Il Teatro di Roma è anche casa per piccoli e giovani spettatori con una sezione della programmazione dedicata al pubblico delle ragazze e dei ragazzi e delle loro famiglie, attraverso progetti finalizzati a incoraggiare la formazione e promuovere strumenti per esplorare altri sguardi sul mondo.
Dopo il Festival di spettacoli e incontri Contemporaneo Futuro, Fabrizio Pallara porta in scena un secondo momento di riflessione attorno al teatro d’arte per le nuove generazioni con Biancaneve, una produzione del Teatro di Roma in scena dal 21 al 30 ottobre al Teatro Torlonia.
Partendo dalla prima versione dei fratelli Grimm e dalla traduzione non edulcorata di Antonio Gramsci, il regista vivifica la forza antica della fiaba mostrandone ed esaltandone il senso profondo del conflitto tra generazioni, nel passaggio di testimone di madre in figlia, attraverso l’artigianalità di uno spettacolo in cui le parole raccontano il bianco stupore dell’infanzia, lo slancio rosso della giovinezza e il nero che bisogna attraversare per segnare il proprio sentiero.
Un narratore e il rito di un racconto intorno al fuoco, le ombre che vengono animate e la forza antica di una fiaba: prende vita così la storia di Biancaneve in cui è la madre a essere invidiosa della figlia, non la matrigna. Una scelta che nasce dalla necessità di restituire autenticità al racconto e illuminare da vicino il conflitto tra generazioni. La regina madre, ossessionata dal suo specchio e dalla sua bellezza, è disposta a tutto pur di non vedersi sostituita, mentre la giovane Biancaneve è costretta a fuggire, attraversando la foresta per salvarsi e trovare un rifugio, crescere e conquistare la sua identità.
Tra l’intensità espressiva delle musiche originali e le suggestioni delle scene, lo spettacolo si compone attraverso sette grandi schermi neri da cui nascono ombre che si fanno personaggi, paesaggi, condizioni emotive. Sulla scena la pluralità dei livelli di lettura si articola nell’uso di diversi linguaggi, intessuti insieme con musicalità: dalla potenza dei suoni alla delicatezza delle ombre, dalla materialità del corpo del performer alla forza della scenografia. La scrittura si fa immagine, tra le ombre che si fanno sogno e la voce che si fa musica. Lo spazio scenico, nella sua cadenza ritmica, colora il palco con un tocco pittorico, musicale, quasi cinematografico, per una poetica essenziale che è sintesi tra tradizione e contemporaneità. Lo stesso specchio della regina è uno schermo nero: il suo non è un riflesso cieco, ma una finestra che rivela ciò che si agita in un cuore invidioso. Biancaneve troverà la sua strada, ma non succederà come d’incanto; dovrà avventurarsi nell’oscurità del bosco per scoprire la sua natura più profonda e imparare ad abbracciarla.