Sarà in scena al Teatro Parioli – Costanzo dal 24 al 28 aprile, Anna dei miracoli di William Gibson, con Mascia Musy, Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi; adattamento e regia Emanuela Giordano.
“Cosa succede quando in una famiglia arriva il figlio “difettato”, quello che pensavi nascesse solo in casa d’altri? Cosa succede ad un padre ed una madre che si confrontano quotidianamente con l’esistenza di una creatura con cui non possono comunicare? La pietà e la rabbia, la speranza e il senso di sconfitta, ogni sentimento è concesso, ogni reazione è imprevedibile, anche se si tenta in tutti i modi di simulare una normalità che non esiste. E lei, Helen, la figlia, cosa percepisce di quello che ha intorno? In un mondo dove solo il bello è vincente, solo il sano è tollerato, padre e madre non hanno scampo: Helen va allontanata, messa in un istituto, nascosta, dimenticata. Ma in casa arriva Anna, con una vita trascorsa in mezzo ad altre creature “difettate”. Mi sono concentrata su un adattamento essenziale, via i soprammobili, le zie e i cagnolini. Ho immaginato una famiglia difficile come ce ne sono tante e una casa da cui madre e figlia non escono mai, quasi recluse, per vergogna, per mancanza di autonomia. Ho collocato i personaggi in un silenzio domestico che non prevede ancora la TV e Internet. Ho “visto” quel padre imprigionato nel ruolo di capo famiglia, ma capace, a sorpresa, di mettersi in gioco e quella madre che lotta ad oltranza per sua figlia, anche se in modo contraddittorio e confuso. Ho intuito che le tre donne hanno qualcosa in comune, per questo le ho volute, per qualche tratto, simili. La scena è evocazione di spazi che si aprono e si chiudono, isole di luce, sospese in un racconto musicale che ci suggerisce quello che le parole non ci possono dire. Una bellissima esperienza umana”.
Emanuela Giordano
“Anna dei Miracoli è una storia vera e racconta in modo emblematico la storia di tutte quelle famiglie che arrivano da noi dopo essersi sentite dire tante volte che non c’era nulla da fare con i loro figli, del loro senso iniziale di sconfitta e di impotenza e di quella fiducia che ripongono nella Lega del Filo d’Oro che passo, passo oltre ad assistere i figli, dà un supporto e un metodo anche alle famiglie per gestire e comunicare con i propri ragazzi. Ma non solo, questa opera teatrale narra il passaggio alla lingua dei segni, un bene immateriale dell’umanità, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla. La lingua dei segni, in questo caso tattile, permetterà ad Helen di raccontare la sua storia, di apprendere, di esprimere sentimenti e necessità, di crescere e di farsi rispettare”.
Rossano Bartoli
Presidente Lega del Filo d’Oro
“Anna dei miracoli, dell’americano William Gibson, è ispirato alla storia vera della piccola sordocieca Helen Keller, un caso disperato in cui la diffidenza del padre, la fragilità della madre, la contraddittorietà delle loro manifestazioni affettive, aggravano la situazione, ma l’intelligenza di Helen si manifesta quando arriva Anna, l’istitutrice che riesce ad entrare in contatto con lei, e dopo una dura battaglia fisica e interiore di entrambe, accade finalmente ilbmiracolo. Non appena l’ho letta ho creduto fortemente in questa storia e ho desiderato interpretarla, ho bloccato i diritti del testo e mi sono messa a cercare chi avrebbe potuto abbracciare questo progetto con la mia stessa passione. Sono felice di realizzarlo insieme alla Lega del Filo d’Oro che da più di 50 anni si prende cura in modo straordinario delle persone sordocieche, e con una Signora del Teatro che apprezzo profondamente, Emanuela Giordano per la regia e l’adattamento originale. Ho così a cuore questo spettacolo perché è la storia di un amore grandissimo, forse il più grande. Non ci racconta di un amore fra maschio e femmina, neppure di quello immenso e folle fra Romeo e Giulietta, e neppure di quello genetico e assoluto come quello fra un genitore e un figlio, o come quello fraterno, l’amore di questa storia è quell’amore universale e straordinario di chi si prende cura del più debole semplicemente perché è ‘diverso’ e proprio per questo ha bisogno di aiuto e di amore più di chiunque altro”.
Mascia Musy