Non lasciatevi sfuggire l’occasione di vedere (o rivedere) Minchia signor Tenente, commedia scritta e interpretata dal giovane Antonio Grosso e diretta da Nicola Pistoia in scena fino al 10 marzo al Teatro della Cometa di Roma. Non lasciatevi sfuggire Minchia signor Tenente perché è uno spettacolo parla al cuore e lo colpisce direttamente. Perché omaggia senza retorica gli eroi “minori”, anche quelli che rischiano di essere dimenticati. Perché riesce a mostrarci che dietro le divise, orgogliosamente indossate nonostante tutto, ci sono semplicemente degli uomini con le loro debolezze, le loro paure e i loro difetti. Perché parla con semplicità al pubblico. Siamo in una piccola caserma dei Carabinieri, nel 1991, in uno sperduto paesino della Sicilia in cui la quotidianità scivola nella monotonia, nella noia, in cui non accade nulla se non qualche furtarello o poco più. Nella prima parte della commedia (un tirato atto unico dai mille risvolti umani e civili) l’autore mette in scena il microcosmo della caserma, degli uomini, dei ragazzi che si celano dietro le divise e che le indossano orgogliosamente, con le loro debolezze, con i loro sentimenti, alla prese con la quotidianità e un po’ di noia.
Il fatto che i ragazzi della caserma siano ovviamente di diversa estrazione geografica, due napoletani, un laziale, un romano, un siciliano, non fa che facilitare le situazioni anche comiche favorite non solo dal gap linguistico, ma anche dall’indole stessa (il romano un po’ indolente, il siciliano in cerca di riscatto, i due volti diversi dei due partenopei, amici da una vita), fra piccoli, grandi drammi della quotidianità e della vita. E Grosso si dimostra ben capace di dosare la coralità delle scene, senza nulla togliere all’essere di ogni personaggio. La storia però cambia lentamente registro quando in caserma arriva il nuovo tenente (ligio burocrate) inviato dal Comando Generale per coordinare una delicata missione. Sullo sfondo la mafia. È il 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci, quando due dei carabinieri della piccola stazione vengono scelti come scorta a un giudice segnando inevitabilmente il loro destino.
Commovente e divertente, Minchia signor tenente trae forza non solo dalla sensibilità e dalla freschezza del testo, ma anche dai giovani attori in scena, Daniele Antonini, Gaspare Di Stefano, Alessandra Falanga, Antonello Pascale, Francesco Stella, Ariele Vincenti, Francesco Nannarelli, dall’esperienza di Natale Russo (un siciliano doc con tanto di spago a mo’ di cinta per tenere i pantaloni) e dalla sensibilità di Antonio Grosso (una vaga somiglianza con Alessio Boni), cuore della commedia e narratore diegetico. Finale commovente in cui scorrono le immagini di molti degli eroi che hanno sacrificato la propria vita per il nostro Paese con la chiusura con le parole del giudice Paolo Borsellino “È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Non perdete lo spettacolo che resta in scena fino al 10 marzo.