatezza finale oltre il dessert che non ti aspettavi ma che arrivava a sorpresa, per condividere insieme l’attimo, il qui e ora, sua filosofia di vita. Un’anima, curiosa, fluttuante e danzante, nello spirito per questo pensava ed agiva in “largo”, non in grande, incontrando culture altre, perché è nelle sue volontà, nelle parole del video che ha lasciato nel ricovero ospedaliero, che riassume il suo concetto di demiurgo, l’essere Artista e uomo….
KAMPAH….”Non c’è la vita, non c’è la morte…non voglio un funerale, ma voglio una festa…Una cosa importante è che noi siamo parte di una cosa unica….non siamo niente senza l’Universo…
Nel testo della canzone di David Bowie, “Space Oddity”, stranezza spaziale, il rispecchiamento del suo essere libero, per cavalcare le onde, magari con la sua camicia hawaiiana, è attinente più che mai…perché oggi, lontano, sopra al mondo, guardando il pianeta terra blu, la sua astronave, sappia dove andare…(parafrasando il testo). Buon viaggio nel firmamento dei colori, Flavio KAMPAH Campagna!