Nel suo curriculum figurano spettacoli solo danzati, altri che utilizzano solamente la parola, oppure cortometraggi e mostre d’arte, infatti l’artista dichiara di non fare distinzioni fra gesto, parola (parlata o scritta) e altri linguaggi: ogni idea mi richiama già il medium, non è mai slegata dal linguaggio che voglio utilizzare. Non ho voglia di etichettare la mia vita sia privata che artistica, se lo facessi mentirei. È quindi un lavoro molto intuitivo il mio, concentrato sulla forma.
Sad Sam /Almost 6/, in cui il danzatore recita anche un testo in inglese (con sottotitoli in italiano), è un lavoro sull’infanzia e sulla sua fine, sul rapporto con il proprio mondo interiore e con gli altri, fuori; sulla forza dell’immaginario e di un linguaggio capace di creare le cose nominandole; sullo strappo che rompe il cerchio perfetto e ci apre, attraverso la ferita, agli altri e al reale.
Lo spettacolo è un capitolo di un progetto più articolato, in cui sotto il titolo Sad Sam (in croato “adesso io sono”, ma in un gioco di echi con l’inglese che leggerebbe “il triste Sam”) Ferlin compone una serie di piccole creazioni, tutte centrate sulla sua presenza scenica di grande potenza espressiva e di sorprendente delicatezza.
Lo spettacolo, presentato con grande successo in prima nazionale al Festival di Santarcangelo 2012, è scritto, diretto e interpretato da Matija Ferlin e si avvale della collaborazione di Katja Praznik, della scenografia e dei costumi di Artikl, Silvio Živković e delle luci di Urška Vohar.
A proposito della performance il coreografo afferma: ero interessato alla solitudine e volevo capire come enfatizzare questo discorso senza essere solo. Sono così partito da un lavoro fisico, sul teatro infantile, sulla performatività naturale di un bambino di sei anni. Lentamente sono arrivato a riflettere sulla crescita e sulla formazione della sessualità, così un giorno ho portato degli animaletti di plastica, li ho disposti a cerchio e in meno di due ore ho creato la struttura dello spettacolo. Sono proprio questi pupazzi a consentirmi di accentuare la solitudine da un lato e, dall’altro, di parlare direttamente al pubblico… Il cerchio di animaletti è una sorta di teatro nel teatro e anche se può sembrare una seduta psicanalitica, o un gruppo di autocoscienza, per me mantiene il carattere tirannico e profetico della scena. Cerco di mettere sopra il palco quello che succede in platea in quello stesso momento…Tutti i miei spettacoli riflettono sul “qui e ora”, sul presente, sul palco e lo fanno lavorando molto con la presenza del performer. Per me ogni gesto ha lo stesso valore di ogni frase o parola; per questo agisco nella massima concentrazione, cercando si essere presente a ogni cosa che faccio in ogni secondo.
Matija Ferlin, nato a Pola nel 1982, si è diplomato alla School for New Dance Development di Amsterdam e ha vissuto a Berlino, dove ha danzato in due produzioni di Sasha Waltz.
Tornato poi a Pola, dove risiede, ha iniziato una ricerca che investe e riarticola diverse idee di performance, in rapporto con altri linguaggi quali cortometraggi e mostre. Il suo lavoro è stato presentato tra l’altro a Impulstanz a Vienna e a Rencontres Chorégraphiques di Seine-Saint-Denis, due dei più prestigiosi festival di danza contemporanea del mondo.
dalla stampa – Doppiozero – 18 luglio 2012
…Abbiamo partecipato al tenero, autistico gioco di Matija Ferlin, che in Sad sam / almost 6/ dialoga con un centinaio di pupazzetti di animali disposti in un grande cerchio intorno a lui: un ritorno all’infanzia per narrare e agire solitudine, memoria, smarrimento del senso del tempo, riproducendo i meccanismi della vita adulta in un gioco che diventa sempre più specchio di ansie, in un mondo che chiede di essere simili al piccolo agnello solo di fronte al branco dei grandi animali feroci. Ferlin riempie lo spazio con presenza di danzatore, creando spesso in quel piccolo mondo protetto una frattura, un salto, una ferita.
TEATRO STUDIO
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