DANZA URBANA
XXVII° edizione
Bologna 5 – 10 settembre
In programma dal 5 al 10 settembre a Bologna l’edizione 2023 del primo festival italiano dedicato al rapporto tra danza e spazi urbani.
Si terrà da martedì 5 a domenica 10 settembre a Bologna la XXVII° edizione di Danza Urbana, con un calendario che vedrà esibirsi artisti e compagnie selezionati tra i protagonisti della nuova danza d’autore e della coreografia italiana ed internazionale, in differenti spazi della città, dal centro alla periferia, che si trasformano in altrettanti palcoscenici rinnovandosi allo sguardo degli spettatori.
Danza come sguardo rinnovato sul tessuto urbano, come riappropriazione e reinvenzione degli spazi della quotidianità, rituale di condivisione e, insieme, danza di ridefinizione delle individualità: è questo il concept del progetto, ideato nel 1997 da Massimo Carosi e Luca Nava – rispettivamente direttore artistico e direttore organizzativo della manifestazione – insieme a un gruppo di studenti del corso di Storia della Danza di Eugenia Casini Ropa al DAMS di Bologna, per costruire un dialogo creativo tra danza, performance contemporanea e ambiente metropolitano. Il festival è uno dei progetti curati da Danza Urbana ETS, che si occupa di promozione della danza nello spazio pubblico e dello scouting di nuove identità autoriali coreografiche anche attraverso la proposta di percorsi di formazione, residenze artistiche e sostegni alla circuitazione attraverso il progetto DANCESCAPES. “Il festival Danza Urbana, alla sua ventisettesima edizione, presenta un’articolata proposta di performance e spettacoli negli spazi urbani di Bologna, dal centro storico alle aree collinari, dai siti culturali e storico-artistici alle aree marginali o di rigenerazione urbana. Il festival intende costruire una relazione empatica e affettiva – seppure per sua natura costitutivamente effimera – con i luoghi e con le comunità che li abitano o li attraversano, oltre che con la molteplicità dei pubblici; una relazione capace di risignificare i contesti, rinnovarne la percezione e contribuire a incentivarne la riappropriazione. Le creazioni
artistiche in programma non hanno un portato stilistico comune o una sedimentazione estetica univoca, ma si presentano nella loro eterogeneità come pratiche di relazione, interazione o negoziazione con i contesti, aprendo nel loro insieme una riflessione sul tempo e le sue pieghe. Dentro ogni piega c’è un tempo altro, soggettivo, libero di dispiegarsi e modularsi, anche attraverso la dimensione della durata. Il festival offre
dunque la possibilità di evadere, anche se per brevi momenti, dalla dittatura del tempo cronologico: con i suoi eventi negli spazi della città, spezza la percezione di un tempo quotidiano e routinario, increspa la linea del tempo, e invita la cittadinanza a partecipare”.
Tra gli appuntamenti la prima nazionale dello spettacolo di Francesca Penzo, performer e coreografa la cui ricerca da anni si incentra su tematiche legate al femminismo intersezionale e all’inclusione sociale, con Mariagiulia Serantoni e l’anteprima di Stuporosa del danzatore e coreografo Francesco Marilungo, che ricrea in scena l’ancestrale ritualità legata all’elaborazione collettiva del lutto, riflettendo su un presente di rimozione della morte che elimina la pratica della condivisione del dolor; fragilità del corpo e dell’esperienza
umana che è anche al centro dello spettacolo Hello° del collettivo Kinkaleri. E ancora il danzatore e coreografo libanese Bassam Abou Diab con Eternal, che trasforma in danza i linguaggi del corpo nelle proteste di piazza, e da Israele Or Marin con il suggestivo Breathe with Me a Moment, che indaga il tema dell’intimità e della vicinanza, creazione selezionata nell’ambito di Masdanza Platform assieme a quella del vietnamita Tu Hoang, al festival con il dirompente Trial. E ancora Porpora Marcasciano, attivista trans protagonista di Porpora che cammina, performance per 18 spettatori alla volta lungo un percorso di 14km ideato e curato da DOM- Leonardo Delogu e Valerio Sirna che ha debuttato lo scorso giugno a Bologna nell’ambito del Festival dei Portici, Adriano Bolognino con lo spettacolo Come neve, performance vincitrice del bando Danza Urbana XL 23, Ertza, compagnia spagnola fondata da Asier Zabaleta con Otempodiz e la performance Body Farm della coreografa Premio Ubu Silvia Rampelli/Habillé d’Eau, che immerge il fruitore in un vero e proprio “luogo per la contemplazione”. Sono previsti incontri a fruizione libera e gratuita, di cui uno dedicato alla rigenerazione urbana e al welfare culturale. Come sempre, il festival si pone anche come obiettivila formazione del pubblico e la promozione della danza contemporanea, perciò quasi tutti gli spettacoli saranno come sempre a ingresso libero e gratuito.
Il festival inizia martedì 5 settembre alle ore 15,45 (repliche mercoledì 6, venerdì 8, sabato 9 settembre) con la performance itinerante (partenza dall’Autostazione Piazza XX Settembre 6) di DOM-, Porpora che cammina.
Con la drammaturgia degli spazi e regia di Leonardo Delogu e Valerio Sirna, con Porpora Marcasciano e Francesca Antonino, Teo Antonino Rosa, Leonardo Delogu, Giorgia Amelia Ferrari, Giovanni Marocco, Ozge Sahin, Valerio Sirna, Viviana Venga e la partecipazione di Nicole De Leo, Porpora che cammina è una performance di paesaggio, un viaggio a piedi per 18 persone. Una figura percorre la città passeggiando, fino a perdersi in un sogno a ritroso nel tempo. Attraverso il suo viaggio il paesaggio si apre e si nasconde agli
occhi del pubblico che la segue. Prendendo le mosse da L’Uomo che cammina, l’opera con cui DOM-,progetto collettivo nato nel 2013 che indaga il linguaggio delle arti performative, contaminandolo con l’approccio militante delle Environmental Humanities e con le istanze e gli immaginari delle ecologie femministe e queer, ha debuttato nel 2015 e proseguito una tournée in diverse città italiane e internazionali. Il collettivo invita ora Porpora Marcasciano ad essere la protagonista del remake bolognese, e a raccontarsi per le strade della città in cui vive.
Mercoledì 6, dopo la replica di Porpora che cammina, a partire dalle ore 18 presso il Giardino Lorusso CU(ltu)RA. Movimenti aperti nel paesaggio della comunità, a cura di Riccardo Balestra, Sara Corrado, Cecilia Depau, un progetto sostenuto da DAR (Dipartimento delle Arti – Università di Bologna) nell’ambito del progetto Scalo Malvasia di Fondazione Innovazione Urbana e DAMSLab. Le barriere sociali e linguistiche presenti nella zona Malvasia hanno suscitato una riflessione sul senso di “cura” che partisse dalla possibilità di identificare un luogo non solo dal punto di vista strutturale, architettonico e paesaggistico, ma anche nei suoi valori simbolici e culturali. Al di là del valore connesso alla fisionomia strutturale dei luoghi, alle sue strade, ai suoi palazzi, esiste un tipo di architettura “delle relazioni”. Le pratiche di condivisione – dai laboratori all’aperitivo nella Casa di Quartiere – sono pensate per stringere alleanze inedite, elementi identitari a formare un’unica comunità temporanea. In programma alle ore 18 wam // prime danze placebo, una proposta di laboratorio performativo che attinge dalle Placebo Dances, atlante aperto di pratiche, esercizi e danze alla ricerca di uno stato di grazia e benessere. Le danze placebo mirano ad attivare un processo di cura nel corpo di chi le pratica e nei corpi di chi le osserva. Flavia Zaganelli, in collaborazione con Maria Durbà e Francesca Siracusa facilita una performance partecipata partendo da un laboratorio aperto a qualsiasi tipo di corpo, abilità o esperienza. Fulcro della proposta è la pratica dello sguardo: attraverso la guida attenta del proprio sguardo su sè stessi e sulle cose, si attiverà uno stato di presenza del corpo disponibile a una potenziale riqualificazione delle relazioni. Flavia Zaganelli, dance artist e performer interessata alle relazioni tra le cose, alle forme collaborative e ai processi, è artista selezionata per il bando Boarding Pass Plus Dance 2023 per la sua nuova ricerca attorno alle Placebo Dances. A seguire, nello stesso spazio, alle ore 18.45
Guida per risolvere il cubo di Rubik, concept e regia di Elisa Pagani, interpretato da Francesca Caselli, Roberto Cherubini, Ilaria Ignesti, Chiara Merolla, Emanuel Santos e i partecipanti al laboratorio di comunità. Guida per risolvere il cubo di Rubik si interroga su come la relazione influenzi e modifichi le nostre vite, lasciando emergere le sfumature e l’essenza di un’esistenza condivisa. L’artista realizza una performance partecipativa che coinvolge la comunità del territorio senza limiti di età, genere o abilismo, assieme a
professionisti e professioniste della danza. Elisa Pagani nel 2013 fonda a Bologna la compagnia DNA che lavora sul territorio nazionale e internazionale intrecciando produzioni artistiche con progetti di formazione, seminari e progetti di danza di comunità di varia scala e natura, in collaborazione con alcune delle più interessanti realtà del panorama artistico nazionale e internazionale, tra cui Scenario Pubblico, FND – Aterballetto, ERT – Emilia Romagna Teatro, Cittadellarte Fondazione Pistoletto e molti altri. Alle 19,30, presso
Casa di Quartiere Saffi TALK / Scalo Malvasia: Rigenerazione urbana e welfare culturale con la professoressa Roberta Paltrinieri, direttrice scientifica del DAMSLab, Erika Capasso, Presidente della FIU – Fondazione per l’Innovazione Urbana, Massimo Carosi, direttore artistico Festival Danza Urbana. Erika Capasso e Roberta Paltrinieri, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso UNIBO, presentano gli esiti della ricerca sul Distretto della Creatività e il progetto di rigenerazione urbana Scalo Malvasia.
Interverranno anche gli studenti del Laboratorio di progettazione di eventi performativi nello spazio pubblico del Corso di Laurea Magistrale di Musica e Teatro e del Master Innovatori Culturali dell’Università di Bologna, curatori della sezione del Festival Danza Urbana dal titolo CU(ltu)RA", per illustrare le linee guida da loro sviluppate nell’elaborazione e realizzazione dell’'iniziativa per l’area Scalo Malvasia, sostenuto dalla FIU, DAMSLab e Danza Urbana. A seguire AperiGoGo! Aperitivo a cura di CiviBO-Cucina Popolare.
Alle ore 21.00 a DumBO, OFFICINA FIU Francesca Penzo e Mariagiulia Serantoni nella prima nazionale di Metis, in dialogo con Fondazione per l’Innovazione Urbana, Piazza Grande, Biblioteca Borges, Collettivo Verso, Centro Sociale TPO. Metis, azione coreografica e sonora, indaga tematiche legate alla geografia di genere, settore di studi che si domanda come i corpi di donne e persone non binarie vivono e si relazionano allo spazio urbano. La Métis (μέτις), in greco antico “consiglio, astuzia”, è una strategia di relazione con le altre
persone che consiste nel “mettersi nei panni dell’altra” in modo tale da immaginare “ciò che lei vede e che a me sfugge”. Il processo di composizione della performance si relaziona con l’area urbana Scalo Malvasia raccogliendo testimonianze di donne e persone non binarie che abitano o attraversano questa parte della città.
Francesca Penzo si occupa di costruire spazi di condivisione e attivismo indagando tematiche legate al femminismo intersezionale, con attenzione alle necessità di accesso e all’equità di opportunità. Ha curato la direzione artistica del Festival Th!nk P!nk a Milano, Bologna e Nuoro e, nel 2018, ha realizzato il Bando Migrarti con sette partner cittadini, realizzando il Laboratorio “Yes, I’m a witch” rivolto a donne migranti e non.
Mariagiulia Serantoni, coreografa e performer è stata cofondatrice della compagnia Fattoria Vittadini, con Francesca Penzo. Dal 2018 crea le proprie opere tra cui “Eutropia”, creazione candidata al Premio Equilibrio 2018 e Underground Memoirs; con cui si aggiudica il Premio Vivo d'Arte nel 2019. Nel 2022 riceve il fondo di ricerca Tanzpraxis promosso dal Berliner Senat per “Pratiche di un corpo elettrico”, il suo nuovo progetto di
ricerca e spettacolo solista.
Giovedì 7 settembre alle ore 18.30 al Parco 11 Settembre 2001 Trial, coreografia di Tu Hoang e danza di Tu Hoang e Tuan Tran, spettacolo presentato nell’ambito di Masdanza Platform in collaborazione con il Certamen Coreografico Masdanza. In questo duetto la complessità e la sincronicità sembrano inseparabili: due uomini si muovono armoniosamente insieme, tuttavia alcuni dettagli rivelano un attrito di fondo. Nasce
una battaglia, in cui gli uomini iniziano a competere l'uno con l’altro, si spingono, si sfidano e alla fine gareggiano finché non si perdono, si separano ed evolvono in due identità separate. Tu Hoang, coreografo originario di Hanoi, vive a Rotterdam, dove lavora come artista freelance con l’obiettivo di combinare il background orientale con la conoscenza della danza occidentale contemporanea, del balletto e dell’Urban Hiphop. “Trial” (2018) è stata premiata dal pubblico e dalla critica alla Copenhagen International Choreography Competition. Nel 2019 Tu Hoang riceve il premio New Dance for Asia a Seoul e il premio del pubblico alla Tanzplattform di Berna. Collabora con Hiro Murata per “False memories”, creazione premiata alla 27esima edizione del Certamen Coroegrafico Masdanza. Alle ore 18.45 do-around-the-world di Parini Secondo con Sissj Bassani, Martina Piazzi. Attraverso l’attività del salto della corda, Parini Secondo, insieme a Glauco Salvo e Pier Paolo Zimmermann, crea un’azione performativa e una prassi di archiviazione che accendono i luoghi per le loro caratteristiche acustiche intrinseche e velate. L’attività ginnica diventa un pretesto meditativo acustico e visivo, supportata e condotta dagli interventi elettronici di Glauco Salvo e rappresentata nelle prospettive stranianti di Pier Paolo Zimmermann. Parini Secondo nasce nel 2017 da un’idea di Sissj Bassani e Martina Piazzi, coinvolgendo Camilla Neri e Francesca Pizzagalli e il compositore elettronico Alberto
Ricca/Bienoise. Glauco Salvo è musicista e artista del suono. La sua ricerca è incentrata sull’esplorazione di nuovi percorsi tra folk, rock e musica sperimentale attraverso l’utilizzo di strumenti a corda, strumenti elettronici e di registrazione e riproduzione del suono. Pier Paolo Zimmermann è un fotografo e performer che vive e lavora a Cesena, spaziando dall’immagine fotografica al video, fino a toccare anche le arti performative. Dal 2008 lavora con la compagnia teatrale Socìetas Raffaello Sanzio, diventando parte della
Compagnia Mòra di Claudia Castellucci. Alle ore 21.00 all’Ex Chiesa di San Mattia Kinkaleri con HellO°, progetto e realizzazione Kinkaleri/Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco con Michele Scappa, spettacolo inserito nel progetto Sopra la pelle, una monografia dedicata a Kinkaleri a cura di Agorà, Danza Urbana ETS, Casa della Cultura Italo Calvino – Cronopios nell’ambito di E’BAL – Palcoscenici per la danza contemporanea, con il sostegno di ATER Fondazione. Il corpo – e la vita che esso contiene – è l’unico riferimento che ha accompagnato e accompagna ogni relazione umana, dal nascere al dissolversi. In questo
periodo storico, ancor prima che la pandemia la immettesse nel nostro immaginario, si stava già insinuando un’idea di perdita e di sostituzione dell’esperienza del vivente tramite la scrittura di un codice che potesse sostituirlo, surrogarlo, ampliarlo ma anche sottometterlo. Kinkaleri si dedica perciò a un’idea di cura e di protezione di questo corpo, rimettendo l’umano al centro di una scena che si dichiara viva e presente.
HellO° è un approfondimento a partire dall’opera di William Shakespeare, costola della precedente creazione OtellO. Kinkaleri nasce a Firenze nel 1995 e da allora opera fra sperimentazione teatrale, ricerca sul movimento, performance, installazioni, allestimenti, materiali sonori. Nel 2002 riceve il Premio Lo Straniero Scommesse per il futuro e il Premio Ubu come miglior spettacolo di teatrodanza dell’anno. Dal 2001 Kinkaleri
ha sede operativa a Prato nello spazioK, che dal 2013 è Centro di Residenza Regionale. Il gruppo è formato attualmente da Massimo Conti, Marco Mazzoni e Gina Monaco.
Venerdì 8 settembre, dopo la replica di Porpora che cammina, alle ore 18 con replica alle 21, presso l’Ex Chiesa di san Mattia, anteprima nazionale di Stuporosa, regia e coreografia di Francesco Marilungo, con Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Ugolini, Vera Di Lecce, spettacolo presentato in collaborazione con ATER. Le cinque performer di Stuporosa danno vita a un pianto ora trattenuto, ora soffocato, che ora si fa musica, ora sfocia nella speranza, ora diviene canto. I loro corpi si frammentano alla
ricerca di forme arcaiche, lontane, figure di pathos che Ernesto De Martino descrive in Morte e Pianto Rituale: immagini archetipiche del patire umano che si sono tramandate nel tempo attraverso secoli e civiltà. Le performer cercano di recuperare un senso di collettività, una ritualità, di instaurare nuove forme di mutuo soccorso, sussurrando antiche formule magiche, rievocando danze tradizionali, cantando una ninna nanna salentina. Francesco Marilungo lavora come performer per vari artisti tra cui Enzo Cosimi, Antonio Marras, Jonathan Burrows/Matteo Fargion e Alessandro Sciarroni. Parallelamente intraprende un proprio percorso autoriale in cui focalizza il suo interesse nella creazione di atmosfere frutto della giustapposizione di immagini strutturate su più livelli di rappresentazione, con particolare attenzione al perturbante. Col progetto New
Horizon viene selezionato dalla rete europea Open Latitudes. Il suo lavoro, Party Girl, vincitore del premio Prospettiva Danza 2020 e di Cross Award 2020, viene selezionato per la NID – New Italian Dance Platform 2020/2021. Alle ore 19, in Piazza San Francesco Eternal con la coreografia e danza di Bassam Abou Diab.
Un corpo danzante può diventare un elemento di ribellione contro un sistema politico radicale. Durante la Primavera araba, movimento politico che si oppone ai sistemi sociali e politici esistenti in Medio Oriente e Nord Africa, si generano gesti simbolici, movimenti di danza che hanno un'influenza inconscia e potente sugli individui presenti alla rivolta. Cosa succede se questi gesti ritmici e sincronizzati creati contro l’autorità vengono astratti da tale contesto? In questa performance, Bassam Abou Diab parla del rapporto che ha con ilsuo Grande Fratello e presenta sequenze di danza ribelle che ha creato per opporsi al potere. Bassam Abou Diab si è laureato in recitazione in Libano per poi dedicarsi alla danza contemporanea. Dopo una lungaricerca sperimentale sui rituali religiosi arabi e la loro presenza nel teatro fisico, ha creato The Siege/LAssedio Home. Ha danzato con la Maqamat Dance Company e ha partecipato al programma annuale di danza intensiva Takween, dove ha avuto la possibilità di lavorare con coreografi internazionali. Ha creato ìPalastinian karma per l’Accademia nazionale di Roma. Nel 2021 ha fondato il Beirut Physical Lab, un’organizzazione che mira a sostenere gli artisti emergenti della danza contemporanea e del teatro fisico.
Sabato 9 settembre, alle 15.45 replica Porpora che cammina, e alle ore 16.00, presso il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna QUELLO CHE È. Sull'immagine che si fa mondo con Fabio Acca, Massimo Carosi e Silvia Rampelli. Alle ore 17 e ore 18 al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Come neve, coreografia di Adriano Bolognino, interpretata da Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia, performance vincitrice del bando Danza Urbana XL 2023, Azione del Network Anticorpi XL. L’immagine da cui è partito Adriano Bolognino è quella della neve che si osserva quando si è piccoli alla finestra, e la sensazione di benessere che accompagna questi momenti. Prima di iniziare a lavorare con i corpi dei danzatori, ha pensato a creare un ambiente che rispecchiasse l'idea della creazione, a cominciare dai loro abiti, per creare i quali ha coinvolto nel “Il club dell’uncinetto”, un gruppo di donne che, durante la pandemia, si è ritrovato per
reinventarsi, riscoprendo un’arte, trasformandola in un nuovo lavoro e in spazio di benessere durante un periodo opprimente. Adriano Bolognino ha vinto il bando per coreografi di Anghiari Dance Hub nel 2019, dove crea “Gli Amanti”, spettacolo selezionato nel 2021 dal network europeo Aerowaves e da Anticorpi XL. Nel 2020 la Biennale di Venezia gli commissiona la creazione “Your body is a battleground\solo version” selezionata nel 2021 per il Campania Teatro Festival e per l’Italia dei Visionari. Il progetto "Rua da Saudade" – che ha debuttato nel 2022 a Torinodanza Festival – è fra i vincitori di Call for Creation 2021, tra i progetti finalisti di DNAppunti Coreografici 2021 ed è selezionato per la NID Platform 2021. A seguire Or Marin Dance Theatre Company presenta Breathe with Me a Moment di Or Marin con Uri Dicker e Tomer Giat, drammaturgia di Oran Doran e musiche dal vivo realizzate dai danzatori, spettacolo presentato nell’ambito di Masdanza Platform in collaborazione con il Certamen Coreografico Masdanza. Il duetto Breathe with
Me a Moment fa parte di una creazione più ampia intitolata Raining Men, un’opera che esamina la percezione sociale del genere maschile e dell'eroismo che ci si aspetta da esso, cercando di riposizionare e ridefinire i confini tra i generi maschile e femminile. Breathe with Me a Moment si concentra sull’intimità e sulla fragilità della vicinanza. L’incontro di due corpi attraverso il respiro condiviso in un'armonica materializza il suono dell’intimità, collega i due corpi e li trasforma in un unico strumento musicale con una nota che emerge dal loro legame. Breathe with Me a Moment ha ricevuto il terzo Premio per la migliore coreografia alla 27esima edizione del Certamen Coreografico Masdanza nel 2022 e nel 2023 è stato selezionato tra i finalisti della Rotterdam International Duet Choreography Competition. Or Marin nel 2005 fonda la Or Marin Dance Theater Company e RE-SEARCH – un programma professionale triennale per danzatori creativi, attivo dal 2015 in Israele. Marin crea partendo dal concetto che un’opera deve essere totale in tutte le sue componenti, per creare un’esperienza emotiva e visiva completa. La compagnia di Or Marin è sostenuta dal Ministero della Cultura Israeliano ed è membro permanente della Israeli Choreographers Association Alle ore 19.00 al Fienile Fluò Himalaya: Embodied Landscapes, A Performative Discourse di Elisa Zuppini, Artista selezionata per l’azione BODYSCAPE nell’ambito di DANCESCAPES 2022, progetto a cura di Danza Urbana ETS. Per Danza Urbana 2023, Elisa Zuppini presenta una versione rinnovata del suo spettacolo Himalaya, aprendo un dialogo con lo scenario naturale dei calanchi bolognesi. Vincitrice del progetto Dancescapes 2022/23, Zuppini ha approfondito la sua ricerca nell’ambito della performance e del paesaggio, focalizzandosi sulla complessa relazione tra corpo e ambiente e cercando di evidenziarne l’intreccio, forse inestricabile. In Himalaya, interpretato da Federica Dalla Pozza e accompagnato dalle musiche originali del
rinomato compositore berlinese M.E.S.H., la coreografa esplora la relazione tra elementi temporali contrastanti, spaziando tra riferimenti geologici, digitali e meccanici. Elisa Zuppini è una coreografa e danzatrice laureata presso la SNDO – School for New Dance Development ad Amsterdam. La sua ricerca coreografica si articola intorno alle nozioni di movimento relazionale e materialità in relazione al corpo e alle sue dimensioni affettive. Ha ottenuto una borsa di studio per il programma di residenza dansWEB presso Impulstanz a Vienna ed è uno dei membri di Jacuzzi, una convergenza di coreografi con base ad Amsterdam.
Domenica 10 settembre alle ore 17.30 presso il Parco 11 Settembre 2001 Otempodiz, di Asier Zabaleta con Fenias Nhumaio e Deissane Machava. Si dice che in Occidente il tempo si conti, si misuri, si compri, si venda, si pianifichi, si organizzi come un bene oggettivo, indipendente dall’essere umano, qualcosa che usiamo, e che quasi sempre ci manca. In Africa, invece, il tempo è vissuto, posseduto, fatto: è un bene soggettivo, inerente l’essere umano, che viene abitato e che quasi mai manca. Il fatto di essere nati in una particolare parte del mondo segna inevitabilmente la nozione che abbiamo del tempo e, sebbene nulla sia inamovibile, difficilmente riusciremo a staccarci dalla prima nozione acquisita. Il tempo può essere vissuto in molti modi, anche essendone schiavi; ma ciò che non si può negare è il potere che la danza ci dà di vivere il tempo in un presente assoluto. Otempodiz (Il tempo dice) è il risultato di un progetto di scambio e creazione artistica che si svolge tra il Mozambico e i Paesi Baschi grazie al sostegno dell’AECID, della residenza artistica
SORTUTAKOAK (Gipuzkoako Dantzagunea) e del festival ATLANTIKALDIA di Errenteria. Questo progetto si propone di offrire a due danzatori di Maputo un’opportunità di lavoro e gli strumenti di base per potersi sviluppare autonomamente nei circuiti internazionali della danza. ERTZA nasce nel 2004 sotto la direzione del danzatore e coreografo Asier Zabaleta (Ezio, Gipuzkoa, 1972) con l'obiettivo di aprire un nuovo spazio in cui poter creare liberamente secondo un approccio cross-disciplinare. Le opere di ERTZA aprono questioni sulle contraddizioni umane e sociali, invitando il pubblico attraverso dispositivi ludici e partecipativi a prendere una posizione attiva di fronte a quello che sta vivendo e a riflettere su temi di attualità. Alle ore 18.45 Lungo Fiume Reno (punto di ritrovo Via del Triumvirato 36 – piazzale Chiesa Parrocchiale della Nostra Signora della Pace) Body Farm. Un luogo per la contemplazione, ideazione e regia di Silvia Rampelli con Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna, Francesca Proia, Marcello Sambati, Flavio Arcangeli, Stefania
Tansini, spettacolo presentato in collaborazione con ATER. Il progetto prende nominalmente spunto dalle Body Farms – centri di ricerca di Antropologia Forense, creati in America per studiare la decomposizione dei corpi – cogliendo il riverbero di alcune analogie di linguaggio. L’invito a donare il corpo alla scienza sembra guidare l’attore nella resa alla fattualità, nella consegna allo sguardo. Reale è la dimensione di esposizione, la materia, il tempo, la de-composizione dell’azione scenica, la rottura del sistema ritmico, lo smarrimento dei nessi, l’emersione dei processi, nel dominio dell’osservazione. Immerso nello spazio aperto, il fruitore si trova nella condizione di dover cercare una misura, una messa a fuoco, una direzione, un ordine. Habillé d’eau, progetto di ricerca performativa indipendente, concepito e fondato nel 2002 da Silvia Rampelli, focalizza la riflessione sulla natura dell’atto, sulla centralità della dimensione percettiva nella pratica scenica, nei processi esperienziali trasformativi. Collaborano stabilmente Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Gianni Staropoli e nel tempo, tra gli altri: Valerio Sirna, Francesca Proia. Habillé d’eau è stato prodotto da La Biennale di Venezia e invitato nei maggiori festival. Nel 2018 riceve per Euforia il Premio Ubu per il Migliore spettacolo di danza.
Danza Urbana 2023 è realizzato con il sostegno di MiC Ministero della Cultura, della Regione Emilia Romagna, del Comune di Bologna e fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune e dalla Città metropolitana di Bologna – Destinazione Turistica.
INFORMAZIONI SUGLI EVENTI
Dal 4 settembre, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 18.00, è attivo il numero
(+ 39) 375 7032791 (chiamate, whatsapp, sms)
INGRESSI
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito, a esclusione di:
HellO° di Kinkaleri (7 settembre, Ex Chiesa di San Mattia)
Stuporosa di Francesco Marilungo (8 settembre, Ex Chiesa di San Mattia)
Body Farm. Un luogo per la contemplazione di Silvia Rampelli (10 settembre, Lungo fiume Reno)
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Porpora che cammina di DOM- (5, 6, 8, 9 settembre, itinerante)
ingresso libero con prenotazione obbligatoria a danzaurbana.prenotazioni@gmail.com