Al Teatro Bellarte Marco Intraia porta in scena, nelle vesti di regista e interprete, Le cinque rose di Jennifer, testo con cui ebbe notorietà Annibale Ruccello, artista di spicco delle avanguardie teatrali napoletane degli anni ’80, scomparso prematuramente nel 1986 a causa di un incidente stradale. Lo spettacolo nasce dal progetto “Repertorio” diretto da Danio Manfredini, che di questa messa in scena è primo spettatore, e Vincenzo Del Prete presso la Corte Ospitale di Rubiera, ed è stato realizzato con il supporto di Tedacà per la residenza al Teatro Bellarte e della Piccola Compagnia della Magnolia per l’ospitalità creativa presso i loro spazi. La scena che attende gli spettatori è un appartamento colorato e vivace, ingombro di mobili eccentrici, vestiti appesi, un telefono a filo anni ’80, specchi e un boudoir nutrito di creme e belletti con una pacchiana pelle stesa sul pavimento, come si usava in quel periodo. La si direbbe la mansarda di una donna che vive da sola i suoi giorni in una Napoli del 1980, fumando una sigaretta alla finestra da cui entra la striscia sottile di un raggio di luna. Ed eccola arrivare fumosa di vento, scomposta e agitata, imbracciando cinque rose rosse e un vestito sgargiante, piena di vita e l’intensa energia di chi rientra a casa di corsa per un appuntamento importante. Il telefono squilla impetuoso e lei si getta a rispondere solo per scoprire, con delusione, che dall’altra parte la voce non è quella della persona agognata. Fin da subito Marco Intraia ci stupisce e meraviglia con la grazia del suo portamento, con la presenza interpretativa raffinata di un attore maturo nei panni di un travestito, incarnando con autentica profondità l’animo di Jennifer, una donna sola che insegue il suo sogno d’amore, che ama le canzoni della sua epoca (Patty Pravo, Romina Power, Ornella Vanoni, Mina, Milva) e ascolta la radio per rintracciare il senso della sua esistenza, l’orizzonte delle emozioni e dei sentimenti che desidera vivere. L’amore, il matrimonio, una famiglia appesi al filo del telefono in attesa della chiamata del suo Franco, il fuoco di una sera danzante, che lei vuole credere il suo vero e unico amore. E noi seguiamo con uno slancio di tenerezza, empatia e vicinanza le illusioni di una donna che si fa bella attendendo il suo Godot, che prepara ogni sera una cena con i fiocchi sperando nel suo ritorno improvviso, ma che nel profondo vive una selvaggia solitudine di paura, angoscia e spaesamento, come Anna, un’altra trans che va a trovarla a casa in attesa anche lei di una telefonata che la salverà dal suo regno di tenebre e feline illusioni. Uno spettacolo delicato e sentimentale, furioso e romantico che ci fa ridere e commuovere, che ci fa venir voglia di alzarci dalla sedia e abbracciare la dolce Jennifer, per salvarla dalla sua solitudine. Tutto questo grazie alla magnifica interpretazione di Marco Intraia, autentico, vero, emozionante, e di Flavio Vigna, che portano in scena un tributo alla vita e alle emozioni, oltre ad una profonda riflessione sul tema dell’identità di genere e della transessualità.
Visto il 12 novembre 2022
Teatro Bellarte – Torino
Le cinque rose di Jennifer
Testo Annibale Ruccello
Regia, scene e costumi Marco Intraia
Primo spettatore Danio Manfredini
In scena Marco Intraia e Flavio Vigna
Voce radiogiornale Federica Tripodi
Voce speaker Amalia Ruocco
Voci travestiti Ivano Bruner, Aldo Rendina
Sound designer Guglielmo Diana
Light designer Serafino Sprovieri
Assistenti alla regia Federica Gisonno, Claudia Tura
Ringraziamenti Simone Schinocca, Domenico Castaldo, Cinzia Martini, Agostino Porchietto, Luca Busnengo, Dario BarbieBlu Belotti, Carla Balducci, Federica Tardito, Mariachiara Dellora, Marina Pinto e tutti i colleghi attori partecipanti al progetto “Repertorio” diretto da Danio Manfredini e Vincenzo Del Prete
Foto Marianna Pandolfo
Spettacolo realizzato con il supporto di Tedacà per la residenza al Teatro Bellarte
e con il supporto in residenza artistica di Piccola Compagnia della Magnolia