FANO Teatro della Fortuna – Stagione di prosa
(21 ottobre 2012)
Il multiforme ingegno di Stefano Accorsi
Dell’ultimo bacio appassionato amante, or d’eroiche gesta è narrator errante.
Di donne, cavallier, armi ed amore, è d’audaci imprese moderno cantore.
In ariostesco mondo Accorsi s’è calato, dove Ruggiero e Bradamante ha incontrato,
Medoro e Cloridano in terra ha trovato, indi Angelica ed Orlando un po’ turbato,
poi Astolfo, l’Ippogrifo e il Mago Atlante, che d’audaci imprese n’hanno fatte tante.
Per via, s’è perso anche in una selva oscura, ma Dante era proprio un’estranea figura.
Del moro Otello trovò il fazzolettino, che di Desdemona decretò il destino,
son luoghi e personaggi un po’ fuori tema, ma ad unirli è della gelosia il problema.
La narrazione in rima del “Furioso Orlando”, effettuata da Stefano Accorsi sul palco del Teatro della Fortuna di Fano, mi ha preso la mano e mi ha spinto ad iniziar lo scritto in “manzoniani” dodecasillabi, ma, ahi, quanto a continuar è cosa dura.
Stefano Accorsi, balzato all’attenzione del vasto pubblico col film di Muccino “L’ultimo bacio”, è attore di teatro dalla memoria formidabile. Per un’ora e mezza ha recitato un aulico testo in rima senza alcun supporto scritto, interpretando col gesto, con l’inflessione della voce (sommessa, urlata, declamata, ironica, violenta e affannosa per la pazzia di Orlando, mielosa per la maga Alcina) e con l’espressiva eloquenza delle mani, le azioni e i conflitti sentimentali dei personaggi che popolano L’Orlando furioso.
Il testo teatrale è una riduzione con manipolazione dei 38.700 versi del poema dell’Ariosto, effettuata da Marco Baliani, che ai fini teatrali ha concentrato l’attenzione sugli amori, le gelosie, la pazzia (non è cambiato molto dal 500 ad oggi), le gesta dei personaggi più noti, con contaminazioni letterarie tratte dalla Divina Commedia di Dante Alighieri e da Otello di Shakespeare, per alleggerire con l’ironia la fitta ed intricata vicenda. A rendere il monologo in versi leggero e scintillante ci ha pensato anche Stefano Accorsi che, novello paladino in abiti modernizzati, ha tenuto un ritmo narrativo sostenuto e brillante, ha usato lo spazio scenico con esuberante padronanza, ha mimato il duello dei paladini con i movimenti tipici del teatro dei pupi e ne ha riprodotto voci e rumori, ha cambiato espressioni del viso e registri vocali, ha saltato, ha sudato, si è accasciato, è risorto, per una proiezione idealmente concreta di un mondo immaginario, che noi siamo riusciti a “vedere”. Bravissimo! Ma…quando Orlando perde il senno e principia a togliersi l’armatura, beh,
non dovea limitarsi al sol corpetto, ma avria dovuto denudarsi il petto.
(Nudo e pazzo come lo presenta Ariosto).
Accanto a lui un’attenta e discreta Nina Savary, in un bell’abito d’epoca, nei molteplici ruoli di cantante, musicista, rumorista e interlocutrice, ha cantato, ha accompagnato la recitazione dell’Accorsi col pianoforte, lo xilofono, il bandeon e la chitarra e quasi un alter ego femminino dal marcato accento francese, si è interfacciata con lui con battute, riflessioni, critiche, domande,
Merito del bel successo ottenuto va anche al light desiner Luca Barbati per il gioco chiaroscurale atto ad accentuare il mistero, a Bruno Buonincontri autore delle simboliche scene lignee essenziali ed efficaci, al costumista Alessandro Lai e al regista Marco Baliani.
Lo spettacolo è prodotto da Nuovo Teatro e Teatro Stabile dell’Umbria.
La stagione di prosa fanese è realizzata dalla Fondazione Teatro della Fortuna in collaborazione con AMAT, con il sostegno di MIBAC e Regione Marche e con il patrocinio di Provincia di Pesaro e Urbino.