Si ispira a una spietata black comedy che strizza l’occhio al mito del Faust, La piccola bottega degli orrori, uno dei più fortunati musical di Broadway, in scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 27 febbraio. La quarta versione italiana del musical, adattata e diretta da Pietro De Blasio con testi e il libretto di Howard Ashman e le musiche di Alan Menken con la direzione del Maestro Dino Scuderi, porta in scena il cult ispirato al musical Little Shop of Horrors, basato sull’omonimo film del 1960 diretto da Roger Corman che ebbe anche una fortunata trasposizione cinematografica del 1986 diretta da Frank Oz: fedele all’originale con la sua ironia e suoi colpi di scena, ma con una regia innovativa e fresca, con tocchi di modernità anche nei dialoghi, con l’intento di rivitalizzare e attualizzare un classico del teatro musicale. Operazione riuscita visto anche il grande successo della prima che premia una spassosa e nerissima versione che non tradisce lo spirito dello spettacolo, ma regala un pizzico di modernità in più.
La storia, ben nota, è tutta incentrata su una misteriosa pianta, Audrey II, che appartiene al timido garzone del negozio di fiori Seymour, segretamente innamorato della bella collega Audrey, ma che ha una relazione con il sadico e violento dentista Orin. Audrey II è una pianta molto particolare: acquistata in un negozi cinese durane un’eclissi, è in grado di realizzare tutti i desideri di Seymour, purché lui le garantisca quotidianamente una consistente dose di sangue umano. A che cosa si è disposti a rinunciare per avere fama e successo? Che cosa si è disposti a fare per ottenere ciò che desidera? Si può ingannare, mentire e uccidere per raggiungerei i propri obiettivi? La piccola bottega degli orrori rielabora in chiave nera, ma con la vis comica, il mito del Faust: la seduzione della realizzazione dei propri desideri passi attraverso Audrey II, novello demonio, che riesce a manipolare il timido Seymour in un crescendo inaspettato di omicidi e colpi di scena. Mantenuto il finale originale del musical, meno ottimista di quello del film, in un grande classico della black Comedy che non invecchia mai. I protagonisti in effetti vengono puniti a seguito della loro involuzione negativa sotto il profilo morale: Seymour cede a Audrey II per amore di Audrey, salvo poi lasciarsi prendere la mano, Scrivello è vittima della sua malvagità, Mushnik cede al ricatto mentre Audrey resta la vittima della vicenda. L’atmosfera della New York degli anni Sessanta viene evocata anche dai costumi coloratissimi di Francesca Grossi e dalle scene di Gianluca Amodio che regalano lo skyline di New York e offrono allo sguardo il negozio di fiori e lo studio dentistico. La scenografia stessa e i colori cambiano nel corso della storia proprio per seguire l’andamento drammaturgico e l’evoluzione dei personaggi. Il ritmo è molto vivace non solo nei dialoghi, ma anche nella trascinante parte musicale sostenuta da un bel cast. Lo spettacolo segna il ritorno di Giampiero Ingrassia nel ruolo di Seymour, lo stesso che aveva segnato nel 1989 il suo debutto sulle scene nel primo musical italiano prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi, la prima compagnia a portare il musical in Italia. La modernità passa attraverso una certa vivacità dei dialoghi, ma anche nel cambiamento di alcuni personaggi.
La prorompente Bella Marlin, gran voce, già interprete del musical Sister Act prodotto da Alessandro Longobardi, interpreta Audrey che diventa qui una immigrata clandestina spagnola. Audrey 2 è interpretata da Lorenzo di Pietro in arte VELMA K, Drag Singer internazionale, dalla voce potente: vestiti e trucco iter kitsch, dalla fisicità e dalle movenze prorompenti con un tocco di cattivissima ironia. Fabio Canino esordisce bene nel musical nel ruolo di Mushnik, il proprietario del negozio di fiori. In scena anche Emiliano Geppetti, Orin il dentista, sadico e ridicolarizzato. Completano il cast tre bravissime coriste sempre in scena: Giovanna D’Angi, Elena Nieri e Claudia Portale e quattro performer che si muovono sulle coreografie di Luca Peloso. Piccola nota: anche in un musical in italiano, i sottotitoli non avrebbero guastato nonostante la pronuncia corretta, per agevolare il pubblico. In scena fino al 27 febbraio a Roma.
Fabiana Raponi