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“Guardai indietro, dicono, per curiosità…”Una originale lettura del mito di Orfeo e Euridice nata dalla ricerca dell’artista multimediale Alessandro Azzario, lega l’azione suggerita dalla storia al ricordo di un presente impenetrabile.Il suono diviene colonna sonora che coinvolge i corpi, le immagini e le parole:“Chi mi avesse visto poteva pensare che danzassi”Uno spettacolo che gioca con lo sguardo e quindi con il teatro stesso per rimandare attraverso le parole di Ovidio, Shakespeare, Byron, Rilke, Cesare Pavese, Wislawa Szymborska nella direzione dell’amore, verso l’utopia dell’impossibile, dell’uomo ancora impotente di fronte al mistero della morte.Chi?Dal mito all’oggi
“Guardai indietro, dicono, per curiosità…”
Una originale lettura del mito di Orfeo e Euridice nata dalla ricerca dell’artista multimediale Alessandro Azzario, lega l’azione suggerita dalla storia al ricordo di un presente impenetrabile.
Il suono diviene colonna sonora che coinvolge i corpi, le immagini e le parole:
“Chi mi avesse visto poteva pensare che danzassi”
Uno spettacolo che gioca con lo sguardo e quindi con il teatro stesso per rimandare attraverso le parole di Ovidio, Shakespeare, Byron, Rilke, Cesare Pavese, Wislawa Szymborska nella direzione dell’amore, verso l’utopia dell’impossibile, dell’uomo ancora impotente di fronte al mistero della morte.
Chi?
Dal mito all’oggi
L’emozione dell’assenza. L’irreversibilità della morte. Il mito nel tracciare una guida per affrontare il dolore del vivere complica l’esperienza del viaggio umano con una serie di prove che pesano come domande eternamente senza risposta dove l’impalpabilità della favola in altra maniera rende invece la vicende eternamente intrigante e misteriosa.
La discesa agli inferi (o in un qualsivoglia aldilà) ad incontrare i morti immemori, l’uscire, il fuggire senza voltarsi, lasciarsi tutto dietro, l’impossibilità a-messianica di una resurrezione diviene materia che il passaggio dalla poesia al dramma (dei corpi in scena) porta ad abbandonare le difese, ad aggredire il mito scardinandone le fondamenta, a non poter non tener conto del logoramento che la vita infligge ai sentimenti.
Tutta la rappresentazione è incentrata sull’oscillazione tra un prima e un dopo che attraverso i contenuti video delle cineafasie di Alessandro Azzario viene amplificata nella continuità di un linguaggio che vuole indagare l’origine attraverso un azione metaforica fra nascita della leggenda e nascita della tecnica.
Il legame tra le cineafasie e la messinscena teatrale si instaura drammaturgicamente su una morte che non è solo quella di Euridice ma di tutte le cose che qui si sottopongono a metamorfosi o che subiscono uno spostamento, una nuova collocazione, quelle cose che la sorte porta altrove, in un inferno da cui l’umana nostalgia tende a volerle far tornare. Il tempo si riavvolge con la qualità del mito, in quel limite che tende all’attimo tra inizio e fine e che nel teatro trova lo spazio per portare il soprannaturale. Qui accadono i contrasti tra luce e ombra, proiezione e corpo, uomo e donna, passato e futuro, azione e ricordo.
In un dilemma sull’incomunicabilità i personaggi danzano per legarsi, sciogliersi e ricordarsi di sé stessi dentro a una distorsione emotiva in cui ritorna alla voce la parola della scrittura, frammenti di altre opere, emblematiche citazioni shakespeariane e poesie del ‘900 che uscendo dalla sequenza originale vanno a ricontestualizzarsi nella favola per ritrarre due nuove icone in un nuovo dittico e spostando lo sguardo da ieri al domani.
La narrazione inizia in una selva abitata da ninfe per entrare dentro una quotidianità coniugale e a tratti comicamente borghese fino ai dubbi amletici che ne rompono la linearità: Orfeo e Euridice danzano e ognuno cambia rispetto all’ideale dell’altro fino a diventare sconosciuti alla ricerca di ciò che era e non è più, ciò che non è in un altro spazio, in un inferno, ma in un altro tempo.
Se i due protagonisti tendono a dimostrarsi assoluti del femminile e del maschile è la morte che in questa lettura entra in una prospettiva per cui quella di ognuno è relativa all’altro precludendo comunque qualsiasi tentativo di guardare nella stessa direzione in cui guardavano insieme prima dell’evento: estrapolando dai versi di Rilke, Pavese e in un ugual modo da La Moglie di Lot della Zimbrowska il gesto di entrambi diventa una scelta consapevole e disilludente, insinuandoci il dubbio sul tragico epilogo e rompendo quel candore e quella purezza immobile per esplodere come una luce rifratta in tutti i colori umani del possesso, della distrazione, della nostalgia, dell’egoismo, della solitudine. Euridice nell’isolamento della sua nuova vita, risponderà alla chiamata dell’amato con un lapidario “Chi?” Mentre Orfeo tentato dalla sua stessa disillusione pare più nutrirsi dell’incognita del futuro rispetto al dolore già conosciuto. Fra le loro cubiche personalità, rifuggendo pure l’adattamento di Cocteau neanche Hermes, lo psicopompo, pare aver più posto.
Ingresso €10
✦Green pass + Tessera Arci richiesti
✦Per prenotazioni 3335837354 ilprogresso@gmail.com
underweARTheatre
Filippo Frittelli è un regista e attore fiorentino non finanziato che da oltre 15 anni lavora ad una ricerca indipendente nel teatro contemporaneo. In questa il corpo tende a tornare al ruolo di intelletto primario esercitando la potenzialità del gesto in un lavoro di composizione dell’individuale nel gruppo con un richiamo ad istinti e rituali perduti. I suoi lavori sono stati rappresentati in rassegne e festival nazionali ed internazionali.
underweARTheatre, è un teatro senza orpelli, non povero, ma essenziale, forse un teatro estinto. Dal 2017 underweARTheatre conduce il laboratorio teatrale “l’architettura del gesto” coinvolgendo il tessuto sociale della città. Sviluppando un periodo di conoscenza e formazione teorico-pratica sulla biomeccanica i partecipanti sono coinvolti in spettacoli che divengono il frutto di un lavoro collettivo dove sono individuate le diverse esperienze e competenze di ognuno e le possibili intersezioni dei linguaggi. Tutto avviene, prende forma e muore per ricominciare, in un costante movimento che trasporta i frammenti di ieri al domani.
Produzioni
2009 | Ora Pro Nobis
2010 | Uonderlend
2011 | Noises of Brecht
2011 | Amor Volat Undique
2012 | Commedia necessaria – Vincitore Project Art, L’Aquila
2012 | Caino – Avignone off 2013
2012 | L’umanità mi fa orrore
2013 | (Anche tu) Brutus
2014 | Julius Caesar “De Bello Gallico” – Avignone off 2014
2015 | Unfinished Nietzshe – in residenza presso Birrificio Metzger – Centro Cultura Contemporanea Torino in collaborazione con l’artista visivo Azzario Alessandro
2016 | Shakespeare suite – Estate Fiorentina
2017 | The other God – Gallerie Aria Art Gallery e Zuc
2018 | Orphée et Eurydice – Avignone off 2018
2018 | Shakespeare suite, tradire o morire
2019 | Antigone
2019 | La Villeggiatura
2020 | Edipo Re, ciò che deve accadere accade
2020 | Alice nella seconda ondata (webbing theatre) – Inverno Fiorentino 2020