Giorno di scrutinio in un istituto romano di periferia. La biblioteca è inagibile per infiltrazioni d’acqua e l’uso della palestra costringe gli insegnanti a sostituire le calzature con le scarpe da ginnastica per non danneggiare il linoleum. In questo inusuale scenario si anima il microcosmo di professori assuefatti a piccoli giochi di potere, invidie, maldicenze, piccinerie, vanterie, opportunismi, frustrazioni e inadeguatezze.
Due gli eventi che scoperchiano il vaso di Pandora con fuoriuscita di una sequela di accuse, sospetti e dicerie. La relazione sulla gita scolastica (alias viaggio di istruzione) a Verona e una lettera anonima pervenuta al preside.
La prima scatena le accuse di ciascuno contro tutti di scarsa vigilanza sugli scalmanati alunni dai comportamenti anarchici come quello di chi abbandona i compagni durante una sosta per aggregarsi a un altro gruppo scolastico in gita verso Aosta, con la tacita accondiscendenza di qualche professore buontempone.
La seconda è il ghiotto argomento di chiacchiericcio sulla presunta liaison fra il prof. di lettere Cozzolino e quella di matematica Baccalauro, insoddisfatti delle loro vite familiari. Il contenuto della lettera, attribuita a qualche alunno vendicativo, viene divulgato dall’incauto preside ‘in confidenza’ a tutto il pettegolo corpo insegnante.
In questo crogiolo di ciacole, frustrazioni e valutazioni del curriculum scolastico manipolate appellandosi a pseudo doveri morali, emergono tipi umani di mediocre levatura.
La Baccalauro reagisce nervosamente e calibra compulsivamente i voti sul registro per tentare qualche salvataggio in extremis; Cozzolino usa il bilancino dell’equità e del buonismo; la Mortillaro annega i propri fallimenti nella bottiglia e, dimenando la testa scarmigliata, si rifiuta di farsi corrompere sostenendo che i ‘beduini’ non vanno aiutati perché ‘c’è chi nasce per studiare e chi per zappare’; la Alinovi tenta di porre fine alla solitudine dispensando bibite; padre Mattozzi viene deriso e scansato perché maleodorante e Cirrotta si atteggia a sciupafemmine corteggiando colleghe e studentesse con la esibita tracotanza di chi esercita una seconda professione che lo eleva economicamente.
Il consiglio di classe è coordinato da un preside inetto, pavido e incolto che storpia le parole, non coglie il senso di battute, allusioni e citazioni e raccomanda di ‘non fare poesia’.
A questa stravagante congrega, su cui aleggia il fantasma della prof. Serino morta da mesi, sono affidati i destini della classe nel corso di un caotico confronto che mescola aspetti scolastici ed umani, ritorsioni, acredine e mercanteggio dei voti.
Qualcuno bisognerà pur bocciare, ne basta uno: il solito Cardini che esprime il suo disagio esistenziale facendo ‘la mosca’.
L’allestimento è tratto dal libro ‘Ex cathedra’ del 1992 di Domenico Starnone che costituisce un fermo immagine della sua esperienza di insegnante in quegli anni, da cui Daniele Luchetti nel 1995 ha tratto la fortunata versione cinematografica ‘La scuola’ con Silvio Orlando e Anna Galiena.
La realtà del sistema scolastico descritto dall’autore trent’anni fa non si discosta molto da quella odierna, e l’umorismo tagliente scatena in platea risate e cenni di assenso.
La regia di Claudio Boccaccini enuclea le problematiche con una rappresentazione grottesca che acuisce i profili farseschi di ogni tipo umano frustrato e disilluso come educatore, e ne accentua i tic caratteriali e comportamentali con un occhio burlesco e canzonatorio che, non attenuandone la gravità, crea situazioni spassose di cui ridere con indulgenza e amarezza, come ci ricorda la locuzione latina ‘Castigat ridendo mores’ perché la funzione della commedia e della satira è fustigare i costumi per moralizzarli.
Affiatato e incisivo il cast in una prova corale di notevole efficacia con Gaia De Laurentiis, Felice Della Corte, Paolo Perinelli, Riccardo Bàrbera, Silvia Brogi, Marina Vitolo ed Enoch Marrella, prototipi di insegnanti cristallizzati nell’immaginario collettivo e nei ricordi individuali.