La sala buia, illuminata da poche luci, quasi piccole fiammelle, una sedia al centro del palco: comincia così Fabbrica, un racconto teatrale in forma di lettera idealmente scritta da un operaio alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Fabbrica è un lungo, lunghissimo monologo scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini che parla della fabbrica e cha la trasforma in un simbolo, un microcosmo regolato dalle proprie leggi e da specifiche dinamiche, che rivive attraverso tre diverse generazioni di uomini e che assume contorni quasi mitici, in cui il presente e il passato si sovrappongono, quasi a confondersi. In realtà non c’è nulla d’inventato perché il testo è frutto di numerose testimonianze raccolte da Ascanio Celestini in tutta Italia a partire dal 2000, presso operai, minatori, e contadini. Tutto comincia in quel 17 marzo 1949 per l’operaio (assunto forse per sbaglio) che racconta in una lettera indirizzata alla madre la storia del suo capoforno Fausto, di suo padre, di suo nonno e ancora di Assunta, di Paride o di Giovanni, e svela i loro segreti che incontrano la Storia… il monologo si fa appassionante e curioso per incastrarsi in un montaggio quasi cinematografico in cui si mescolano analessi e prolessi in un susseguirsi di livelli diversi, in cui le informazioni vengono continuamente riproposte attraverso la circolarità della narrazione. Ma in ogni momento subentra l’umanità irresistibile delle figure e la realtà della fabbrica che si riflette nella storia e nella società del lavoro in un ritratto di vita. Come sempre lo stile fatto di incessante loquacità di Ascanio Celestini si lega a una volontaria ripetitività proponendo proprio uno stile colloquiale e narrativo: non ci sono mai pause o intervalli (e come sarebbe possibile interrompere un racconto di tal genere?), ma per un’ora e mezza diventa impossibile non lasciarsi trasportare da una storia che consente di recuperare il senso più recondito e profondo delle parole. Fabbrica conclude la mini antologia che il Teatro Vittoria ha dedicato all’autore romano e che ha inaugurato la stagione 2012-2013, dopo Pro Patria e dopo La fila indiana. In scena fino al 28 ottobre.