Per Giorgio Strehler la storia di Arlecchino servitore di due padroni era semplicemente “memoria vivente” e oggi lo è forse ancora di più. Dal 1947 ad oggi, con oltre 2800 recite all’attivo, lo spettacolo con la storica regia di Strehler continua ad animare il palco con immutata freschezza e inarrivabile leggerezza. Arlecchino servitore di due padroni torna in scena al Teatro Argentina di Roma (fino al 16 dicembre) nella storica regia di Strehler con la messa in scena di Ferruccio Soleri (nella produzione del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa) e continua a incantare il pubblico (il teatro è completamente esaurito) che vede per la prima volta o rivede con la stessa allegria e lo stesso trasporto un indiscutibile capolavoro del teatro italiano. E come non restare ammaliati da una delle più celebri commedie di Carlo Goldoni (del 1745) che vede protagonista la più celebre delle maschere veneziane e italiane? L’irresistibile vitalità e la giocosità del testo prendono corpo fin dall’incipit con il servitore che accende e spegne pazientemente le fiaccole sul proscenio (in ogni apertura-chiusura dei tre atti) per lasciare spazio all’ingarbugliatissima trama in cui spicca Arlecchino che inanella una serie di imbrogli ed equivoci coinvolgendo chiunque pur di riuscire a mangiare a sazietà. E quando calca la scena, Ferruccio Soleri (83 anni, il più longevo Arlecchino di sempre), non è più lui, ma diventa un altro e si trasforma nell’autentico Arlecchino, maschera imperitura, maliziosa e tenera. A popolare l’intricata e improbabile trama le celebri maschere (Pantalone, Truffaldino, Brighella) del teatro italiano, nel perfetto spirito che incrocia la vecchia commedia dell’arte e il teatro della riforma goldoniana, con tutti i bravissimi attori (Enrico Bonavera, Giorgio Bongiovanni, Francesco Cordella, Leonardo De Colle, Alessandra Gigli, Stefano Guizzi, Pia Lanciotti, Tommaso Minniti, Katia Mirabella, Fabrizio Martorelli, Stefano Onofri, Annamaria Rossano e i suonatori Leonardo Cipiani, Francesco Mazzoleni, Elisabetta Pasquinelli, Emanuele Piccinini, Celio Regoli) che ricreano la magica atmosfera del teatro goldoniano. Interagiscono con il suggeritore e il pubblico, recitano fuori scena in tre ore di commedia che si consumano con leggerezza e giocosità (in veneziano) fra equivoci, lazzi, scherzi e agnizioni fino a diventare reali personificazioni delle maschere del teatro italiano, andando quasi a fermare come per magia il tempo. Le scene di Ezio Frigerio (il monumentale palazzo e una tenda ove si avvicendano le quinte per ogni scena proprio come nella classica commedia dell’arte) sono semplicemente magnifiche, i costumi storici di Franca Squarciapino restano di un lusso discreto e di attentissima ricostruzione. In alcune repliche Ferruccio Soleri sarà sostituito nel ruolo di Arlecchino da Enrico Bonavera. Da vedere per vivere e rivivere di un grande pezzo di storia del teatro.