Una strepitosa Ottavia Piccolo tiene raccolto ed attento fino alla fine un teatro Donizetti di Bergamo che anche nella pomeridiana della scorsa domenica ha toccato il pienone. Ebbene, lo spettacolo di Stefano Massini: “Cosa nostra spiegata ai bambini” per la regia di Sandra Mangini ha avuto il grande merito di far conoscere al grande pubblico la prima e fino ad oggi unica sindaca che ci sia stata a Palermo: Elda Pucci. Una figura che negli anni a venire è caduta nell’oblio, perché lei una certa rivoluzione l’aveva pur intrapresa, ma il tentativo, per certi versi normale in una città dove “tutto si impasta come la calce, come la colla”, è stato quello di tarparle le ali.
Lei che la mafia non ha mai osato ucciderla e forse per questo motivo doveva essere dimenticata. In quell’anno si raggiunse forse l’apice di quello che per i più era conosciuto come “il sacco di Palermo” un periodo di speculazione edilizia che aveva finito letteralmente con lo stravolgere la fisionomia architettonica della città. Un boom edilizio che si trascinava già prima degli anni ‘60 ed aveva visto come suo artefice il già sindaco Vito Ciancimino.
E’ del tutto evidente come “Cosa nostra” avesse avuto una grande parte in tutto questo con l’avallo delle istituzioni locali dell’epoca e non soltanto. Parliamo esattamente di 40 anni esatti, perché il primo cittadino donna palermitano – la “signora dottoressa” come si faceva chiamare la Pucci – era stata eletta il 19 aprile del 1983 in una città siciliana in cui la mafia predominava. Si trattava di un periodo molto difficile per la storia di quella comunità e per la stessa Pucci.
Donna integerrima, iscritta alla Democrazia cristiana, che da medico pediatra si fece benvolere dai palermitani per essere stata colei che andava nei quartieri poveri della Vucciria, di Albergheria per occuparsi dei “picciriddi”. Una donna tutta d’un pezzo che aveva dimostrato di non aver paura e di esser piuttosto in grado di tenere testa agli affari loschi che le si prospettavano.
Non cadette nel tranello, ed anzi rilanciò l’iniziativa di sapere dove erano finiti ben due milioni di vecchie lire che avrebbero dovuti essere iscritti in bilancio. Bilancio che non venne vergato dalla “signora dottoressa” e che non le consentì di andare oltre il primo anno di governo venendo sfiduciata il 13 aprile dell’anno successivo rimanendo in carica per 359 giorni e non per i canonici 365 giorni interi come più volte rimarcato da Ottavia Piccolo nel monologo che l’hanno vista protagonista assoluta ed intensa.
Una “signora dottoressa” che riuscì a far costituire per la prima volta come parte civile in un processo di mafia il suo comune a seguito dell’omicidio del giudice Rocco Chinnici, che lei conosceva. Per il resto, fantastica Ottavia Piccolo, lei che accompagnata dal vivo da “I solisti dell’orchestra multietnica” di Arezzo, un gruppo di sei validi musicisti che s’intravedono dietro uno schermo da cui spuntavano le proiezioni suggestive di Raffaella Rivì in cui comparivano i nomi di quegli stessi bambini che aveva curato in quegli stessi quartieri dove portava avanti la sua mission. Musicisti, detto per inciso, del calibro di Massimiliano Dragoni (salterio, alle percussioni, doppio flauto) Luca Roccia Baldini (basso), Massimo Ferri (chitarre, mandolino) Gianni Micheli (clarinetto basso), Mariel Tahiraj (violino) ed Enrico Fink (al flauto) che insieme alla Piccolo han tenuto per un’ora e mezza con il fiato sospeso il numeroso pubblico fino al termine. La Piccolo racconta di ciò che era successo a Palermo in quegli anni tormentati: dall’assassinio del generale Dalla Chiesa, a quello di Piersanti Mattarella a Pio La Torre. Una brava Ottavia Piccolo che ha saputo interpretare una grande donna che sperava di poter raccontare ai bambini cosa fosse “Cosa nostra” per fargli capire come stargli lontano… Questo spettacolo ha chiuso così la settimana di repliche al teatro Donizetti di Bergamo ma anche il ciclo di spettacoli in Italia come la stessa Piccolo applauditissima ha dichiarato alla fine davanti ad una platea ed ad una galleria entusiasti.