L’inedito dittico Gianni Schicchi/L’heure espagnole, due atti unici di Puccini/Ravel diretto dal Maestro Michele Mariotti, in scena dal 7 al 16 febbraio è il secondo appuntamento del Trittico ricomposto di Puccini, progetto triennale realizzato in occasione del centenario della morte del compositore in collaborazione con il Festival di Torre del Lago che propone i tre atti unici di Puccini, Tabarro, Gianni Schicchi e Suor Angelica, accostati di volta in volta a un’opera del Novecento che raconti gli stessi temi. Dopo l’apprezzato “esperimento” del primo anno, che ha visto in scena Il Tabarro e Il castello del principe Barbablù di Béla Bartók, Gianni Schicchi/L’heure espagnole segna anche il debutto operistico italiano del regista, scenografo e costumista berlinese Ersan Mondtag, fra le più visionarie e prestigiose firme del teatro tedesco.
Non necessita certo di presentazioni Gianni Schicchi, opera comica in un atto composta da Puccini nel 1918 basandosi su un episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante: Gianni Schicchi (condannato come falsatore di persone) racconta di una famiglia avarissima che cerca di sfruttare l’eredità di un parente, il ricchissimo Buoso Donati, appena deceduto. Ma l’astuto Gianni Schicchi, chiamato per risolvere la situazione, riuscirà a redigere un falso testamento a suo favore per le nozze della figlia Lauretta. Divertente opera comica in un atto ambientata nella Toledo del XVIII secolo, L’heure espagnole, composta nel 1911Maurice Ravel su libretto tratto dall’omonima commedia del 1904 di Franc-Nohain, racconta di Concepciòn, moglie insoddisfatta e fedifraga dell’orologiaio Torquemada che ospita in casa un amante dopo l’altro in un gioco di equivoci e grottesche dinamiche amorose.
“La famiglia è la protagonista assoluta di questo dittico formato da Gianni Schicchi e L’heure espagnole – le parole di Michele Mariotti sul podio – Si ride, ma con amarezza, perché ci troviamo di fronte a due nuclei familiari dai lati oscuri, tristi e immorali. Ravel e Puccini dipingono queste realtà così grottesche con sarcasmo, mettendo in rilievo le fragilità umane. È chiaro che noi ridiamo, ma non c’è nulla di buffo, è buffa la situazione che si viene a creare. Nell’Heure Espagnole abbiamo questa donna che sfrutta il giorno in cui il marito va ad aggiustare gli orologi per ricevere i suoi amanti ed è tutta una caricatura: è tutta una risata, ma c’è un grande senso di malinconia. In Gianni Schicchi abbiamo una famiglia numerosa, ma che ci lascia un grande senso di vuoto: tutti sono ipocriti e pensano solo al denaro. E ci rendiamo conto di quanta solitudine e quanto silenzio si possano trovare anche nelle famiglie più numerose quando, al posto di rispetto e condivisione, regna soltanto l’interesse personale”.
Il nuovo allestimento del dittico è affidato al 36enne Mondtag che rappresenterà la Germania alla Biennale Arte di Venezia 2024 e che nonostante la giovane età ha già collezionato numerosi importanti premi in diverse aree creative, dalla regia alla scenografia. Il suo lavoro vive dell’influenza dell’espressionismo tedesco nei suoi cromatismi accentuati, di ambientazioni surreali di esagerazioni e di sperimentazione in un approccio multidisciplinare, fra performance e installazioni visive. Ospitato al Romaeuropa festival con la performance teatrale De Living nel 2021, Mondtag approda solo nel 2020 al repertorio operistico.
“L’elemento visivo è il palazzo che abbiamo ricostruito, che è tra l’altro l’obiettivo finale del piano di Schicchi il palazzo una volta era molto sontuoso e invece noi lo mettiamo in scena come un rudere – spiega il regista – Esiste poi un forte contrasto tra quello che racconta il libretto, dove tutto è bello, dove c’è opulenza e ricchezza, ma in realtà non esiste più ricchezza perché tutto è stato distrutto”. Nel dittico di Mondtag i costumi sono di Johanna Stenzel, le luci di Sascha Zauner e i video di Luis August Krawen, la drammaturgia di Till Briegleb.
“Per quanto riguarda la parte comica, tutte e due le pieces in realtà sono comiche, ma in Gianni Schicchi la satira appare più articolata, ed è un qualcosa che la società fa fatica ad accettare – osserva il regista – In Ravel c’è invece questa emancipazione della donna che per l’epoca era quasi pornografia. Dal punto di vista contemporaneo penso però che Schicchi sia molto interessante: in questa opera si scorge la totale mancanza di solidarietà di una famiglia che è totalmente slegata e che riflette bene la realtà contemporanea, una realtà in cui le persone lottano per sé stesse e nessuno si aiuta più. Ognuno è nemico dell’altro e credo che questo possa essere collegato alle situazioni dei nostri tempi”.
Cast di rilievo internazionale ad animare il dittico: Carlo Lepore, già Premio Tiberini d’Oro è Gianni Schicchi, Lauretta è soprano il Vuvu Mpofu, premio John Christie Award 2019, Zita è il mezzosoprano Sonia Ganassi, Premio Abbiati 1999, Rinuccio è Giovanni Sala. Nel cast anche Ya-Chung Huang (Gherardo), Roberto Accurso (Betto), Nicola Ulivieri (Simone), Daniele Terenzi (Marco), Domenico Colaianni (Spinelloccio), Alessandro Guerzoni (Pinellino), Daniele Massimi (Guccio), Valentina Gargano (Nella), Ekaterine Buachidze (La Ciesca), Mattia Rossi (Ser Amantio di Nicolao). Protagonisti de L’heure espagnole di Ravel e al debutto al Costanzi, il tenore Ya-Chung Huang nel ruolo di Torquemada e il mezzosoprano francese Karine Deshayes nella parte di Concepciòn. Nel ruolo degli amanti, il tenore Giovanni Sala che interpreta Gonzalve, basso-baritono Nicola Ulivieri che è Don Inigo Gomez, il baritono Markus Werba, anche Papageno nel Flauto Magico firmato Michiletto è il mulattiere Ramiro.
Dopo l’anteprima giovani del 4 febbraio, la prima rappresentazione è in scena mercoledì 7 febbraio alle ore 20.00, con 4 repliche previste per domenica 11 (ore 16.30), martedì 13 (ore 20.00), mercoledì 14 (ore 20.00) e venerdì 16 febbraio (ore 18.00). Lo spettacolo è ripreso da Rai Cultura che lo trasmetterà su Rai5. Info e dettagli www.operaroma.it.
Fabiana Raponi