In pieno clima natalizio il Balletto di Roma torna all’Auditorium della Conciliazione con Lo Schiaccianoci di Cajkovskij e con un successo inarrestabile. Giunto ormai al settimo anno consecutivo di repliche Lo Schiaccianoci del Balletto di Roma (oltre 50 anni di attività e l’inaugurazione della nuova sede poche settimane fa) non conosce flessioni e conquista (quasi) regolarmente il tutto esaurito conquistando nell’arco di pochi anni lo status di autentico cult per grandi e piccini.
E la carta vincente di questo Schiaccianoci risiede proprio nella sua peculiarità: fra le numerosissime versioni del celebre balletto (dall’originale di Petipa a Balanchine a Petit e solo per citarne alcune) questo Schiaccianoci viene trasformato dall’elaborazione drammaturgica di Riccardo Reim in una cupa fiaba noir che risulta non poco affascinante. Questa versione psicoanalitica e postmoderna ha poco a che fare con la classica giocosità del clima natalizio: non ha quasi nulla di rassicurante o fiabescamente edulcorato e inanella svariati momenti drammatici in un climax inarrestabile, ispirandosi soprattutto al racconto originale di Hoffmann nel 1815, “Schiaccianoci e il Re dei topi”.
Le celeberrime musiche di Cajkovskij si confermano il film rouge di questa versione thriller-noir di danza contemporanea che partendo dall’osservazione della futilità contemporanea (Clara e Fritz sono assuefatti all’informazione pericolosa dei media che guardano con passività) si avventura nel sogno di Clara strizzando l’occhio alla psicoanalisi nell’affrontare il traumatico passaggio dall’età infantile all’età adulta.
Il sogno di Clara si trasforma presto in un incubo (che Reim e il coreografo-regista Mario Piazza concretizzano attraverso una scelta consapevole passando dal colore iniziale, al bianco e nero nei momenti più drammatici, per tornare ai colori in chiusura) in cui lo Schiaccianoci-Fata Confetto riesce addirittura ad assassinare il fratello Fritz per lasciare la fanciulla dinanzi a una nuova consapevolezza.
Di sinistro impatto appaiono anche le scene (di Giuseppina Maurizi, come i costumi un po’ impertinenti) che cullano la fiaba noir in uno sfondo minaccioso e tenebroso, illuminato da specchi con cornici barocche che cedono il posto a disegni e simboli infantili. E se il primo atto appare più sperimentale anche visivamente (la danza dei fiocchi di neve viene danzata da sensuali ballerine seminude con copricapi fluorescenti in una coreografia quasi liquida), le variazioni del secondo atto vengono rivisitate (la danza spagnola si trasforma in un gara di seduzione amorosa, la danza araba illuminata da pepli e maschere ad esempio), ma rispettando una certa classicità narrativa verso la chiusura.
La partecipazione straordinaria di André De La Roche (protagonista di alcune entrate ad effetto acclamate dal pubblico) nel doppio ruolo di Schiaccianoci/Fata Confetto (corpulenta e matronale, grottesco e macabro simbolo della malvagità) si conferma elemento di richiamo del balletto, ma intorno a lui si muove una compagnia di danza di ottimo livello, multietnica e tecnicamente ineccepibile in cui spiccano Claudia Vecchi ed Azzurra Schena che si alternano nel ruolo di Clara e Amilcar Moret Gonzalez (Fritz-Principe), protagonista maschile dalla muscolatura possente. Le luci sfavillanti, le scene e i costumi e l’abilità tecnica rendono la confezione estremamente accattivante e adatta a ogni tipo di pubblico che non ha timore di confrontarsi con una rivisitazione impertinente di uno dei grandi classici del balletto romantico. Dopo gli appuntamenti da giovedì 6 a sabato 8 dicembre, l’ultima replica speciale è prevista per Capodanno, il 31 dicembre alle ore 22.