Grande successo a Catanzaro per la “Cantatessa” in un concerto intimo, in cui le canzoni tornano ad essere nude, così come sono nate. Lo ha descritto così Carmen Consoli, e così è stato il concerto che ha tenuto al teatro Politeama “Mario Foglietti” di Catanzaro, ennesimo appuntamento dai grandi numeri del ventesimo Festival d’autunno. Accompagnata da Massimo Roccaforte alle chitarre e Alessandro Murania al violino, Consoli ha presentato al pubblico catanzarese alcuni dei suoi brani più famosi rendendoli in maniera nuova, fresca con una potenza rinnovata. Il concerto è iniziato con la famosa: “Parole di burro”, per proseguire con “Fiori d’arancio”, “Mago Magone”, “L’ultimo bacio”, tre le altre, ma anche “Pioggia d’aprile”, “Mio zio”, e le canzoni dedicate ai suoi due uomini più importanti, il figlio Carlo (“Una domenica al mare”) e il padre (“Mandaci una cartolina”).
C’è stato anche l’omaggio alla cantautrice siciliana Rosa Balistreri con “Buttana de to ma” e “Canta e cunta”, ma anche il consueto omaggio a Franco Battiato con “Stranizza d’amuri”.
«La Calabria è per me una conseguenza della mia cultura totale. Ogni volta che viaggio in auto, non solo in tour, è una tappa più che obbligata: mi piace soffermarmici, godermela. Mi piacciono i modi delle persone, la gentilezza», perché per Carmen Consoli la nostra regione è un prolungamento della sua, «È Sicilia del nord, per me, fino al Salento. Siamo molto simili calabresi e siciliani: nel folklore, nella lingua perché i nostri dialetti sono vernacoli – dice – e questa è una cosa che mi elettrizza veramente. Tra l’altro io ho anche sangue calabrese: mia nonna era calabrese, proveniamo dalla famiglia Augimeri. Adesso che stiamo parlando ho di fronte proprio un quadro del nostro antenato», il pittore palmese Domenico Augimeri. «La Calabria è una terra che sta emergendo sempre più e con grande forza, che ha una potenzialità smisurata, come tutte le terre del sud – tiene ad aggiungere -. Ed è bello intravederla questa potenzialità, attraverso i giovani, dalle loro menti: dal fatto che c’è una certa cultura poetica e filosofica che viene fuori, comune anche alla mia terra. Dovremo solo riappropriarci della nostra storia, ricordare cosa siamo stati prima dell’Unità d’Italia, non per creare discordia, ma un senso di gratitudine. Tra la peperonata e la ‘nduja, anzi no, voi a Catanzaro avete il morzello, ci sono tante altre cose molte belle. E anche artisticamente avete delle belle realtà».
Per il suo felice ritorno al Festival d’autunno Carmen Consoli non si è letteralmente risparmiata, riuscendo a supplire perfettamente l’assenza della sessione ritmica, essendo il concerto in acustico: ha dominato il palco con un’energia e una grinta invidiabili, introducendo con poche parole i brani, entusiasmando fin dalle prime strofe un pubblico emozionato che si è lasciato trasportare senza alcuna resistenza, sulle sue note. «Ni sapemu sentiri», ha detto in siciliano per dire che ci intendiamo, per la somiglianza delle nostre lingue, prima di dedicare al pubblico catanzarese la bellissima “Blunotte”, seguita da “Amore di plastica” – con il teatro che l’ha cantata interamente insieme a lei -, “Confusa e felice”, “In bianco e nero”, prima di salutare definitivamente il pubblico con “Venere”, e concedere qualche stretta di mano e autografo a chi è si è precipitato sotto il palco a fine concerto.
«È stato un concerto strepitoso – ha commentato il direttore artistico del Festival d’autunno Antonietta Santacroce -, Carmen Consoli ci ha fatti immergere nella magia della sua musica, dimostrando ancora una volta il suo talento straordinario e la sua capacità di trasmettere sentimenti profondi attraverso le sue canzoni. Con lei si è chiusa questa mini rassegna dedicata a tre grandi personalità della musica italiana: Loredana Bertè con la sua grinta e determinazione, Patty Pravo che si è confermata come sempre un’icona di stile raffinata ed elegante, e adesso Carmen Consoli con le sue melodie delicate e intime, cariche di emozione».
Nel corso della serata, che ha visto anche la consegna alla Consoli dell’opera di Michele Affidato raffigurante il “Cavatore” catanzarese, è stata pure premiata dal direttore Santacroce insieme al sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, la vetrina tra quelle degli esercizi commerciali che hanno preso parte alla mostra “20 anni di festival”, che ha ricevuto più “like” attraverso il contest svolto sui social. Il concorso realizzato dal Festival d’autunno in collaborazione con l’Accademia di Belle arti ha visto una larga partecipazione degli esercizi commerciali posti su corso Mazzini che congiungevano le due location simbolo del festival: il complesso monumentale San Giovanni e il Teatro Politeama.
In ogni vetrina le opere realizzate da allievi e docenti dell’Accademia di Belle arti di Catanzaro dialogavano con le fotografie delle passate edizioni del Festival realizzate dallo studio fotografico Monteverde unitamente alle locandine storiche del Festival ideate dal 2003 al 2016 dal grafico Pino Pingitore e dal 2017 al 2022 dal grafico Giovanni Audino. La vetrina che ha ricevuto più like, grazie anche all’opera “Cloud chair” (2022) in legno e tessuto dell’artista Giorgia Saporito, è stata quella dello storico bar Imperiale che ha vinto con 933 like. Seconda classificata con ben 730 voti la gioielleria Placanica, con l’opera “Reliquiari” (2023) in tela, legno bruciato e pigmento verde, del maestro Giuseppe Negro, docente dell’Accademia delle Belle arti.