Con prefazioni di
Enzo Concardi, Floriano Romboli, Gabriella Veschi
Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Liriche scelte” di Giuseppe Arrigucci, con prefazioni di Enzo Concardi, Floriano Romboli, Gabriella Veschi, nella prestigiosa collana “Analisi Poetica Sovranazionale del terzo millennio”, Guido Miano Editore, Milano 2022.
La spiritualità nella poesia di Giuseppe Arrigucci vive di dimensioni verticali e di ascesi: è mistica ed estatica, chiede di vivere la Grazia santificante del Signore; è lode, preghiera ed invocazione a Dio sul cammino della salvezza; è imitazione della vita di Cristo e visita figure del Cristianesimo che hanno testimoniato la fede, divenendo modelli di santità. C’è un incessante dialogo con l’Assoluto, l’incontro con il quale è un forte bisogno sentito dal poeta. Tali aspetti riscontrabili nelle sue liriche sono presenti in varie raccolte qui prese in considerazione mediante una scelta antologica.
Possiamo individuare un primo gruppo di liriche in cui è prevalente la sete di Dio, la ricerca di una definizione della propria identità attraverso l’opera divina, il lavorio della Parola nell’esistenza quotidiana dell’anima: immagini liriche scaturiscono dalla fede del poeta con continue similitudini mutuate dalle armonie della Natura. La prima lirica-simbolo di tale aspetto della sua spiritualità è Ascesa, dove il poeta entra subito in dialogo con Dio: «Voglio salire sulla Tua Montagna» è l’incipit della poesia, poiché lassù vi sono prati di stelle, fonti di vita e un paterno abbraccio. Con l’anafora «Tu sei» i versi successivi paragonano Dio al vento che spazza ogni egoismo aprendo la strada alla perfezione, e ad un soffio di luce che visita campi di spighe, che disseta l’anima offrendo l’acqua del perdono. Il poeta invoca poi Grazia e Misericordia sapendo che Dio conosce i segreti del suo cuore nell’intimità più profonda, concetto biblico-evangelico-agostiniano. […].
Enzo Concardi
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Quanto il sentimento d’amore sia fondamentale nell’esperienza degli uomini non credo sia necessario rilevare; l’esistenza di ognuno d’altronde risulterebbe difficilmente concepibile se privata di tale dimensione connaturale e decisiva per il comportamento intellettuale e morale.
Giuseppe Arrigucci sviluppa il motivo dell’amore nella pluralità delle manifestazioni psicologico-affettive, da quelle che hanno radice nella profondità e nella solidità del legame familiare a quelle che nascono dall’impeto della passione erotico-sensuale, premessa magari di un rapporto avvenire stabile e impegnativo. Il toccante omaggio poetico ai genitori consta dell’apprezzamento convinto di qualità distinte eppur convergenti nel determinare un prezioso patrimonio etico-sentimentale, nel delineare un universo di valori irrinunciabili. Del padre l’autore sottolinea soprattutto la vigorosa testimonianza di vita, corroborata dalla fede religiosa: «[…] / Con l’anima leggera / come l’aria incantata del mattino / percorri i viali di luce del Signore. / La tua preghiera / che in quest’ora di pace / profuma le tue labbra / semina stelle! / […] / Non trovo malinconia / nei tuoi occhi / o babbo / ma il vigore del tramonto» (Babbo); della madre pone in risalto la leggerezza umile e generosa, la dedizione disinteressata e feconda: «Con piede senz’orma / segui i miei passi / trattenendo il respiro / per non turbare / pure con l’aria / lo specchio delle mie acque / profonde, / […] / Non ti rattristare / se il tuo volto è stanco / ché la tua vita / non fu sterile / partecipe del passato: / hai le mani colme di frutti! / […]» (Mamma). […].
Floriano Romboli
Una profonda meditazione sul trascorrere ineludibile del tempo e sul disagio della condizione umana sottende la raccolta di liriche di Giuseppe Arrigucci, proposte nel terzo capitolo del libro, in cui una eliotiana desolazione è la peculiare cifra stilistica. Vuoto e assenza si diramano nei componimenti, attorniando i paesaggi dell’anima, mentre l’io lirico è intento ad una malinconica rêverie: «Sono andato per boschi / a cercare le rosse bacche della speranza / ma non le ho trovate / perché la speranza non ha fiorito! / Sono andato per campi / a raccogliere le spighe del sole / ma non le ho trovate / perché non hanno spigato! / Sono andato per prati a suggere miele / dai fiori d’infanzia intrisi, / come al tempo delle cose inutili e inespresse / ma alla luce della luna sono sfioriti! / […]» (Sono alla foce). Le immagini appaiono rovesciate di senso, presaghe di una fine imminente: introvabili le rosse bacche foriere di speranza, l’agognata luce è rappresentata metaforicamente da raggi solari simili a spighe di grano non dischiuse, appassiti i fiori da cui attingere la dolcezza dell’infanzia. La luce della luna assurge ad emblema della parabola esistenziale che conduce verso il triste epilogo della vita dell’uomo: «[…] / Adesso appendo i miei pensieri / ai rami secchi della sera / sotto ghirlande di costellazioni spente; / accendo la memoria / sugli eventi passati / dal sapore della vita / e della morte, / dove si mischia l’acqua dolce e la salata / alla foce dell’esistenza / quando la vita traghetta nell’aldilà» (ibid.). I versi si snodano sinuosi tra l’allitterare delle sibilanti e il susseguirsi ininterrotto di percezioni visive che tramutano gli elementi della natura in proiezioni del proprio stato d’animo, richiamando la poetica del “correlativo oggettivo” enunciata dal poeta e critico letterario anglo-americano Thomas Stearn Eliot (1888-1965) nel saggio Il bosco sacro. […].
Gabriella Veschi
Giuseppe Arrigucci (Arezzo, 1935 – ivi, 2020) ha pubblicato le raccolte di poesie: Volo libero (2000), Amen, canti dello spirito e della fede (2003), Voglia di una vita piena, (2015), …io…tu? Forse… (2017). Ha partecipato a numerosi concorsi di poesia nazionali e internazionali, riscuotendo autorevoli consensi. Le sue poesie sono state tradotte in lingua inglese, spagnola e francese e pubblicate in antologie anche di supporto scolastico.