Di e con Laura MoranteChiara Catalano (voce e pianoforte)scene Luigi Ferrignocostumi Agata Cannizzaromusiche Mimosa Campironiluci Tommaso Toscanoregia Daniele Costantiniproduzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamoin coproduzione con Fondazione Teatro della Toscanafoto di scena Filippo Manzini
Sarah Bernhardt, interpretata da Laura Morante, a due passi dal camerino di Eleonora Duse, sembra davvero essere stata riportata in vita, caricando il teatro di un’atmosfera spiritica che possiede interamente le scenografie, gli straordinari costumi, la silenziosa platea assorta, catturata nel cerchio magico di una complessa e articolata partitura.
Una drammaturgia attenta, lirica, accompagnata al piano dalla talentuosa Chiara Catalano e modulata, accuratamente, secondo i brani umorali e altalenanti della vita del personaggio, impressionato, come in una pellicola d’altri tempi, dalla luce di una autentica atleta della storia del cinema e del teatro contemporaneo.
La narrazione di fatti accaduti ha qui, in dote, la straordinaria capacità di riesumare uno stato panico antico, appartenuto sicuramente alla Bernhardt e ritrovato, rintracciato dove era andato perso, nelle sepolte profondità, dall’eroica Morante, che si misura con la grandezza del mito, per sottrarlo alla sua fredda icona e riscaldarne ancora la ragione, il cuore.
Un profondo studio fatto di ascolto, di profanazione della leggenda, di empatiche percezioni, racconta una diva combattuta tra le malie e le superstizioni, tra la paura della morte e la folle inconsistenza del gioco, tra il delirio di onnipotenza narcisistico e la penombra rituale e mistica, di una personalità abbandonica. Ecco di cosa è fatto quell’inesauribile potere seduttivo che ha conquistato un secolo: di una disperata ricerca di identità, di un poetico viaggio errante da maschera a maschera, da pubblico a pubblico, da storia a storia, da amante ad amante, nel tentativo estenuante di contenere, tracciare, dare sembianze a quell’esistenza in cui nessuno aveva veramente creduto.
Lo mette a nudo la Morante, mostrando e dimostrando il retroscena spoglio della sontuosità esibita e il lutto profondo di ogni vita inquieta, mai colma, mai sazia di spietato e sanguinoso sacrificio.
Sono le mancanze le risorse vitali dell’arte.
Ines Arsì