TEATRO DELLA PERGOLA
Pessoa – Since
Lo spettacolo di Robert Wilson, ‘Pessoa è la
dimostrazione che anche in una città piccola e restia alle grandi rivoluzioni
culturali come Firenze si possa produrre qualcosa di molto importante a
livello internazionale, che apra gli orizzonti e gli sguardi verso molti
‘altrove’. Lo spettacolo è frutto della collaborazione tra il Teatro della
Pegola e il Théâtre de la Ville di Parigi; il regista è americano, mentre il
soggetto trae ispirazione da uno dei poeti portoghesi più prestigiosi e
apprezzati come Fernando Pessoa. A marcare questa internazionalità il
fatto che lo spettacolo è recitato da attori di diverse nazionalità e in diverse
lingue. Infatti è portoghese Maria de Medeiros, famosa attrice sia del
cinema che del teatro, Rodrigo Ferreira è portoghese, franco-brasiliana
Janaína Suaudeau; francese di radici africane è Aline Belibi, mentre
italiana e proveniente dalla Scuola ‘Orazio Costa’ della Pergola Sofia
Menci; italiano anche Gianfranco Poddighe e italo-albanese Klaus Martini.
Gli attori con fluidità passano da una lingua ad un'altra, sono bravissimi ad
accompagnare lo spettatore nel mondo delle parole del grande poeta; la
voce dell'attore si carica di significato anche senza la totale comprensione
della frase e senza la necessità di leggere sempre i sottotitoli. A trasportare
lo spettatore è lo scorrere di queste voci che diventano pura poesia sonora,
ci si abbandona così allo sguardo della scena e alla recitazione.
Il titolo dello spettacolo trae ispirazione da un frammento di un'opera di
Pessoa Il libro dell’inquietudine e il testo comprende frammenti di
numerose sue opere che vanno ad interrogare lo spettatore sul senso della
vita e sul senso di noi stessi. Tutti gli attori in scena assumono il ruolo del
poeta stesso, anche se il ruolo, in modo più evidente e immediato, sembra
essere interpretato da Maria de Medeiros, che indossa il cappello a tesa
larga riconoscibile in numerose foto che ritraggono Pessoa. Ma in realtà
tutti gli attori interpretano il poeta; essi sono, come lui li definiva, i suoi
‘eteronimi’ la molteplicità che diventa unicità al servizio della parola. Lo
spettacolo di Wilson ne diviene un collage davvero intenso di frasi, parole,
un’immersione per lo spettatore totale nel suono e nella luce, quest’ultima
sempre centrale nella messa in scena del regista che colleziona anche una
laurea in architettura. Assistere allo spettacolo è un salto in un magma di
pura creatività e ingegno.