“L’Iliade. Il gioco degli dei” è la rappresentazione concreta di un collettivo, di un gruppo di persone affiatato che riesce a cogliere il messaggio raccontato dall’epica e dal mito greco e trasferirlo ai nostri giorni in modo forte e, per certi versi, anche in modo innovativo. In fondo, in fondo, alla fine, le guerre, i conflitti odierni sono il frutto del passato. Le guerre da quando è nato il mondo, l’uomo le ha sempre fatte a suo detrimento e senza che potessero apportare soluzioni positive a vantaggio e a beneficio dello stesso uomo.
Ecco dunque la modernità di uno spettacolo che sia pure antico, di fonte agli “occhi” di Omero, continui a rimanere pur sempre molto attuale per i contemporanei. Tutto ciò è venuto fuori nell’incontro che gli attori del cast dell’opera omerica s’è tenuto nel ridotto Gavazzeni del teatro Donizetti di fronte ad una folta platea di cittadini di ogni età.
Considerazioni ed opinioni raccontate senza filtri dai protagonisti che hanno parlato di come gli dei fossero oltretutto sprezzanti di fronte agli uomini. Mentre, l’altra grande protagonista Iaia Forte assieme alla direttrice artistica del teatro Donizetti Maria Grazia Panigada, hanno condiviso l’idea che la guerra a tutt’oggi sia finalizzata, tra le altre cose, ad accumulare denaro, perché la guerra provoca danni, distruzioni, tragedie e morti, ma consente a più di qualcuno d’arricchirsi a dismisura, senza soluzione di continuità.
Gli dei per Omero vengono descritti come se fossero insensibili agli accadimenti, non si facessero nessun genere di problema e facessero tutto ciò che li potesse “divertire” e basta. Tutto ciò è il racconto, come detto, nell’arco di circa un’ora, realizzato poco prima di rientrare in scena per la replica dello spettacolo, del cast di attori che oltre a Boni e Forte ha visto la presenza di Francesco Niccolini autore della riscrittura del testo, dei registi Roberto Aldorasi, lo stesso Niccolini e Marcello Prayer, Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico ed Elena Vanni, registi e quanti altri che tale spettacolo hanno concepito e fortemente voluto per una sorta di scommessa che doveva essere vinta, così come alla fine è successo. Non bisogna dimenticare di citare le scene di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito, il disegno luci di Davide Scognamiglio, le musiche di Francesco Forni, nonché quelle creature e oggetti di scena come le marionette giganti di Alberto Favretto, Marta Montevecchi e Requel Silva per una nuova produzione targata Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con fondazione teatro di Toscana, fondazione teatro di Bergamo e teatro Stabile del Friulì Venezia Giulia.
Una perfetta macchina che è riuscita nel tentativo di far emozionare ancora, sia pure a distanza di così tantissimi anni da cui comparve come autore il grande Omero. In tutto questo un merito va attribuito anche e, non per ultimo, alla struttura ed allo staff dell’ufficio stampa guidato da Roberto Valentino che ha saputo organizzare e veicolare nel modo migliore e più consono il messaggio di uno spettacolo per una comunicazione che è stata oltremodo diretta ed efficace.