È Manuel Agnelli il protagonista di Lazarus, opera rock di David Bowie ed Enda Walsh con la regia di Valter Malosti che cura la versione italiana. In scena fino al 23 aprile al Teatro Argentina di Roma, lo spettacolo è un mirabile esempio di “teatro musicale” rock, che arriva per la prima volta in Italia in una fastosa coproduzione del Teatro di Roma con Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e al LAC Lugano Arte e Cultura.
Considerato come il testamento artistico di Bowie (rappresentato per la prima volta il 7 dicembre 2015 al New York Theatre Workshop di Manhattan poco prima della morte di Bowie, il 10 gennaio 2016), Lazarus di fatto può essere considerato il sequel di L’uomo che cadde sulla terra, romanzo di Walter Tevis da cui fu tratto l’omonimo film di Nicholas Roeg del 1976 interpretato proprio da Bowie nel ruolo di Thomas Jerome Newton, turbolento migrante interstellare costretto a rimanere sulla terra.
Scritto a 4 mani da Bowie e il pluripremiato drammaturgo irlandese Enda Walsh, Lazarus riprende la vicenda di Newton ai giorni nostri: si tratta di un sequel decisamente contorto e piuttosto criptico che può essere visto anche indipendentemente dal romanzo originale. Più che una vera e propria drammaturgia, Lazarus si presenta come una caleidoscopio di suggestioni, immagini, creatività allo stato puro: non c’è mai un percorso ideale e lineare, ma sussiste una totale frammentarietà della narrazione.
Nella versione di Bowie e Walsh (versione italiana curata da Valter Malosti), l’alieno Newton, qui strepitosamente interpretato da Manuel Agnelli, carismatico storico frontman degli Afterhours, ora spossato, ora disilluso, ora disperato, è ancora prigioniero sulla Terra, è sempre più isolato nel mondo, è chiuso nel suo appartamento, è in presa alla depressione e alla dipendenza dall’alcol. Ma è soprattutto vittima dei suoi fantasmi del passato, intrappolato sulla Terra, impossibilitato a morire. L’uno dopo l’altro si affastellano nella sua mente sogni e realtà, mentre l’alieno, in vestaglia simil dandy di velluto rosso, riceve segnali dal passato attraverso la tv, visite di persone reali e frutto della sua immaginazione.
“Bowie, come sempre nelle sue creazioni e nei suoi alter ego, sta usando la persona di Newton, mobilitandola come veicolo per una serie di temi costanti che troviamo nella sua musica – spiega Malosti – l’invecchiamento, il dolore, l’isolamento, la perdita dell’amore, l’orrore del mondo e la psicosi indotta dai media. Newton è allo stesso tempo Bowie e non è Bowie”.
Ecco allora che sul palco si confrontano con l’alieno, che rappresenta tutti i diversi considerati tali dalla società, tanti diversi personaggi: Mary Lou, la donna amata, ma ormai perduta, la misteriosa Ragazza/Marley, dolcissima Casadilego, cantautrice vincitrice della XIV edizione di X-Factor, l’assistente Elly (la bravissima Michela Lucenti, coreografa e danzatrice) l’assassino Valentine (inquietante Attilio Caffarena), oltre a 11 giovani interpreti.
Malosti traduce in immagini tutte questi impulsi creativi, puntando sulla ricchezza delle visioni multimediali curate da Brinchi e Spanò, le scene di Nicolas Bovey con una pedana rotante, la poltrona al centro della scena, il tavolo, le scalinate laterali.
In questo musical dal sapore rock, non manca una sostanziosa parte musicale con 17 celebri brani del Bowie (di cui 4 inediti), tra cui Changes, The man who sold the world, Life on Mars o Heroes, completamente riarrangiate e reinterpretate funzionalmente alla drammaturgia. Ottima la band di fiati, chitarre, basso e batteria che suona dal (composta da Laura Agnusdei, Jacopo Battaglia, Ramon Moro, Amedeo Perri, Giacomo Rossetti, Stefano Pilia, Paolo Spaccamonti). Costumi visionari di Gianluca Sbicca che strizzano l’occhio alle molteplici identità di Bowie.
Lazarus è un musical rock da cui lasciarsi trasportare, immergendosi totalmente nella libertà delle immagini e delle suggestioni. Dopo Roma, Lazarus prosegue la tournée italiana toccando Bologna, Napoli, Milano, Ferrara e Torino.
Fabiana Raponi