Dopo esser stato programmato per due stagioni di fila e essere stato sempre rinviato per la chiusura delle sale teatrali, finalmente da mercoledì 23 a domenica 27 febbraio al Teatro Fabbricone debutta in PRIMA ASSOLUTA GIULIO MEETS RAMY / RAMY MEETS GIULIO, uno spettacolo di Babilonia Teatri prodotto dal Teatro Metastasio di Prato (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30).
Per GIULIO MEETS RAMY / RAMY MEETS GIULIO i due fondatori di Babilonia Teatri Enrico Castellani e Valeria Raimondi sono partiti dalla storia di Giulio Regeni, ovvero dall’idea di un cittadino italiano, con passaporto italiano, che subisce lo stesso trattamento generalmente riservato agli egiziani invisi al regime.
La riflessione su questa vicenda li ha portati a conoscere e a invitare il cantante egiziano Ramy Essam, noto oggi come la voce della rivoluzione, cantore di libertà e giustizia per il suo popolo, dal 2014 in esilio con sulla testa un mandato di cattura per terrorismo.
Sul palco, combinate al testo, le canzoni di Ramy danno voce a domande profondamente concrete e politiche: “Cosa significa Stato. Cosa significa giustizia. Cosa significa potere. Cosa significa polizia. Cosa significa processo. Cosa significa legalità. Cosa significa carcere. Cosa significa tortura. Cosa significa opinione pubblica. Cosa significano giornalismo e libertà d’informazione. Cosa significa responsabilità, umanità, forza. Con che metro misuriamo la distanza tra le ripetute dichiarazioni di al-Sisi e degli uomini del suo regime, in cui si esprime la volontà di collaborare alla ricerca della verità, e i continui depistaggi. Che nome diamo alle dichiarazioni dei nostri politici che affermano di pretendere verità e giustizia, ma a cui non seguono le azioni necessarie per ottenerle”.
Questo spettacolo racconta l’Egitto oggi, l’Italia oggi e i rapporti tra i due paesi. È una riflessione su cosa significa dittatura, su quali siano le priorità e quali i valori che uno Stato pone a suo fondamento, quali gli obiettivi che persegue e i diritti che tutela. È un affondo nella debolezza delle dinamiche che ledono, offendono e giocano con la dignità di cittadini liberi in uno stato libero. L’intento ultimo è quello di smascherare l’ipocrisia di certa politica e di raccontare come e quanto la ragione di Stato sia pronta a calpestare i diritti inviolabili dell’uomo, sanciti a più riprese da convenzioni internazionali che, nei fatti, restano lettera morta.
BIGLIETTI: 18 euro posto unico non numerato
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