Con l’orchestra “da barba” siciliana
Compagnia Popolare Favarese
Pasquale Augello – percussioni
Peppe Calabrese – chitarra voce
Nino Nobile – mandolino
Maurizio Piscopo – fisarmonica voce
Mimmo Pontillo – mandolino mandolino
Regia di Massimo Venturiello
Il 6 novembre debutta a Roma al teatro Vittoria “Barberìa” uno spettacolo con Massimo Venturiello scritto da Gianni Clementi. Molti di noi forse ignorano l’esistenza della così detta “Musica da barba”, che si suonava fino agli anni ’50 nei saloni dei barberi (detti appunto Barberìe) nel sud dell’Italia ma anche in tante altre parti del mondo; il mandolino insieme al barbiere (ù varvèri) era il protagonista assoluto di questi momenti di musica che accompagnavano insieme a fisarmoniche,chitarre e tamburelli sia la vita del salone che i festeggiamenti,le serenate e la vita dei paesi dell’Italia di quegli anni.Uno spaccato di altri tempi che ci restituisce con la scelta dei brani e la recitazione del testo di Clementi da parte di Venturiello, una fotografia della Sicilia degli anni prima del boom economico dove anche un piccolo calendario profumato con donnine discinte rappresentava un tesoro da avere a tutti costi.
Lo spettacolo sarà a seguire dal 20 al 26 novembre al Teatro Menotti di Milano.
“‘U varveri’ (il barbiere/Massimo Venturiello) è il protagonista di questo spettacolo ambientato in una barberìa siciliana d’altri tempi , abitata da personaggi obsoleti, depositari di una cultura antica, narratori eccezionali, anziani cantastorie, suonatori per diletto di mandolini, fisarmoniche … Una piccola orchestra di autentici vecchi barbieri siciliani interagisce con lui suonando, talvolta dialogando, cantando, accompagnando il suo racconto (a metà tra Andrea Camilleri e Buena vista social club) attraverso brani tipici della tradizione siciliana delle barberìe, ma anche di un’intera epoca che ha visto ‘il barbiere’, ancora ragazzo, emigrare a New York e poi, per motivi oscuri, scappare in Sicilia, sua terra d’origine, dove ha continuato a vivere …”
Massimo Venturiello
“A volte basta una voce, uno sguardo per riavvolgere il nastro registrato di una vita, per avere la sensazione di gustare antichi sapori, di annusare dimenticati odori. Quando poi quegli odori profumano di brillantina e quei sapori ti riempiono la bocca di pinoli, uva passa e sarde, allora ti puoi trovare solo in un luogo: una barberia siciliana. In un angolo, quasi dimenticati, un tamburello, un mandolino e una fisarmonica sono in attesa dei loro padroni. Braccianti, falegnami, pastori, gente semplice che non ha studiato, ma che, per uno strano, oscuro destino, conosce la musica. Melodie istintive, ritmi quasi tribali, che sembrano nascere dalla lava dell’Etna e scendere giù a valle fino a tuffarsi nell’acqua limpida e salata, all’ombra magari di un tempio greco…. Note che raccontano le passioni di un popolo destinato, nel bene e nel male, fin dalla nascita alla grandezza. Una terra che non conosce il grigio, ma tantomeno il bianco o il nero. Sono note che raccontano il sole, le arance rosse, le mandorle fragranti, la ricotta profumata con i fiori di zagare, gli scomposti e superbi balzi dei tonni nella trappola delle tonnare, le strade lontane di Nuova York percorse da picciotti malinconici, il sangue di fratelli dedicati al malaffare, il pianto delle donne avvolte nelle loro mantelle nero pece. Un barbiere che si rispetti ( e un barbiere siciliano che regala minuscoli calendari profumati di brillantina merita tutto il nostro rispetto) è il custode di mille segreti e la spia per eccellenza. Se volete sapere le ultime novità, se volete ascoltare l’ultima melodia solo da lui dovete andare: ‘U Varveri!”
Gianni Clementi