Preambolo doveroso.
Il libro, ‘IN VIAGGIO’, è un’entusiasmante guida per il viaggiatore. Mi sono ritrovata a leggerla con la stessa passione che si dedica ad un romanzo avvincente. L’autore infatti, riesce ad accompagnare i suoi suggerimenti pratici, con parole di riflessione che non risultano affatto scontate, anzi. Paragrafo dopo paragrafo mi rendo conto di quante cose siano date per ovvie riguardo al viaggiare e di quante altre si abbia la presunzione di sapere tutto. Beh, non è così…come si suol dire… ‘nessuno nasce imparato’.
Viaggiare infatti è una vera e propria arte ma, come sostiene Pelizzeni, è un’arte che s’impara direttamente sulla strada. Chi meglio di lui potrà perciò affrontare questo argomento? Claudio riesce con passione, chiarezza ed intelligenza, a rispondere a tutte quelle domande che possono balenare in testa a chiunque sia affetto dall’irreprensibile voglia di partire, e lo fa con spirito di sincera condivisione redigendo uno dei vademecum di viaggio tra i più esaustivi che si possano trovare in circolazione. Tra i tanti temi affrontati troviamo: come pianificare un viaggio, che mezzi di trasporto utilizzare, la sicurezza e la salute in viaggio, cibo, abbigliamento e tanti altri consigli utili a chiunque abbia deciso di partire.
“Con questo libro voglio offrirti in un unico volume tutti i trucchi che ho imparato nella mia vita da viaggiatore seriale.” Pelizzeni riesce proprio ad ispirarmi e mi affido alle sue parole come un filo d’erba s’affida al vento. Sono all’ultima pagina, quella nella quale campeggia a lettere cubitali la scritta “Buona vita!” e penso…eh no! Non può finire così…
…Sono le cinque del pomeriggio e sorseggio il quarto caffè della giornata con la stessa delicatezza che una dama inglese riserverebbe al suo tè a quest’ora. Quando parte la videochiamata ho un’espressione ebete, provo perciò a darmi un tono indossando gli occhiali anti luce blu che uso al pc durante il lavoro ma ahimè, la voce tremolante non riesce a celare l’emozione.
“Ciao Claudio!”
Io imbarazzata e lui che mi accoglie col suo splendido sorriso riuscendo a mettermi subito a mio agio.
“Buon pomeriggio Daniela. Se ti va puoi registrare questa nostra conversazione.”
Eh, bella idea… se solo sapessi come fare…, penso. “No guarda sono old school, scrivo degli appunti a mano.” dico spavalda fingendo di sapere ciò che sto facendo. “Che dici, iniziamo?”
“Vai!”
…Quello che segue, è il risultato della rilettura dei miei appunti. Considerando la calligrafia quasi illeggibile a causa dell’ ansia da prestazione, credo sia stato più semplice per Athanasius Kircher decifrare i geroglifici…
“…Non è banale accettare che non si è felici con una vita che teoricamente ti offre tutto ciò di cui hai bisogno. Non è banale accettare che tutto quello in cui hai creduto fino a quel momento è frutto più del condizionamento sociale che dei tuoi reali e autentici desideri…”
” Claudio, ho appena finito di leggere il tuo terzo libro dal titolo ‘In viaggio‘ che si rivela essere una vera e propria guida del viaggiare, un testo che, senza esagerare, definirei fondamentale per chiunque abbia deciso di partire, che sia per un fine settimana o per un anno non importa, in queste pagine c’è l’essenziale per capire come progettare, scegliere e pianificare una partenza. Tu nel 2014 hai mollato tutto e sei partito per un viaggio intorno al mondo durato ben 3 anni. Un’impresa di per sé grandiosa, che diviene addirittura straordinaria in virtù del fatto che è stata compiuta senza prendere nemmeno un aereo, con l’insulina nel marsupio, perché sei diabetico, e con 15 euro al giorno come budget a disposizione. Io probabilmente è dal 2003 che non esco nemmeno di casa con soli quindici euro in tasca. Non hai mai avuto paura? Paura di non farcela magari?”
“Certo che ho avuto dei momenti di paura, ho paura a tutt’oggi di un sacco di cose. Ho paura del momento del decollo dell’aereo nonostante abbia preso centinaia di voli ed ho paura dei serpenti, ma vado lo stesso nella giungla. Vedi Daniela non è coraggioso chi non ha paura. È coraggioso chi ha paura e l’affronta. Non dobbiamo mai darla vinta alla paura.”
“Lessi da qualche parte una bella frase che più o meno recitava così: la paura è una faccia della medaglia, l’altra è il coraggio. L’intrepidezza non è ciò che ti manca anzi, penso tu ne abbia da vendere, guardando la cartina del tuo itinerario intorno al mondo ne resto davvero affascinata! Dimmi Claudio, dal 2014 ad ora quanto Mondo hai visitato?”
“Novanta Paesi su 167, perciò a conti fatti sono a più di metà. Diciamo che analizzando i Continenti, dell’Europa e dell’Asia ho visto il 70%, dell’Oceania il 100%; ho anche attraversato tutta l’America da Nord a Sud e dell’Africa ho già esplorato un buon 30%.”
“E tra le mete ancora non battute, qual’è quella sulla quale vorresti atterrare per prima?”
“Ci sono ancora davvero tanti luoghi che mi piacerebbe conoscere, ad esempio mi manca la zona del Pacifico e del Mar dei Caraibi, entrambe hanno un concentrato di così tanti posti da vedere nonostante un ridotto spazio geografico. Ma la risposta alla tua domanda è: l’Indonesia. Ho progettato già tre volte un viaggio lì, e per tre volte ahimè è saltato. Prima una nave mercantile sulla quale viaggiavo l’ha bypassata del tutto senza darmi la possibilità di approdare, poi c’è stato il covid, poi è avvenuto un terremoto, insomma, pare proprio che si faccia desiderare. Probabilmente sarà come una delle tante cose della vita: succederà quando non ci penserò più. Accadrà quando dovrà accadere.”
“…Ricordati sempre che i sogni nei cassetti fanno polvere…”
“Nove anni fa sei partito verso l’ignoto perché volevi realizzare un sogno e, dopo tanto girovagare, sei riuscito a far di quel sogno un mestiere. Per te adesso viaggiare è diventato un lavoro. Sei infatti uno dei fondatori di SI VOLA, tra i più importanti tour operator del panorama italiano, il tuo blog TRIP THERAPY ha quasi 100 mila follower, sul tuo canale You Tube permetti di viaggiare da casa a migliaia di persone che seguono le tue appassionanti descrizioni e spiegazioni dei luoghi che visiti e, in ultimo, sei autore di quattro libri di viaggio. Ma Claudio, il fatto che adesso la tua passione si sia trasformata in una professione, non ti fa apparire il ‘viaggiare’ come una noiosa routine? Non pensi che ci si possa stancare anche di qualcosa che ci piace tanto?”
“Noiosa non direi affatto Daniela, visto che viaggiare è ciò che amo fare. Che sia diventata la mia routine in effetti è corretto, ma non in senso dispregiativo ecco. Diciamo che per me la vacanza è restare a casa e, quando qualcuno prima di partire mi augura ‘buon viaggio’ , mi suona piuttosto strano, è come se io dicessi ‘buon ufficio!’ E poi Daniela non credo che riuscirei mai a stancarmi di viaggiare considerando che è qualcosa che mi rende felice. Dimmi, c’è qualcuno al mondo che si stanca della felicità?”
“Touché!” rispondo sorridendo. “Direi proprio di no in effetti!…ma senti Claudio, toglimi una curiosità, se nessuno ti avesse seguito durante la tua impresa o, se non esistessero affatto i social, tu avresti fatto lo stesso il tuo giro del mondo?”
“Io non sono partito con l’idea di documentare i miei spostamenti con lo scopo di diventare un influencer di viaggio. Io ho intrapreso il giro del mondo perché è ciò che volevo e che dovevo fare per me, non per gli altri. Ho raccontato il mio percorso perché essendo diabetico, volevo dimostrare a chi è affetto dalla stessa patologia, che non si deve aver alcuna preoccupazione ad affrontare sfide simili. Poi è nato tutto il resto, ma è stata una bellissima conseguenza di un lavoro fatto quotidianamente con passione. Al mio ritorno sapevo già che avrei voluto lavorare in questo settore. Se non mi fosse capitato di incontrare i miei colleghi di SI VOLA e non avessi costruito insieme a loro questo straordinario progetto, avrei fatto la guida turistica o, che ne so, mi sarei messo in cerca di lavori stagionali per potermi pagare altri viaggi per continuare a parlare, documentare e scrivere di questi.”
“Insomma un po’ come facevano i giovani di buona famiglia del 1700 e 1800 che partivano per il Grand Tour e pubblicavano al ritorno tutti gli appunti del loro viaggio.”
“No, non proprio, mi piace parecchio raccontare dei miei viaggi, ma credo che avrei preferito imbarcarmi in una nave di pirati piuttosto che salire su di una carrozza anzi, ti dirò, visto che parliamo dei tempi che furono, l’idea di salpare con le spedizioni esplorative di quel periodo, mi entusiasma ancora di più.”
“A proposito di esplorazioni, qual’è il popolo più accogliente che tu abbia incontrato sino ad ora.”
“Accogliente dici? Senza dubbio quello mauritano. Un Paese ancora molto poco turistico per il quale si nutrono dei pregiudizi ingiustificati legati alla religione e al mondo arabo in generale, ma si sono dimostrati una delle popolazioni più ospitali e gentili del Pianeta.”
“Claudio facciamo un po’ di domande a brucia pelo così do un po’ di tregua al mio povero polso che non è abituato a scrivere così velocemente: “Qual’è il viaggio che ti piace di più?”
“Quello zaino in spalla.”
“Città o Natura?”
“Natura.”
“Oriente o Occidente?”
“Sud America.”
“Svegliarsi presto o andare a letto tardi?”
“Svegliarsi presto.”
“Tenda o letto?”
“Non si può avere un letto in tenda? Devi capire che dormo in 200 letti diversi, in 200 posti diversi ogni anno, la schiena quando incontra il letto di casa mia fa quasi le feste. Comunque, nonostante le difficoltà fisiche che iniziano a farsi sentire, direi tenda. Con materassino comodo però.”
“Wi-fi o senza connessione?”
“Wi-fi, non posso stare senza le serie tv in streaming.”
“Mi fa sorridere che tu riesca a guardare i film nonostante l’abbondanza di mondo ingurgitato dai tuoi occhi ogni giorno. Probabilmente è anche un modo per creare una propria quotidianità nonostante la frenesia e l’irregolarità derivata da un continuo spostamento. Confesso di invidiare un po’ la tua vita, fatta di orologi con lancette da regolare e gallerie fotografiche da scaricare, ma capisco che non dev’essere semplice stare ogni giorno in un luogo differente e sopratutto mai così abbastanza da potercisi affezionare. Stavo pensando… hai mai incontrato un posto che ti ha fatto dire: ‘accidenti, qui io ci vivrei!’. A me capitò in Giappone ad esempio. Mentre passeggiavo per strada, mi rendevo conto di quanto mi sentissi stranamente al sicuro e di come tutti dimostrassero un senso del rispetto fuori dal comune. Sensazioni che addirittura in alcuni quartieri della mia città stanno venendo meno e che naturalmente fa strano provare dall’altra parte del mondo. Anche a te è capitato di provare questa sensazione? Molti filosofi e pensatori hanno provato a sviscerare in più occasioni la questione, ma sembra quasi che ‘altrove’, sia sempre il posto dove si stia meglio. Cosa ne pensi?”
“Daniela non vorrei sembrarti banale ma ho visto così tanto mondo da riconoscere che ogni luogo ha i suoi pro e i suoi contro. Se viaggi così tanto, finisci per capire quali sono le difficoltà, i vantaggi e le peculiarità di ogni posto. Perciò capisci che da qualche parte mancano i servizi primari, in altri Paesi c’è scarsa igiene, o mancano libertà fondamentali. Ci sono realtà che hanno delle temperature proibitive ed altre nelle quali non ti sentiresti sicuro. Finisci così per tirare le somme e ad oggi posso dirti, senza riserbo, che l’Italia è il Paese più bello. Per la sua geografia, il clima, la varietà naturale sia botanica che faunistica, per la cultura, la cucina. Se solo riuscisse a svecchiarsi un po’, e se le menti fossero più aperte, allora sarebbe davvero quel ‘altrove’ di cui parlavi.
Sai, penso che il nostro Paese non abbia una buona politica per quanto concerne la salvaguardia del territorio, se fossi Ministro del turismo ad esempio, toglierei tutte le licenze dei bagni sulle coste. L’Italia è l’unico Paese al mondo con il 98% delle spiagge a pagamento mentre nel resto del mondo il 90% delle spiagge sono libere. Nella nostra Penisola si preferiscono politiche volte ad operazioni turistiche massive piuttosto che alla salvaguardia della naturalezza. Certo, nel breve guadagni di più, ma nel lungo termine si finisce per deturpare un patrimonio inestimabile. Un esempio tra tutti, per capire il concetto, è sicuramente il passaggio delle navi da crociera a Venezia, che permette al turismo di massa di godere di una vista privilegiata a discapito della sicurezza dell’intera struttura architettonica e paesaggistica; ma potrei fartene altre decine di esempi come questo.”
“Quanto ti do ragione Claudio, purtroppo se dovessimo fare una lista delle cose che dovrebbero cambiare o potrebbero migliorare, finiremmo per fare una conversazione più lunga di quella di Massimo Lopez nello spot della Sip. Comunque, riflettevo, parlare di viaggi è probabilmente (insieme a come si cucina l’abbacchio e la crostata di visciole) uno degli argomenti più quotati sui social. Del resto viaggiare apre la mente e ti rende più consapevole, di te stesso e del mondo. Mi domandavo quindi, tu che per attitudine e per mestiere sei sempre in giro per il mondo, consiglieresti alle persone di partire? Anzi, rincaro la dose, secondo te ‘viaggiare’ potrebbe essere considerato uno step di crescita auspicabile per tutti i giovani che si affacciano al mondo adulto?”
“Beh vedi, non credo che il viaggio possa essere una formula educativa, nonostante la sua grande importanza a livello umano. Devi essere molto apposto con te stesso, te la devi sentire, viaggiare non è per tutti. Sta alla passione delle persone, come tutte le cose della vita. Se tu Daniela domandassi a Ronaldo qual’è il miglior sport al mondo, ti risponderebbe che nulla è come il calcio. Ma prova a fare la stessa domanda a Michael Jordan. La risposta sarebbe la pallacanestro. Perciò una persona si deve sentire la voglia di viaggiare sotto la pelle, il viaggio non può essere imposto; sicuramente è un eccellente modo per imparare a cavarsela in ogni situazione, una maniera di conoscere se stessi, oltre a nuove culture e diversi scenari. Ma in definitiva direi che: viaggiare non è per tutti.”
“…viaggiare …è una questione di attitudine, di comportamento. …Il viaggio è un assetto mentale e l’arte del viaggiare è qualcosa che si impara direttamente sulla strada…”
“Claudio toglimi un’ultima curiosità, in un’intervista la Ferilli disse che, prima di prendere qualsiasi aereo, ha l’abitudine di cenare con la sua famiglia. Hai anche tu dei riti scaramantici o delle gestualità ricorrenti prima di partire per un viaggio? Che ne so, come prendere una birra con il migliore amico o dormire con una maglietta fortunata.”
“No, non c’è nulla che faccia ripetutamente prima di ogni mio viaggio ma, c’è una cosa che faccio sempre ad ogni mio ritorno: vado a mangiarmi una pizza.”
“Claudio, quella con te è stata una conversazione veramente piacevole, starei giorni interi ad ascoltare le tue avventure e se potessi ti tratterrei in videochiamata per altre dieci ore minimo (fortunatamente non hanno ancora disciplinato il sequestro di persona online), ma è tempo di ringraziarti per la tua simpatia, gentilezza e sincerità ma, prima di farlo, vorrei porgerti l’ultima domanda, quella che faccio a fine di ogni mia intervista (diciamo che è un’usanza un po’ come la tua ‘pizza del rientro’), ed è la seguente: che cos’è il viaggio per te?”
“È la metafora della vita. Il viaggio, semplificandone il concetto, è l’andare da un punto A ad un punto B, e la vita se ci pensi è proprio questo: un lungo percorso. Non può esserci metafora più appropriata: il viaggio non è altro che un concentrato spazio-temporale di ciò che è l’esistenza.”
Se vuoi acquistare i suoi libri: https://amzn.to/3SlTllM
Formato e-book: https://amzn.to/
Il suo blog: https://www.triptherapy.
Per viaggiare con Claudio: https://www.sivola.it