Alla Braidense in mostra oltre 100 opere che raccontano l’evoluzione della conoscenza e i rapporti culturali dell’Europa con il Vicino e Medio Oriente.
La Biblioteca Braidense prosegue la presentazione delle sue collezioni storiche che puntano a valorizzare il suo preziosissimo e vastissimo patrimonio libra- rio. Dopo le esposizioni dedicate all’Egitto, alla Cina e al Giappone del 2015, 2018 e 2019, dal 7 ottobre al 13 novembre 2021 la rassegna “La lingua araba e l’editoria come luogo di incontro dal XVI al XVIII secolo” vedrà esposte al pubblico opere che raccontano l’evoluzione della conoscenza e i rapporti culturali dell’Europa con il Vicino e Medio Oriente.
Attraverso 85 testi della Braidense, 8 volumi che arrivano da importanti bibliote- che italiane e 12 opere provenienti da collezione privata, la mostra presenta alcune imprese intellettuali ed editoriali europee che hanno avvicinato la cultura araba del Mediterraneo dal XIV secolo fino alla fine dell’Ottocento. Dalle traduzioni latine dai testi arabi che hanno raccolto l’eredità della medicina e delle scienze naturali greche ai racconti di viaggio in Terra Santa alle prime grammatiche arabe per occidentali, fino alle traduzioni dai libri liturgici e dai libri sacri delle Chiese cristiane siriache e maronite all’inizio del XVI secolo, la rassegna ha come obiettivo di mostrare il pun- to di contatto tra l’Occidente e il mondo arabo: un incontro che mette in risalto la competizione ma anche la condivisione di pensieri che testimoniano la ricchezza della nostra cultura. Se da una parte infatti troviamo la competizione nelle traduzioni arabe dei testi religiosi che avevano come fine l’evangelizzazione dall’altra è “evidente la condivisione nelle opere dove i pensieri, gli studi e le analisi si sono intrecciati nei secoli.
Una mostra – afferma James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense “che oltre a raccontare una storia importante sulla lingua,
la letteratura e le biblioteche è una rassegna sulla traduzione, non solo nel senso stretto di rendere un testo in una lingua comprensibile in un’altra, ma nel senso piùampio della parola latina translatio – portare attraverso – attraversare i confini, nel nostro caso, quelli della cultura, della religione e della geografia”.
La rassegna esplora i molti e differenti modi in cui la parola araba è stata contenuta e incanalata, creando allo stesso tempo un ponte verso le culture del Medio Oriente. Sarà così possibile ammirare le prime traduzioni italiane del Corano, la stampa di li- bri liturgici e catechismi in lingua araba realizzati per le missioni in Oriente promos- se da Gregorio XV all’inizio del Seicento, per arrivare, in età illuministica, alla prima traduzione moderna in latino del Corano, esordio degli studi moderni di arabistica, pubblicata nel 1698 da Ludovico Marracci con un’intera sezione dedicata agli studi più recenti e delle traduzioni moderne in italiano del testo sacro dell’Islam. Oltre ai rarissimi volumi, la mostra è caratterizzata anche dall’esposizione di oggetti islamici del periodo mamelucco (Siria e Egitto XIV-XVI secolo) e Safavide (Iran XVII-X- VIII secolo) con scritte in caratteri arabi provenienti da collezione privata. A cura di Aldo Coletto e Marina Zetti, la rassegna si avvale della curatela scientifica di altissimo livello per le sue varie sezioni: Amos Bertolacci (IMT Scuola Alti Studi Lucca), Alexander Bevilacqua (Williams College, Massachusetts), Paolo Luigi Branca (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Marco Galateri di Genola (bibliofilo, collezionista e presidente di varie associazioni e fondazioni di promozione culturale), Patrizia Piacentini (Università degli Studi di Milano), Paolo Sachet (IHR/ Université de Genève).
IL PERCORSO DELLA MOSTRA
Le varie sezioni della mostra accompagnano il visitatore in un percorso articolato nel quale avrà modo di conoscere antichi manoscritti del Corano, opere di confu-tazione e di conoscenza che vennero pubblicate per secoli in Occidente e infine le traduzioni moderne in italiano. Si potranno ammirare le prime opere a stampa in Occidente del Corano, le prime grammatiche arabe per occidentali realizzate gra- zie anche all’affermazione della Riforma protestante che diede forte impulso allanascita di stamperie, le traduzioni in arabo dai libri liturgici e dai libri sacri delle Chiese cristiane siriache e maronite all’inizio del XVI secolo e la prima traduzione italiana del Corano. Seguendo un ordine cronologico, l’esposizione mostra la stampa di libri liturgici e catechismi in lingua araba realizzati per le missioni in Oriente pro- mosse da Gregorio XV all’inizio del Seicento con l’istituzione della Congregazione De Propaganda Fide, ma ancora prima gli splendidi testi della Tipografia Medicea fondata dal Cardinale Ferdinando De Medici alla fine del Cinquecento, con l’obiettivo di stampare testi religiosi e grammatiche nelle lingue orientali specialmente in arabo. Le traduzioni latine dai testi arabi che hanno raccolto l’eredità della medicina e delle scienze naturali greche vengono rappresentate nelle 4 sottosezioni: filosofia, scienze esatte, scienze occulte e medicina. Sarà possibile anche una riflessione sul ruolo dell’Islam nel pensiero illuministico partendo dal manoscritto della prima traduzione moderna in latino del Corano pubblicata nel 1698 da Ludovico Marracci e i resoconti della spedizione danese in Arabia guidata da Carsten Niebhur.
La ricchezza delle collezioni della Biblioteca ha consentito di approfondire la com- plessità e la varietà delle provenienze dei libri che le compongono come i corani manoscritti esposti nella prima sezione che giungono in Braidense nel 1923 per un sequestro operato dalla Soprintendenza delle Belle Arti, mentre il fondo Gesuita ha fornito la documentazione per la sezione della mostra curata dal Professor Paolo Sachet sulla tipografia in arabo e gli studi filologici delle lingue orientali nel XVI se- colo (catechismi, libri liturgici e di confutazione anti musulmana di parte cattoli- ca stampati in Italia o in Francia e opere pubblicate dalle stamperie della Europa protestante). Nella biblioteca del medico bernese Albrecht Von Haller, acquistata dall’Imperatrice Maria Teresa per completare la biblioteca con le opere di scienza che le mancavano, il Professor Amos Bertolacci, curatore della sezione della mostra dedicata alla ricezione rinascimentale di filosofia e scienza arabe, ha trovato i libri di medicina, matematica, scienze naturali e filosofia tradotti dall’arabo e pubblicati fino a tutto il Cinquecento. Dallo stesso Fondo Haller è affiorata una raccolta di libri danesi da cui il Professor Alexander Bevilacqua ha ripreso, per la sezione “Islam e Illuminismo”, le relazioni di Carsten Niebuhr dal viaggio in Arabia finanziato dal re di Danimarca alla ricerca delle fonti della Bibbia ebraica. Dalla Biblioteca della Reale Zecca, fondata a fine Settecento e poi confluita nelle raccolte Braidensi nel 1869, provengono, oltre al trattato sulle monete arabe di Al – Makrizi, la veduta del mercato di Boulaq esposta dalla Professoressa Piacentini per la Sezione della mostra dedicata alle donazioni del Console Giuseppe Acerbi. A questa sezione, dedicata ai manoscritti cristiani in arabo delle missioni francescane ad Aleppo e di cui fa parte il codice di Ibn Khaldun, apprezzato scrittore magrebino del XIV secolo di questioni politiche ritenuto superiore a Machiavelli ha collaborato frà Mamdouh Chéhab ofm, professore di Liturgia copta al Pontificio Istituto Orientale di Roma, e di testi cristia- ni in arabo alla Dar Comboni Institute del Cairo. La storia delle traduzioni moder- ne in italiano del Corano, esaminate per questa mostra dal Professor Paolo Branca, si è potuta ricostruire in gran parte sulle edizioni milanesi depositate in Braidense in osservanza agli obblighi del deposito legale, assegnato alla Braidense dalla fine del Settecento ad oggi, confermando così l’importanza della Biblioteca anche per la storia recente della cultura nazionale. La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Scalpendi che mostrerà le immagini di tutti i volumi esposti e per ogni se- zione ci sarà un saggio dei curatori che illustrerà i vari contenuti.
LA SFIDA DELLA TRADUZIONE di James M. Bradburne
Se parlassimo una lingua diversa, percepiremmo un mondo diverso
Ludwig Wittgenstein, Indagini filosofiche
Siamo nati senza linguaggio, ma siamo nati nel linguaggio. L’obiettivo generale del neonato non è semplicemente quello di sopravvivere, ma di creare signifi- cato, di imparare a sopravvivere. Poiché siamo legati insieme dal linguaggio e
dalle sue convenzioni, partecipiamo a un’entità collettiva, uno sciame in cui molte- plici interazioni sorgono continuamente per stabilizzare la corrispondenza tra i suoni che emettiamo e le azioni che ne derivano, anche se queste ‘azioni’ hanno la qualità di emozioni, pensieri, desideri e idee. Il linguaggio è in continua evoluzione e altamente fluido, poiché i significati vengono rinegoziati attraverso l’uso da parte di comunità di parlanti – nonostante grammatiche e dizionari è estremamente difficile contenere la natura liquida del linguaggio e del discorso. Come sostiene Wittgenstein, una parola è come viene usata. Le parole che usiamo danno forma ai mondi in cui viviamo. La mostra “Competizione e condivisione. La lingua araba e l’editoria come luogo di incontro dal XVI al XVIII secolo” racconta una storia importante sulla lingua, la letteratura e le biblioteche. Soprattutto è una mostra sulla traduzione, non solo nel senso stretto di rendere un testo in una lingua comprensibile in un’altra, ma nel senso più ampio della parola latina translatio – portare attraverso – attraversare i confini, nel nostro caso, quelli della cultura, della religione e della geografia. In questo caso, è la forma scritta della lingua stessa che attraversa il confine, la scrittura araba, la lingua in cui Mohamed ha trascritto la parola di Dio. Il Corano, insieme alla Bibbia, è uno dei testi più diffusi al mondo, prima memorizzato, poi manoscritto e infine stampato. Il Corano non è paragonabile ai Vangeli, ma alla figura di Cristo: come il Verbo divino si è incarnato in Cristo, così il Corano è l’autentica e diretta “parola di Dio”, resa prima in suoni e poi in scrittura araba, in forma rima e ritmica, nella lingua araba classica.
Con la lingua in cui Dio si esprimeva è arrivata la cultura islamica – creativa, inno- vativa, ricca di letteratura e di scienza. La parola “islamico” si riferisce a una civiltà piuttosto che a una religione. La “civiltà islamica” era l’ambiente in cui musulmani, ebrei e cristiani potevano vivere e lavorare insieme, e in cui si discuteva delle diffe- renze di opinione; la loro convivencia non era sempre un piacere per tutti gli inte- ressati, ma in generale funzionava meglio secoli fa che adesso. Per esempio, la Casa della Sapienza fece parte del grande movimento di traduzione che ebbe luogo du- rante l’epoca abbaside, traducendo opere dal greco e dal siriaco all’arabo, il che die- de impulso a una grande quantità di ricerche originali nel mondo islamico, che aveva accesso a testi da fonti greche, persiane e indiane. La Casa della Saggezza fu resa possibile dal consistente flusso di studiosi arabi, persiani e altri del mondo islamico a Baghdad, a causa della posizione della città come capitale del califfato abbaside. Il nome iniziale della biblioteca, Khizanat al-Hikma (letteralmente, “Magazzino della Saggezza”), deriva dalla sua funzione di luogo per la conservazione di libri rari e po- esia, una funzione primaria della Casa della Saggezza fino alla sua distruzione. Allo stesso modo, l’obbligo dei musulmani di pregare a orari specifici in una direzione specifica ha dato origine a una letteratura sostanziale durante il periodo tra il 750 e il 1900 circa. Le prescrizioni erano interpretate dagli astronomi, che proponevano soluzioni matematiche, e dagli studiosi di diritto religioso, che proponevano solu- zioni non matematiche. Questa dicotomia tra scienza matematica e scienza popolare non è nota per aver portato ad alcuna disputa. Quindi, lungi dall’essere un semplicecondotto della scienza greca verso l’Occidente, i testi islamici portarono con sé una ricchezza di ricerche e idee originali, e inevitabilmente di cultura.
L’arrivo della cultura islamica insita nei testi arabi ebbe implicazioni sia positive che negative per la cultura del Rinascimento. Nella prima metà del 500, la Chiesacattolica era contemporaneamente confrontata con gravi problemi che mettevano a rischio la sua esistenza millenaria. I suoi principali problemi erano come limitare l’espansionismo islamico in tutto il Mediterraneo dopo la caduta di Costantinopoli nel 1483, come assicurare la sopravvivenza delle comunità cristiane in Medio Orien- te e Nord Africa alla luce del peggioramento delle relazioni con la Chiesa bizantina, e soprattutto come affrontare la sfida creata dalla Riforma protestante proclamata da Lutero nel 1517, con le sue implicazioni rivoluzionarie che stavano per scatenare se- coli di lotte religiose e politiche. Tutto ciò rese la lingua araba e la cultura che portava con sé un territorio altamente contestato. Il rischio di contaminazione era sempre presente e doveva essere affrontato con attenzione..
La storia della lingua araba, della traduzione di testi arabi e della loro diffusione nell’Europa rinascimentale è una storia di tolleranza, innovazione e creatività, ma anche di provocazione, appropriazione e resistenza. Alla fine, la parola aveva un potere che non poteva essere contenuto, e i suoi principali complici erano studiosi, stampatori, case editrici e biblioteche. Allora come oggi, la parola è volatile, sov- versiva e potenzialmente rivoluzionaria. Questa mostra esplora i molti modi in cui la parola araba è stata contenuta e incanalata, creando allo stesso tempo un ponte verso le culture del Medio Oriente.