«Quando danziamo o assistiamo a straordinarie performance di danza, le sensazioni corporee più profonde provocano cambiamenti, poiché le reazioni chimiche che avvengono dentro di noi alterano le nostre percezioni in tempo reale». Sono le parole che Wayne Mcgregor ha usato nel presentare l’edizione numero 17 della sezione danza alla Biennale di Venezia. Un’edizione che si muove dalla parte dello spettatore fino ad arrivare al performer e viceversa, che il coreografo britannico, al timone del festival di Venezia per il terzo anno consecutivo, articola intorno al tema degli “Altered states”. E su questo fil rouge sofisticato, per un corpo iperconnesso al molteplice e per un pensiero volto a considerare la danza da più prospettive, Wayne Mcgregor intreccia un programma che dal 13 al 29 luglio propone in 17 giorni: 7 prime mondiali, 3 prime europee e 9 prime italiane. Un ampliamento delle proposte, rispetto alle edizioni passate, che si situa in quel quadro generale di aumento delle risorse che lo stesso Presidente della Biennale Roberto Cicutto sottoscrive come «sviluppo di un progetto che arricchisca conoscenza e sperimentazione in coerenza con il mandato quadriennale». Saranno così in scena a Venezia artisti di spicco della danza
mondiale e voci emergenti innovative in numero complessivo di oltre 150 artisti e 89 eventi per un programma che si articola in cinque sezioni: spettacoli, installazioni, collaborazioni, rassegne di film, incontri con gli artisti e ospiti. Danza non solo per chi la fa, ma anche per chi la guarda, per un’attenzione al corpo del performer e dello spettatore insieme in un’ottica inclusiva che li ricomprende allo stesso modo nell’esperienza dell’atto danzato. Un’esperienza che provoca degli stati alterati, un cambiamento che dal quotidiano passa all’extraquotidiano: «Siamo seduti nell’auditorium, al buio, in attesa che inizi lo spettacolo. È quel momento prezioso prima che si alzi il sipario, quel momento in cui tutto è possibile. Il respiro rallenta, mentre l’attrazione dell’esperienza collettiva – la condivisione con la platea – ci incoraggia a scrollarci di dosso le energie della giornata e a prepararci per questo “ritaglio di tempo – ci spiega ancora il direttore artistico Wayne Mcgregor». E in questa sospensione che si alza il sipario.
Si inizia giovedì 13 luglio con l’arrivo in laguna del Leone d’oro alla carriera Simone Forti, per un evento in collaborazione tra la Biennale Danza e il Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles (MOCA) e il Museo d’Arte Moderna di New York (MOMA), che prevede l’allestimento di Dance Construction, la mostra che ripercorrerà i sei decenni di lavoro incisivo dell’artista, illustrando l’ampiezza e la profondità della sua pratica attraverso opere su carta, video, ologrammi, ephemera e documentazioni sulle performance. Tao Ye e Duan Ni i Leoni d’argento porteranno per la prima volta a Venezia la loro eccezionale compagnia Tao Dance, mostrando, il 23 luglio, al pubblico la potenza del loro sistema di movimento circolare. Il corpo sarà presentato come un elemento da percepire per il suo fascino ottico: privo di rappresentazione, narrazione o contesto, esisterà semplicemente come oggetto fisico. Attesissima l’irlandese Oona Doherty – Leone d’argento del 2021 – che ci presenta l’inquietante “Navy Blue” commissionato dalla stessa Biennale. Su musiche di Rachmaninoff e Jamie xx per il lavoro viscerale e conflittuale dell’artista analizzerà dove siamo stati e in che direzione ci stiamo muovendo, lanciando un appello urgente al cambiamento della società. Per la seconda giornata del festival – venerdì 14 luglio e in replica anche sabato 15 – un’esplosione di “appeal” per l’arrivo della compagnia cubana Acosta Danza, nata dal 2015 sotto la spinta della star mondiale Carlos Acosta. La bellezza e il fulgore cubano saranno protagonisti in laguna per una serie di lavori firmati da Micaela Taylor, Alexis Fernandez (Maca), Yaday Ponce e Sidi Larbi Cherkaoui che condivideranno il proprio lavoro strabiliante in un programma in quattro parti che include la prima mondiale del sensazionale danzatore venezuelano Javier De Frutos.
L’artista multidisciplinare colombiana/canadese Andrea Peña, vincitrice del bando internazionale, presenterà BOGOTA: una performance dall’approccio coraggioso e crudo, volta a esplorare nuovi movimenti e forme ibride, nonché a ripercorrere le nozioni di morte e resurrezione attraverso una lente barocca postindustriale, queer e latinoamericana. In scena da giovedì 13 luglio fino a domenica 16 luglio. Giovedì 21 luglio sarà la volta di MÁM di Michael Keegan Dolan che irromperà sul palcoscenico in una virtuosa maratona di danza e musica della durata di novanta minuti. Mettendo insieme il musicista tradizionale irlandese Cormac Begley, virtuoso di concertina, l’ensemble europeo di musica classica
contemporanea e dodici danzatori internazionali della compagnia Teaċ Daṁsa MÁM – un luogo dove s’incontrano solisti ed ensemble, classico e tradizionale, locale e universale, per incarnare ogni singola emozione umana.
Con Vanishing Place, Luna Cenere, vincitrice della commissione italiana, continuerà la propria ricerca sul dialogo tra il corpo nudo, la postura, l’oggetto, il paesaggio e il gesto, penetrando il cuore stesso di ciò che è la danza per venerdì 22 luglio.
Ma ad inaugurare questa settima giornata festivaliera l’attesissimo Variation(s) del parigino Rachid Ouramdane che metterà in scena in un’opera musicale estrema, al limite della trance, due assoli danzati in modo fenomenale, in cui il nostro quotidiano normale stato di veglia è ipnotizzato ed elevato a un’esperienza di profonda alterazione.
Pontus Lidberg lancerà invece la sua nuova compagnia, in occasione della prima mondiale commissionata dalla Biennale Danza On The Nature Of Rabbits, un tour de force collaborativo – il team di Pontus include il regista d’animazione vincitore di un Emmy Jason Carpenter. On The Nature Of Rabbits, in scena in laguna il 26 luglio, intreccia una vera storia di anime in cerca di connessione, amore e sessualità nei primi anni Novanta a una riflessione sull’evoluzione della nostra relazione con la natura in tempi di rapidi cambiamenti.
Per la sezione installazioni l’anticonformista australiana Lucy Guerin porterà all’Arsenale la sua insaziabile curiosità e sfiderà la gravità attraverso l’uso di 39 pendoli nella sua installazione dal titolo PENDULUM, creata in collaborazione con l’artista delle percussioni Matthias Schack-Arnott. Per tutta la durata del festival Biennale Danza 23, i performer si aggireranno in mezzo a un campo di pendoli in movimento, ciascuno composto da una campana sospesa che non farà che suonare, pulsare e ronzare. In una danza con
la gravità, i performer attiveranno le campane, le lanceranno, le afferreranno, le fermeranno, le faranno ruotare, le schiveranno e resisteranno alla loro oscillazione.
Per le collaborazioni novità e riconferme. Il Teatro del Parco di Mestre ospita il lavoro coreografico di Lucy Guerin dal titolo Split, acuto ed elegante, costituirà una stimolante meditazione strutturale trasformata in movimento. Mentre gli scatti di Indigo Lewin e le riprese di Ravi Deepres saranno entrambi in residenza per la Biennale Danza 2023, portando avanti la loro prospettiva unica su un mondo speciale come quello
della danza. Immancabile punto di forza del festival la Biennale College che prosegue nel segno della formazione e valorizzazione dei giovani danzatori in erba a fare esperienza con i migliori coreografi della scena internazionale. Ancora una volta, sedici giovani danzatori provenienti da tutto il mondo e due giovani coreografi saranno in residenza alla Biennale Danza 2023, frequentando corsi, laboratori, repertorio e, soprattutto, dando vita a nuovi progetti. In una commissione speciale, il fenomeno cinese della danza Xie Xin, reduce dall’esperienza all’Opéra di Parigi, creerà all’Arsenale una coreografia inedita. Attesissimo Duo di William Forsythe per i giovanissimi della Biennale College rimontato per l’occasione dagli interpreti Riley Watts e Brigel Gjoka. Inoltre sarà centrale per i danzatori il confronto con la poetica di Simone Forti attraverso i suoi Danse Constructions, insegnati per l’occasione dalla danzatrice e specialista nel lavoro di Forti Sarah Vox Swenson. Per la sezione Film ci sarà di nuovo, nell’intera giornata di domenica 23 luglio, uno spazio dedicato agli artisti ospitati nelle precedenti edizioni, anteprime di artisti di generazioni diverse, tra cui il film autobiografico della coreografa settuagenaria britannica Sue Davies in collaborazione con David Hinton and Hugo Glendinning.
Infine per i laboratori, i workshop e gli incontri con gli artisti, spiccano quelli con Oona Doherty, Rachid Ouramdane, Tao Ye, Pontus Lidberg del resto del ricchissimo parterre di coreografi e danzatori. Ancora una volta un’edizione resa possibile grazie a Bottega Veneta, sponsor principale del festival.