Al via la seconda fase della quinta edizione del Napoli Teatro Festival Italia (forse l’ultima visto che i fondi FESR scadono nel 2013) con una propria produzione, Antigone di Valeria Perrella, in collaborazione con il Teatro Stabile di Napoli (che non vedrà in questo spettacolo l’unica produzione del teatro cittadino di questa stagione) insieme ad altre novità proposte in anteprima: Odissea Napoletana un progetto di Gabriele Russo; Ta-kai-ta di Enzo Moscato; Linapoli con Lina Sastri; C’è del pianto in queste lacrime per la regia di Antonio Latella; ‘O Paparascianno testo e regia di Laura Angiulli.
Il lavoro presentato da Valeria Perrella non è semplicemente la modernizzazione del testo di Sofocle, ma un’elegante elaborazione dell’opera che tocca le corde tese dalla classicità per affrontare problematiche attuali come l’eutanasia e la detenzione nelle carceri. Infatti, il componimento è un cerchio che si apre e si chiude con la morte e con la consapevolezza che essa faccia parte della vita – la vita può imprigionare la morte, come succede per il “cadavere” di Polinice, eppure è la morte che ci rende liberi dalle sue aspettative e dalle infinite speranze. La drammaturgia rispetta in parte la struttura dell’opera (come la presenza del coro) e riesce a creare dei personaggi interessanti e ben caratterizzati. Antigone è Gaia Aprea, una garanzia per questo ruolo interpretato già in passato e ben testata nella parte di importanti figure femminili. Creonte – non viene mai chiamato per nome ma sempre come Il Legislatore – è un perfetto catalizzatore della funzione tragica e ci regala un’interpretazione, da parte di Paolo Serra, degna di nota. Decisamente ottima anche la prova degli altri attori (Alfonso Pastiglione, Fabrizio Nevola, Giacinto Palmarini e Dalal Suleiman) e l’attraente presenza di due mattatori come Nunzia Schiano (Detenuta) e Antonio Casagrande (Tiresia) ci concedono dei momenti di grande spettacolo. La regia di Luca De Fusco è dichiaratamente «essenziale, del tutto priva di azione» ed effettivamente si sente la mancanza di un movimento scenico che accompagni il testo, delegando egregiamente solo alla musica e alle videoproiezioni un sostegno alla drammaturgia. Specialmente nella prima parte dell’opera, si è data molto peso alle proiezioni video che ingigantiscono il volto dei personaggi diminuendo la forza della loro presenza. Certo che l’uso delle proiezioni all’interno di una scenografia ben concepita regala anche dei momenti di grande coinvolgimento emotivo. Eppure manca un legame, un filo conduttore che ci permetta di apprezzare la qualità del disegno-proiezione con la messinscena dell’Antigone.