Vincenzo Zingaro, dopo aver festeggiato nel 2023 i trenta della Compagnia Castalia con l’allestimento de “Le Nuvole” di Aristofane al Teatro Arcobaleno, “Centro Stabile del Classico” dove da anni sviluppa il suo progetto di rivisitazione del teatro classico, porta ancora in scena una commedia di Aristofane continuando a promuovere lo studio e il recupero della commedia antica, orientata a un’offerta formativa per gli studenti di recupero delle radici culturali sulle origini del teatro e sulla rappresentazione della vicenda umana.
Allestita nella sua storica edizione, scritta nel 421 a.C. durante la lunga guerra del Peloponneso fra Sparta e Atene, “La Pace” stigmatizza le miserie umane, mettendo in scena una realtà simile a quella che attraversa il nostro tempo.
L’impianto della commedia è quello di una favola fantastica, con momenti di forte comicità intrecciati ad ammonimenti morali.
Il contadino Trigèo vola su uno scarabeo stercorario sull’Olimpo per implorare Zeus di far cessare la guerra che dilania la Grecia, ma trova soltanto Ermes, poiché Zeus adirato ha abbandonato gli uomini al loro destino. Così la Guerra esercita il dominio dopo aver chiuso la Pace in una grotta. Trigèo chiama a raccolta i suoi concittadini ma arrivano solo i contadini, che lo aiutano a liberare la Pace e a portarla sulla terra, dove dovrà affrontare la reazione dei venditori di oracoli e dei fabbricanti di armi, che perdono i profitti. Il ripristino dell’armonia tra l’essere umano e la natura raggiunge l’apice con le nozze di Trigèo e Opòra, dea del raccolto.
L’assunto di Aristofane è che la pace, invocata e desiderata, non discende dalla divinità ma è realizzata solo dall’azione delle persone semplici che vivono in sintonia con la natura. Mutuando la metafora nella realtà contingente, al raggiungimento della pace dobbiamo contribuire tutti, ciascuno per la sua parte.
Il testo della commedia attica è di assoluta attualità e offre urgenti spunti di riflessione sulla propensione dell’uomo alla guerra per interessi corporativi e sul confidare in un intervento esterno per risolvere i conflitti, che possono trovare soluzione, invece, solo con un’azione congiunta di buona volontà.
L’allestimento di Vincenzo Zingaro è rivolto a un pubblico eterogeneo, con un’impronta favolistica accentuata che consente di trattare il tema politico, antropologico e sociale con la leggerezza della comicità che veicola ammonimenti morali.
L’impianto della commedia viene snellito, con il coro di contadini rappresentato solo da tre uomini mascherati e un po’ svagati, che sciorinano battute rivolgendosi spesso al pubblico come fosse il popolo ateniese accorso al richiamo di Trigèo.
La Pace, che nella versione originale era rappresentata da una statua, nella versione di Zingaro è una danzatrice, muta ma animata, espressione viva dell’arte coreutica, sublimazione di armonia ed eleganza.
Le maschere sono di Rino Carboni, maestro del trucco e degli effetti speciali nel cinema, a lungo collaboratore di Federico Fellini. Eclettici gli interpreti: Giovanni Ribò, Piero Sarpa, Rocco Militano, Fabrizio Passerini, Laura De Angelis, Mario Piana, Irene Catroppa.
Essenziale la scenografia (Vincenzo Zingaro), con un piano rialzato e due aperture laterali, la cui architettura si trasforma nelle diverse ambientazioni sotto l’effetto del disegno luci di Giovanna Venzi che crea effetti speciali. I costumi di Emiliana Di Rubbo e le armature contribuiscono a delineare l’atmosfera, sottolineata dalle musiche di Vincenzo Zingaro che cura anche adattamento e regia.
Sala gremita di pubblico giovane e studenti, che applaudono a lungo, ai quali a fine spettacolo Vincenzo Zingaro si rivolge esortandoli a diventare “soldati” di Pace.
Tania Turnaturi