Al Teatro Brancaccio di Roma fino al 17 novembre 2024
Nel solco della migliore tradizione cabarettistica, Virginia Raffaele, diretta da Federico Tiezzi, porta in scena per la terza stagione consecutiva “Samusà”, spettacolo-monologo, scritto, in collaborazione con altri autori, dalla stessa attrice e performer romana, che tanto racchiude della sua vita artistica e personale.
Raffaeli, recentemente insignita del Nastro d’Argento come Migliore attrice di Commedia, in questo spettacolo offre uno spaccato ironico, molto benevolo e sognante del mondo dei giostrai, al cui interno l’Attrice è nata ed è cresciuta.
Il monologo in musica, che ripercorre con sapiente leggerezza gli stereotipi del luogo di attrazioni e di divertimento per eccellenza, qual è stato nel periodo d’oro il più antico lunapark d’Italia, il “LunEUR” di Roma, racconta, perfino citando il linguaggio gergale che caratterizza l’arte dei giostrai, i personaggi che hanno gravitato intorno a quell’affascinante universo, i quali hanno finito per rappresentare la sua “grande famiglia”.
Nell’allestimento scenico di Marco Rossi, illuminato da Gianni Pollini, l’ambiente teatrale si trasforma in maniera fluida, diventando un elemento narrativo vivo e dinamico. Il palcoscenico si adatta sottilmente per rappresentare, con fondali dipinti dalla stessa Raffaele, ora ruote e giostre ora lo stand “Cinzano” delle carabine del tiro a bersaglio, ora un interno immaginario, in cui è incorniciata un’anziana signora impegnata in una telefonata con l’immancabile amica, ora una ballerina sincronizzata al ritmo di suoni robotici. I cambi di scena, animati da saltimbanchi e giocolieri (Fabio Nicolini e Bastian Von Marttens) insieme ai variopinti costumi (Giovanna Buzzi), contribuiscono a mantenere viva l’energia dello spettacolo.
Lo show prende ritmo grazie al virtuosismo e al dialogo con il pubblico che Raffaele affronta con disinvoltura, mostrando un certo penchant per l’intrattenimento.
L’imitazione di Patty Pravo, sulle note di una delle canzoni di maggiore successo, “E dimmi che non vuoi morire” e l’omaggio a Monica Vitti sono solo un esempio delle celebri imitazioni da cui Raffaeli trae spunto per creare gag e caricature in modo divertente e mai volgare.
Una cornucopia traboccante di personaggi la cui la resa dà una stretta di mano agli anni ‘80, ha un retrogusto di zucchero filato e di caramelle gommose, proprio di quei sapori d’antan evocati dalla musica e dai rumori del lunapark che fanno da sottofondo alla messinscena.
L’intento dichiarato a inizio spettacolo di voler rappresentare con “misura, dignità e sobrietà” la magia del Parco di divertimenti – celebrato anche nell’immaginario cinematografico e letterario – non è stato disatteso, questo va riconosciuto, tuttavia, se le ambizioni sono alte, l’allegra performance di Raffaele da sola non basta. Lo script è tutto maniera e nel cast nessuno sfavilla, lasciando spazio a uno humor spesso prevedibile e tagliato col bilancino. Ciò che ci saremmo aspettati è la misteriosa alchimia culinaria che unisce ed esalta il sapore dei diversi passaggi e li trasforma in un piatto unico.
Roberta Daniele