“Le Rane” di Aristofane è la storia di un viaggio nell’Ade alla ricerca di un poeta perduto, del poeta che possa risollevare la società ateniese dilaniata dal malcostume e dalla guerra. Dionisio decide di intraprendere questo viaggio nelle tenebre assieme al suo servo Xantia. Gli incontri con Ercole, Caronte, Plutone sono all’insegna delle pura desacralizzazione e di un’intelligente comicità.
Divertente infine la sfida tra i due sommi poeti. Ma quale scegliere? Eschilo legato alla tradizione conservatrice o l’avanguardista innovatore Euripide? Atene – questa è la conclusione di Dionisio – ha bisogno dell’esempio e degli insegnamenti di Eschilo, non delle “innovazioni” del suo contemporaneo Euripide.
Questo è in sintesi la storia che ci racconta Aristofane.
Il “Teatro due” mette in scena “le Rane” al teatro Puccini con un approccio marcatamente farsesco di genere goliardico (tipo Baistrocchi) rendendo in questo modo non incisiva, sterile la critica nei confronti della nostra corrotta società civile e politica, così come aveva fatto allora, con ben diversi risultati, il sommo Aristofane.
La situazione si era talmente invischiata nello stilema farsesco/goliardico al punto che lo stesso Aristofane nel secondo atto ha sentito il bisogno di intervenire riuscendo con la sua arte ad elevare il tono dello spettacolo al punto da meritarsi gli applausi da parte di un pubblico dapprima molto perplesso, ma alla fine giustamente convinto.
Ma ritorniamo al primo atto che, a differenza dell’originale che possiamo definire satirico, ironico, dissacrante, quello che vediamo in scena -se preso fuori contesto – si limita (e non è poco) a essere divertente, demenziale, grossolanamente comico. E’ anche ben recitato da attori che spesso eccedono in gags e scenette alcune, per la verità, di ottima fattura come “quelli che…oh yes” che tutti gli attori si alternano a recitare da un arcaico amplificatore costituito da un imbuto gigante.
La gente insomma ride ed è anche giusto, ma lo spettacolo scivola pericolosamente verso tutt’altro tipo di teatro, non quello di Aristofane. Il secondo atto riesce a mixare in modo intelligente la fedeltà al testo e la rappresentazione sbracatamente farsesca.
Il vincitore della sfida fra Eschilo ed Euripide per stabilire a chi affidare le sorti di Atene dilaniata dal malcostume sarà alla fine votato dagli spettatori.
Bellissima la scena finale.
Bravi gli attori che menzioniamo in ordine alfabetico: Roberto Sabbiati, Paolo Bocelli, Cristina Battellini, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Luca Numera, Tania Rocchetta, Marcello Mazzolerà.