Ancona, Teatro delle Muse
Die Zauberflöte (Il Flauto magico)
(Singspiel in due atti, libretto di Emanuel Schikaneder, musica di Wolfgang
Amadeus Mozart)
Il trionfo dell’amore in un clima di ieratica poesia
(A cura di Giosetta Guerra)
La scenografia minimalista con cambio di arredi, pannelli movibili, elementi che
scendono dall’alto o che si librano in aria, differenziano le varie scene dell’opera
che presenta ambientazioni diverse, con personaggi sia magici sia reali che ne
subiscono l’incantesimo.
L’allestimento è affidato per le scene e le luci a Lucio Diana.
L’atmosfera è eteria e in un crescendo poetico, grazie anche all’uso meticoloso
delle luci. Un allestimento che inizialmente appariva povero si è poi distinto per
una leggerezza da favola, che ben si addice all’intreccio de Il Flauto Magico.
I costumi firmati da Stefania Cempini rispecchiano il carattere dei personaggi,
quindi nero e vaporoso con scintillio di stelle e corona dorata per la diabolica
Regina della notte, bianco lunare e di foggia giapponese per le delicate tre dame
che hanno in testa un elmetto dorato, bianco candido per Sarastro e per il coro,
marrone e giallo e di foggia campestre per l’uccellatore, blu scuro per Tamino,
azzurro per Pamina, e di vari colori per gli altri.
Nella regia debutta il coreografo Luca Silvestrini, il quale, ovviamente, affianca
alla staticità dei personaggi le movenze della danza. Coppie di ballerini,
seguendo il ritmo dell’orchestra, attraversano il palcoscenico e circondano i
personaggi anche con elementi scenici tipici del momento. Ad esempio, quando
c’è l’uccellatore in scena, oltre alle gabbie appese in aria ci sono anche ballerini
con grandi ali attaccate alle braccia, che muovendosi formano figure tipiche del
volo degli uccelli. L’inserimento della danza crea un’atmosfera più fluida e
leggera e ci introduce in un mondo fiabesco. Le tre dame entrano in palco
scenico su un carrello mobile e cantano sempre insieme, come spesso capita
nelle opere di Mozart (vedi “Così fan tutte”), e le loro voci si amalgamano in un
canto armonioso e diafano (Prima dama soprano Khatia Jikidze, Seconda
dama soprano Sarah Hakobyan, Terza dama contralto Nutsa Zakaidze).
Antonio Garès nel ruolo di Tamino esibisce una vocalità chiara ed estesa, un poco rigida ma in grado di alleggerire i suoni e di spingersi verso la tessitura acuta.
Maria Laura Iacobellis, nel ruolo di Pamina, è un soprano brillante e dalla voce
pulita ed armoniosa, in grado di interpretare lo stato d’animo di Pamina.
Brigitta Simon è un’incisiva Regina della notte che fende l’aria snocciolando
una serie di note acute e sovracute picchiettate in successione fino al fa
sovracuto, con una voce di soprano leggero di coloratura.
Papageno ha la voce agile e corposa del basso Levent Bakirci, che dà
credibilità al personaggio dell’uccellatore con versatilità gestuale e padronanza
del palcoscenico.
La sua compagna Papagena è interpretata da Jennifer Turri con buona voce di
soprano e capacità attoriale nel recitare la parte della vecchia.
Il gran sacerdote del regno della sagezza è il basso Abramo Rosalen, che ha
l’imponenza scenica di Sarastro e una voce ampia, corposa e robusta in grado
di raggiungere e sostenere la nota più grave (fa 1) con sicurezza e buon peso.
Soddisfacente la prestazione vocale e gestuale del tenore Carmine Riccio nel
ruolo di Monostatos.
Completano il cast con professionalità: il tenore Alessandro Fiocchetti
(Secondo sacerdote-Primo armigero), il basso Alessandro Ravasio (Primo
sacerdote- Secondo armigero), i tre fanciulli provenienti dai Pueri Cantores di
“D.Zamberletti”.
Il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, preparato da Riccardo Serenelli, è
stato un eccellente co-protagonista, ha cantato molto bene ed ha mostrato un
amalgama sonoro di prestigio.
Il Flauto Magico alterna la commedia recitata ai numeri musicali, servendosi del
doppio registro della parola detta e di quella cantata. La lingua tedesca
impiegata per questa opera era tradotta nei sovratitoli sopra al palcoscenico.
L’Orchestra Sinfonica “G. Rossini” diretta da Giuseppe Montesano, ha dato
un’ennesima prova di maturità e di professionalità, riuscendo a restituire la
leggerezza e l’incisività dello stile mozartiano rispettando le voci e creando un
clima di ieratica poesia.