Sabato 18 settembre ore 21 a Jesi per il XXI Festival Pergolesi Spontini arriva l’arte del Corno da Caccia, riconosciuta dall’Unesco “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”. Al Teatro Pergolesi per la prima volta si esibisce l’Orchestra barocca dell’Accademia di Sant’Uberto e il suo Equipaggio della Regia Venaria, con i suonatori della Palazzina di Caccia di Stupinigi che fu dei Savoia.
Il patrimonio culturale non è solo monumenti e collezioni di oggetti ma anche tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati, e tra esse anche le arti dello spettacolo. La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra.
Per questo, dal 2003, l’Unesco ha istituito una apposita lista dedicata al Patrimonio Immateriale dell’Umanità, all’interno del quale figurano 14 arti italiane, dall’Opera dei pupi siciliani al canto a tenore sardo, dall’arte della falconeria a quella del pizzaiolo napoletano. L’ultimo riconoscimento arrivato è stato nel 2020, all’Arte musicale dei suonatori di corno da caccia visto come elemento transnazionale (comprendente non solo l’Italia ma anche il Belgio, la Francia e il Lussemburgo). La candidatura, partita nel 2014 dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi che fu dei Savoia, ha avuto come anima l’Accademia di Sant’Uberto e il suo Equipaggio della Regia Venaria, nel Torinese.
Al XXI Pergolesi Spontini Festival arriva l’evento che celebra “La magnifica storia del corno da caccia” con un concerto al Teatro Pergolesi di Jesi, sabato 18 settembre ore 21. Protagonisti sono i suonatori grazie al quale è arrivato in Italia il riconoscimento Unesco dell’arte musicale dei Suonatori di Corno da Caccia, Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Suonano l’Orchestra barocca dell’Accademia di Sant’Uberto e l’Equipaggio della Regia Venaria – Suonatori di corno da caccia con la direzione di Alberto Conrado. Le due formazioni, legate l’una all’altra, hanno sede legale a Stupinigi, ed operativa-musicale alla Reggia di Venaria, due luoghi che sottolineano il legame storico del suono del corno con le corti europee.
L’evento è in collaborazione con il Club delle Balette, associazione tra le città di Jesi, Urbino e Mantova dove sono state ritrovate le “balette”, antenate delle palline da tennis.
Il riconoscimento Unesco (17-12-2020) dell’Arte musicale dei suonatori di Corno da caccia (attuale trompe d’Orléans in Re) quale “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”, salvaguarda e valorizza una tradizione musicale esecutiva che merita di essere divulgata in tutte le sue declinazioni e ritrasmessa in altri territori, per riscoprire antichi legami e avviare nuovi progetti di sviluppo. Per la prima volta dal riconoscimento Unesco, il suono del corno da caccia si diffonde oltre i confini del Piemonte, dove è di casa nelle residenze sabaude e approda a Jesi dove il corno da caccia è presente negli affreschi della Galleria di Palazzo Pianetti. Il programma propone un excursus storico della pratica dello strumento alternato da altri brani del repertorio barocco, che spazia dall’impiego “en plein air” per l’arte venatoria di corte all’intrattenimento e al teatro; le musiche sono di Georg Philipp Telemann, Jean-Baptiste Prin, Hans Friedrich Von Fleming, Marc-Antoine De Dampierr, Georg Friedrich Händel, Gaetano Pugnani, Antonio Vivaldi, Johann David Heiniche.
Dopo il concerto al Teatro Pergolesi, “La magnifica storia del corno da caccia” sarà anche un dialogo ed un incontro con studenti delle scuole secondarie ad indirizzo musicale, domenica 19 settembre ore 10,30 presso la Galleria di Palazzo Pianetti, per scoprire la storia di questo strumento reale presente tra gli stucchi della Pinacoteca Civica. L’incontro è in collaborazione con l’Accademia di Sant’Uberto di Torino.
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